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Bruno Tarantino, ”Alla rabbia segue la voglia di porre le basi per un futuro migliore”

Arrabbiati e alla ricerca di un senso per quel che stava succedendo. Parla così della sua gente, vittima nel 2009 del terremoto dell’Aquila, Don Bruno Tarantino, parroco della Chiesa di San Marciano

MILANO – Arrabbiati e alla ricerca di un senso per quel che stava succedendo. Parla così della sua gente, vittima nel 2009 del terremoto dell’Aquila, Don Bruno Tarantino, parroco della Chiesa di San Marciano. Nel suo libro “Terremoto all’Aquila, io c’ero” l’autore parla della reazione emozionale al terremoto vissuto da parte dei suoi concittadini. “La prima reazione è stata quella di rabbia, di voler trovare i responsabili dei crolli delle case e degli edifici. La mia gente cercava risposte a quel dramma che la scienza non può dare”.

PENSARE AL FUTURO – Tarantino spiega come quest’esigenza di giustizia non sarebbe bastata a trovare un senso alla vita nelle persone. “Alla rabbia della gente ha fatto seguito la voglia di un futuro migliore. Noi, come uomini, dobbiamo programmare il futuro, evitare che ciò riaccada. Dobbiamo far si che nel futuro si lavori meglio, che i nostri ragazzi che costituiranno la classe dirigenziale del futuro siano più coscienti e responsabili”.

IL DONO DEL VICINO – L’autore racconta com’è stato possibile aiutare a far ripartire la propria gente. “Ho spiegato alla mia comunità che non doveva arrendersi al fatalismo. Ho aiutato la mia gente a reagire, a vivere il terremoto come un’esperienza di popolo, di comunità, che ha permesso alla gente di tornare a guardarsi negli occhi, di incontrarsi. All’improvviso ci siamo ritrovati come popolo: siam resi conto che il vicino è un dono, che occorre valorizzarlo, perché se ti manca ne potresti sentire la mancanza”.

 

 

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