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Le Tre Grazie di Canova, la bellezza e l’armonia scolpite nella pietra

Antonio Canova è stato il massimo scultore esponente del Neoclassicismo. Lo ricordiamo, oltre per Amore e Psiche, anche per un'altra opera scultorea di grande fama: Le Tre Grazie.

Antonio Canova, massimo scultore esponente del Neoclassicismo, nasce il 1 novembre 1757 a Possagno (Treviso) e muore il 13 ottobre 1822. Canova è anche considerato l’ultimo grande artista della scultura italiana. Lo ricordiamo, oltre per Amore e Psiche, anche per un’altra opera scultorea di grande fama: Le Tre Grazie.

Le Tre Grazie

Le Tre Grazie è composta da due sculture ritraenti le tre famose dee della mitologia greca realizzate da Canova tra il 1812 e il 1817. Ne esistono due versioni: la prima è conservata al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, mentre una sua replica successiva è esposta al Victoria and Albert Museum di Londra. Le due opere differiscono solo per alcuni piccoli, ininfluenti particolari.

L’ispirazione per Canova fu di matrice mitologica: lo scultore infatti si ispirò alle Grazie figlie di Zeus, Aglaia, Eufrosine, e Talia, le tre divinità benefiche che diffondevano splendore, gioia e prosperità nel mondo umano e naturale. Si trattava, pertanto, di un soggetto che ben si adattava alla volontà di Canova di voler riprodurre in scultura l’ideale di una bellezza serenatrice femminile riprendendo l’esempio della statuaria classica, in perfetta linea con le teorie neoclassiche promosse da Johann Joachim Winckelmann. 

Il senso di unione

Le tre Grazie sono raffigurate nella loro posizione più canonica, ovvero quella in cui sono mostrate ritte in piedi e avvinghiate in un intimo abbraccio: nessuna delle tre figure dà del tutto le spalle allo spettatore, differentemente da come avvenne in una tavola di Raffaello Sanzio probabilmente conosciuta dal Canova. I loro volti, infatti, sono tutti di profilo: nel punto canonico di visione (ortogonale, ovvero “davanti” alla scultura), la Grazia al centro è vista frontalmente, quella di destra è colta quasi di spalle e quella di sinistra, infine, rivolge il fianco allo spettatore. Il senso di unione dettato dall’abbraccio della figura centrale è rafforzato da un morbido velo che, ricalando dal braccio della Grazia di destra, cinge le tre fanciulle celandone parzialmente le nudità.

Oltre che nella consistenza quasi tattile del velo marmoreo, il virtuosismo di Canova si manifesta anche nelle fluenti capigliature delle tre Grazie, che presentano tutte un’elaborata acconciatura raccolta in nodi sulla nuca e in ciocche minutamente arricciolate, e nell’applicazione di una patina per imitare il calore rosato dell’incarnato. L’unico ornamento ambientale presente nella scultura, infine, è una colonna dorica sulla sinistra, utile base d’appoggio per le tre fanciulle.

Il mito

La tradizione classica relativa alle Grazie (Cariti in greco) è molto varia, con differenti versioni che tra loro possono presentare differenze anche molto profonde, ma che mantengono come tratto comune una forte caratterizzazione estetica. Esse si fanno portatrici di qualità come la bellezza e l’armonia; in generale rappresentano il bello e buono ordine cosmico, con riflessi naturalistici (prosperità) ed etici (gratitudine). Una caratterizzazione in questo senso sembra poter esser loro attribuita fin dalle origini, come testimonierebbe il nome stesso: “Carite” deriva con molta probabilità da “Charis” (χάρις: grazia, gentilezza, dolcezza), e questo già traccia una precisa direzione in ambito semantico. A sostegno di questa lettura è la trasposizione in latino con “Gratia”, che di “Charis” è traduzione letterale. 

Storia dell’opera

Le tre Grazie fu un’opera commissionata a Canova da parte di Giuseppina di Beauharnais, la prima moglie di Napoleone Bonaparte. Lo testimonia una lettera del 1812 in cui Giuseppe Bossi scrisse allo scultore di avere “sentito il vociferare che tu debba fare per questa Signora [la Beauharnais] un gruppo delle tre Grazie”. La Beauharnais non vide mai il gruppo, siccome Canova, che già nel 1813 si rammaricava di non poterle mostrare almeno un disegno, ultimò le Tre Grazie nel 1817, dopo la morte di lei (avvenuta nel maggio del 1814).

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