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La Danza (II versione), il quadro il Henri Matisse che omaggia le armonie dell’universo

Scopri la seconda versione del quadro “La Danza” di Henry Matisse, opera d'arte in cui l'artista celebra la bellezza universale del creato attraverso l'arte della danza

La seconda versione del quadro “La Danza” di Henri Matisse è sicuramente uno dei capolavori del XX secolo. Essa sembra dire, in contrapposizione al Cubismo trionfante, che l’arte può ancora penetrare le supreme verità dell’essere e infinite armonie dell’universo.

Ma dice di più: probabilmente è la sola attività umana che possa ancora farlo e non può essere ostacolata né dalle posizioni positiviste, né  dalla “pratica” società contemporanea.

La Danza (II versione)

Analisi del quadro

Il quadro ha un significato mitico-cosmico: il suolo si palesa subito come l’orizzonte terreste, con la sua inclinazione, il cielo invece ha la profondità nero-turchina degli spazi interstellari e le figure, giganti, danzano tra la terra e il firmamento.

Qua la contrapposizione al Cubismo, perché mentre quest’ultimo analizza razionalmente l’oggetto, Matisse contrappone l’intuizione sintetica del tutto.

Questo è appunto il quadro della massima complessità espressa con estrema sintesi. È la sintesi di più arti: poesia e musica confluiscono nella pittura, e la pittura stessa è concepita come un’architettura di elementi nello spazio. Ma questa sintesi deve andare oltre la ragione, deve essere identificata in una bellezza mai vista, quasi mostruosa, completamente diversa dal bello classico e romantico.

Quello di Matisse è un bello che implichi in sé stesso anche il suo contrario, il brutto, perché un bello che abbia il suo contrario non potrebbe dirti universale. E questo stesso paradigma deve potersi applicare per la terra, gli spazi siderali e per le creature viventi, compreso l’uomo.

Dunque il bello non può essere una forma finita, ma continua, ritmica, le figure sono portatrici si una bellezza cosmica e non fisica, non separabile dalla bellezza della terra e dello spazio.

Matisse opera oltre tutti i registri e tutti gli accordi a cui l’occhio e l’esperienza umana sono ormai assuefatti, opera nella dimensione ultrasensibile, degli ultra-colori. E questa idea si evince proprio dalle sue parole:

“per il cielo un bel blu, il più bel blu, il più blu dei blu (la superficie è colorata fino alla saturazione, vale a dire fino ad un punto in cui emerge finalmente il blu, l’idea del blu assoluto), e lo stesso vale per il verde della terra, per il vermiglione vibrante dei corpi”.

La Danza: le due varianti

Le due versioni sono quasi identiche (della prima vi avevamo parlato in questo articolo); ma la seconda, oggi all’Ermitage di San Pietroburgo, è quasi identica alla prima, collocata al Museum of Modern Art di New York. Presenta, però, rispetto alla prima, un carattere appena più dinamico e cambiano anche i colori: rosso-arancio anziché rosa, blu oltremare invece del celeste e verde smeraldo al posto del verde veronese. Osservando contemporaneamente le due opere è possibile accorgersi dei lievi cambiamenti adoperati sulle figure, oltre all’evidente differenza di colore.

Henri Matisse

Henri Émile Benoît Matisse nacque il 31 dicembre 1869 a Le Cateau-Cambrésis, nel nord della Francia. Inizialmente si dedicò agli studi di giurisprudenza, laureandosi e praticando come avvocato per un breve periodo. Tuttavia, dopo un attacco di appendicite nel 1890, Matisse iniziò a dipingere durante la convalescenza e scoprì la sua vera vocazione. Abbandonò quindi la carriera legale per dedicarsi completamente all’arte.

Si trasferì a Parigi nel 1891 per studiare arte, frequentando l’Académie Julian e successivamente l’atelier di Gustave Moreau. I suoi primi lavori furono influenzati dall’Impressionismo e dai dipinti di artisti come Édouard Manet e Paul Cézanne.

All’inizio del 20° secolo, Matisse fu uno dei principali esponenti del movimento Fauve, insieme a André Derain e Maurice de Vlaminck. Le opere fauviste si caratterizzavano per l’uso di colori vivaci e non naturali, la sperimentazione con la forma e la libertà espressiva. Un esempio iconico di questo periodo è “La joie de vivre” (1906).

Negli anni successivi, Matisse continuò a sperimentare con diverse tecniche e stili. Si dedicò anche alla scultura e alla stampa, ampliando così il suo repertorio artistico. Tra le sue opere più note ci sono “La Danza” (1909-1910) e “La Musica” (1910), che riflettono il suo interesse per la semplificazione delle forme e l’uso armonioso del colore.

Durante gli anni ’30 e ’40, Matisse realizzò anche una serie di opere in cui utilizzava la tecnica del “découpage”, ritagliando forme da carta dipinta e componendo collage coloratissimi. Tra queste opere, “La Chambre Rouge” (1908) e “Icarus” (1943-1947) sono particolarmente famose.

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