maternità

27 Novembre 2018

L'amore materno da Previati a Boccioni, ai Musei Civici di Verona l'arte italiana tra Ottocento e Novecento racconta il mistero della maternità

11 Maggio 2018

5 gennaio 2017 ore 6.45. Te ne eri appena andata via. Verso quella casa eterna nella quale riposare senza più sofferenza. Sono passati 16 mesi da quella mattina. Ci sono ancora momenti in cui mi pare sogno e non realtà, ma mi basta girarmi verso il divano dove amavi sederti per controllare tutto e rendermi conto che non è un sogno. Perdere una mamma è come perdere una parte di sé stessi, non è una questione di età, non è una questione di malattia e con la morte la fine della stessa e della sofferenza che ha causato. E' come Read more...

7 Maggio 2018

Avevo circa otto anni, ero ancora una bambina. Dormivo in camera con mio fratello piccolo. Una notte mi svegliai di soprassalto: avevo sentito uno strano trambusto provenire dalla camera dei miei genitori. Non capivo cosa stesse succedendo, e me ne stavo silenziosa, col cuore in gola, acquattata sotto le coperte, le orecchie tese a percepire i suoni. Passi veloci su e giù per le scale, voci sussurrate, porte chiuse bruscamente, una macchina che partiva. Il cuore che batteva forte, impaurito. Dentro di me intuivo che era accaduto qualcosa di grave, ma non avevo in coraggio di buttare via le coperte Read more...

22 Aprile 2016

A volte mi chiedo cosa sarebbe successo se non fossi mai andata via e provo a immaginare una tua possibile reazione alla notizia che saresti diventato padre. Nessuno sapeva che non sarei partita da sola, forse avrei dovuto dirlo almeno a mia madre, ma non mi andava di sprecare troppe parole sull’argomento. Fin da piccola in me cresceva il seme della libertà, lo si deduceva anche dalla mia scarsa propensione a gareggiare, non volevo che una qualsiasi cosa che poteva essere fatta autonomamente potesse venire menomata dal tempo impiegato per eseguirla. A chi mi accusava di aver paura di perdere Read more...

14 Aprile 2016

Visto che dobbiamo stare immobili su questo letto almeno per i prossimi due mesi, è meglio che parliamo un po’, noi due. So che mi puoi sentire e, se non riesci a capire tutte le parole, lasciati guidare dai battiti del mio cuore. Che magari ti tengono sveglio quando vorresti dormire, oppure ti cullano quando ti senti un po’ solo, ma che sicuramente non sbagliano mai. Siamo qui, in un posto che si chiama ospedale, perché ieri il palloncino pieno d’acqua in cui stavi nuotando si è bucato e tu sei rimasto quasi a secco. Ma non preoccuparti, sei un Read more...