“Bambini sulla spiaggia”, un’opera d’arte per celebrare l’inizio della bella stagione. È ufficialmente arrivata l’estate, il periodo dell’anno in cui si ripongono negli armadi i maglioni, le felpe, i cappotti e le coperte e si comincia ad uscire a maniche corte, con in bocca una golosa voglia di gelato e in testa il ricordo degli anni dell’infanzia, in cui ci si credeva tritoni immortali quando si sfidavano le onde marine.
Da adulti, però, non sempre è facile rivivere quei momenti di spensierata felicità, né tantomeno trovare il tempo e il modo di affondare i piedi nella sabbia calda di fronte ad un’ “aequora pontus”, come direbbe Lucrezio, ma, a venirci in soccorso è, come spesso accade, l’arte.
Infatti adesso attraverso il quadro Bambini sulla spiaggia (Chicos en la playa o Niños en la playa) di Joaquín Sorolla per un attimo torneremo infanti festosi, in estate, sul bagnasciuga.
Bambini sulla spiaggia di Joaquín Sorolla
Bambini sulla spiaggia è un quadro realizzato nel 1910 da Joaquín Sorolla ed esposto a Madrid, al Museo Del Prado.
L’opera è composta tra bambini proni sul bagnasciuga: la composizione sembra formare una diade tra due bambini, quasi fusi con l’ambiente marino, immersi nella sabbia, uno di loro nelle movenze mima il nuoto, mentre l’altro ha il volto rivolto al terzo bambino, ancora in una zona liminare tra il bagnasciuga e la sabbia asciutta. La sua pelle è più chiara e i capelli biondi denunciano una differenza sostanziale con gli altri due bambini, ma non per questo la sua voglia di andare verso il mare è minore; anzi, il suo corpo proteso sembra tendere proprio a questo, immergersi, essere compagno di giochi degli altri due bambini. D’altronde, il volto del fanciullo dalla pelle olivastra rivolto verso il nuovo arrivato sembra dire proprio questo: “dai, tuffati con noi, attendi con noi le onde che presto ci travolgeranno e renderanno tutt’uno con lo stesso mare”
Un’opera d’arte per celebrare l’estate
Ecco, forse il senso dell’opera è proprio questo, e si identifica col senso dell’estate: quante volte ci siamo sentiti su una soglia liminare tra la prigionia e la libertà, tra la nostra identità e quello che di noi resta nella società? L’estate forse ha proprio in questo la sua magia, nel darci la possibilità, o l’illusione di sentirci liberi, almeno per qualche ora, per qualche giorno.
Il Bambino che è in noi tende al mare, ma ha paura, la speranza e l’impavidità sono ancora atrofizzate dalla grigia quotidianità, ma il mare ci chiama, il bambino olivastro, camuffato Nettuno, è rivolto verso noi, ci chiama, ci invoglia a seguirlo.
Ecco che qua un’altra memoria si risveglia, vedo Empedocle, che ammaliato dal vulcano, sedotto dall’Etna fino a sentire in sé l’immortalità datagli da quella bellezza sovrumana si gettò nel cratere, certo di poter sopravvivere.
Forse non è diversa la promessa che ci rivolge quel Nettuno olivastro, la promessa che ci rivolge l’estate: è promessa d’immortalità, a cui, per poco, crediamo.
Joaquín Sorolla
Joaquín Sorolla (1863-1923) è stato un pittore spagnolo, esponente del Postimpressionismo, celebre per la sua straordinaria capacità di catturare la luce e il colore. Nato a Valencia, Sorolla è considerato uno dei principali esponenti dell’Impressionismo spagnolo e del Luminismo, un movimento che enfatizza l’uso della luce naturale.
Fin da giovane, Sorolla ha dimostrato un talento precoce per l’arte. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di San Carlo a Valencia e ha proseguito la sua formazione in Italia e a Parigi, dove è stato influenzato dalle opere degli impressionisti francesi.
Sorolla è noto per i suoi dipinti vibranti e luminosi che ritraggono scene di vita quotidiana, paesaggi marini, giardini e ritratti. Le sue opere sono caratterizzate da pennellate fluide, un uso sapiente della luce e una tavolozza di colori vivaci. Una delle sue opere più celebri, “Passeggiata sulla spiaggia” (1909), illustra perfettamente la sua maestria nel catturare la luce solare e i riflessi sull’acqua.