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Giovanni Tizian, ”Nel mio libro racconto il quadro drammatico delle infiltrazioni mafiose al Nord”

Dalle inchieste risulta un quadro drammatico del nostro Paese: dal '91 a oggi sono 215 i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. Ad affermarlo è il giornalista Giovanni Tizian, che dal 2006 si occupa di questo argomento. Tizian parla dei contenuti del suo libro, ''Gotica. 'ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea'', presentato la scorsa settimana a Fraconforte in occasione della Fiera Internazionale del Libro...

Il giornalista esperto di mafie parla del suo libro, recentemente presentato a Francoforte, e di editoria digitale

 

MILANO – Dalle inchieste risulta un quadro drammatico del nostro Paese: dal ’91 a oggi sono 215 i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. Ad affermarlo è il giornalista Giovanni Tizian, che dal 2006 si occupa di questo argomento. Tizian parla dei contenuti del suo libro, “Gotica. ‘ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea”, presentato la scorsa settimana a Fraconforte in occasione della Fiera Internazionale del Libro, e risponde ad alcune domande sul digitale.

 

Giornalista, collaboratore della Gazzetta di Modena, Linkiesta e Narcomafie, malgrado l’età (solo 29 anni) ha un vissuto professionale importante. Quando ha cominciato a scrivere e ad occuparsi di mafie?

È stato nel 2006, quando ho iniziato a collaborare con la Gazzetta di Modena. I primi articoli naturalmente non erano su questo argomento, poi ho cominciato gradualmente, d’accordo con il capo servizio, a raccontare il quadro della situazione a Modena e in Emilia Romagna riguardo alla penetrazione delle mafie, e da lì abbiamo iniziato a pubblicare anche inchieste sulla presenza dei clan in questi territori.

 

Lo scorso anno ha pubblicato, presso la casa editrice Round Robin di Roma, il suo primo libro “Gotica. ‘ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea”. Come ha preso vita questo progetto e con quali finalità?

Il progetto è nato parlando con Luigi Politano, editore della piccola casa editrice romana Round Robin, che ha insistito molto per realizzare questo libro. Io ero sommerso dal lavoro giornalistico, ma dopo un anno e mezzo ce l’abbiamo fatta: “Gotica” ha visto la luce. L’idea è venuta dalla voglia di raccontare, di lasciare un documento che non fosse solo sulla carta dei giornali, ma fosse più duraturo.

 

Nel suo libro presenta un’inchiesta documentatissima sulla presenza della mafia nel Nord Italia. Le conseguenze sono state una forte compromissione della sua libertà personale (sotto scorta da dicembre 2011). Che immagine ne esce del nostro Paese?

È un’immagine drammatica: pensiamo che dal ’91 a oggi ci sono stati 215 comuni  sciolti per infiltrazioni mafiose, quindi circa dieci all’anno. A ciò si aggiungono gli imprenditori, i giornalisti, i commercianti minacciati, intimiditi, gambizzati. Purtroppo non tutti conoscono questa situazione, perché ci si concentra solo sui reati che creano più allarme sociale, quello che si cova nell’organismo del paese spesso non viene raccontato, si aspetta solo il fatto eclatante. Basta vedere quello che è successo a Duisbrug: la strage è stata solo l’ultimo atto di una serie di scontri e di affari che hanno portato la ’ndrangheta oltre i confini nazionali. Poi ci sarebbe tutto il discorso politico, che analizzo nel libro: ci sono dei capitoli dedicati proprio al rapporto tra mafie e politica, questione che coinvolge sanità, posti di lavoro, appalti e favori. Le infiltrazioni si basano sulla cultura del favore: dove c’è questa cultura c’è anche l’organizzazione mafiosa. Sono coinvolti consiglieri regionali, assessori regionali, sindaci, anche del Nord: le conferme arrivano proprio in questi giorni dalla Lombardia. Questo il quadro: per cambiarlo occorrerebbe la capacità della politica di dire no.

 

Lei è stato alla Fiera di Francoforte la scorsa settimana per presentare il suo libro. Che riscontro ha avuto il suo lavoro nel mercato editoriale internazionale?

Io sono molto soddisfatto: non mi sarei mai aspettato di trovare il mio libro tradotto in tedesco dopo nemmeno un anno, e credo che l’argomento possa interessare. La Fiera del Libro è stata un’esperienza molto importante.
 
Cosa ne pensa del mercato editoriale italiano digitale?

In Italia siamo molto indietro, e questo vale sia per i libri sia per i giornali. C’è una difficoltà in generale ad accettare le tecnologie. In base ai dati che conosco sulla diffusione degli ebook sono molto bassi rispetto alla media europea e agli Stati Uniti.

 

Il digitale può contribuire ad allargare il numero dei lettori?

Credo di sì. Personalmente io sono un amante del libro tradizionale, ma vedo che i più giovani preferiscono l’ereader alla carta: il digitale può attirare proprio loro, e questo è molto positivo. La lettura dovrebbe diventare la base di questo Paese.

 

Come successo per la musica e per il cinema, teme che l’introduzione del digitale possa coportare una crescita della pirateria e dunque compromettere la proprietà intellettuale?

Credo che sia già in atto un processo di questo tipo. La mia idea è che la pirateria parta da un fattore preciso: quando i prezzi sono troppo alti si crea un mercato parallelo. Un tempo però c’erano le fotocopie: era un po’ la stessa cosa. Magari ci sarà un aumento del fenomeno, ma non credo che accadrà al libro quello che è successo al cd. Chi legge un libro di solito vuole possederlo, quindi penso che in molti acquisteranno l’ebook.

 

L’ebook comporterà un cambiamento nell’approccio alla scrittura da parte degli autori?

Forse sì. Già quando nel giornalismo si è passati a internet, si è iniziato a scrivere articoli il più brevi possibile, perché la lettura on line stanca. Come è cambiato lo stile di scrittura nel passaggio all’on line, qualcosa di analogo potrebbe verificarsi nel passaggio dal libro all’ebook.

 

19 ottobre 2012

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