Matteo B. Bianchi: la scrittura per sfatare i tabù sul suicidio

3 Agosto 2023

Matteo B. Bianchi presenta il suo libro "La vita di chi resta" alla XVII edizione di Capalbio Libri, il festival sul piacere di leggere.

Matteo B. Bianchi: la scrittura per sfatare i tabù sul suicidio

Matteo B. Bianchi presenta il suo libro “La vita di chi resta” alla XVII edizione di Capalbio Libri, il festival sul piacere di leggere. Il romanzo è stato di recente vincitore del premio Orbetello Book Prize – Maremma Tuscany Coast . Ad intervistare l’autore durante l’incontro la sceneggiatrice e scrittrice Roberta Colombo. Letture di Giulia Nervi, mentre la nostra Silvia Grassi lo ha intervistato in anteptima nel salotto di Libreriamo per Capalbio Libri.

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Il tabù del suicidio e il dolore manifesto

“Quando torni io non ci sarò già più”. Sono le ultime parole di S. a Matteo, pronunciate al telefono in un giorno d’autunno del 1998. Sembra una comunicazione di servizio, invece è un addio. S. sta finendo di portare via le sue cose dall’appartamento di Matteo dopo la fine della loro storia d’amore. Quel giorno Matteo torna a casa, la casa in cui hanno vissuto insieme per sette anni, e scopre che S. si è tolto la vita. Mentre chiama inutilmente aiuto, capisce che sta vivendo gli istanti più dolorosi della sua intera esistenza.
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Foto: ©Flavia Cortonicchi

 

Questo romanzo, arrivato in poco tempo a sei ristampe, affronta il dolore del suicidio, non dal punto di vista della persona che viene a mancare, ma come dice il titolo dalla prospettiva di chi resta, dalla parte dei famigliari, dei “sopravvissuti”, perché il tema centrale è proprio questo, sopravvivere a un dolore che ancora oggi viene visto con vergogna.
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Foto: ©Flavia Cortonicchi
Il libro non ha minimamente intenzione di dare soluzioni o consigli, si limita a raccontare un dolore con leggerezza e profondità allo stesso tempo, spostando il punto di vista dalla persona che viene a mancare alle persone che restano e vivono nel ricordo. L’unica via di uscita è manifestare liberamente il dolore perché davanti al suicidio non si può condannare o essere condannati.
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Foto: ©Flavia Cortonicchi

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