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Virginia Marchese, storia della ragazza uccisa a 9 anni dalla mafia

Per la campagna “A ricordare e riveder le stelle”, oggi conosciamo la storia di Virginia Marchese, rapita e uccisa nove anni dal Mostro di Marsala.

I ragazzi dell’Istituto Superiore G. La Pira di Pozzallo sono i protagonisti della campagna “A ricordare e riveder le stelle”. L’iniziativa, che rievoca Dante Alighieri, ha visto i ragazzi adottare ognuno una stella, ovvero il nome di una vittima della mafia, fare una ricerca e ricostruirne la storia con tutti i sentimenti che può evocare e conoscere meglio queste biografie per molti sconosciute. Oggi conosciamo la storia di Virginia Marchese, rapita il 21 ottobre 1971 e uccisa all’età di nove anni dal Mostro di Marsala.

La storia di Virginia Marchese

Sono Virginia Marchese, anche se tutti mi chiamano Gina, ho 9 anni e vivo a Marsala. Vivo con i miei genitori e i miei fratelli. Ho un’amica, si chiama Antonella, i suoi genitori sono da poco emigrati in Germania, quindi si occupa lei di accompagnare sua sorella a scuola. È il 21 ottobre 1971. Antonella deve portare a scuola Liliana. Così io e Ninfa, mia sorella di sette anni decidiamo di andare con lei. La scuola è vicina, sono solo 250 m. Liliana entra in aula . Noi ci sentiamo leggere, siamo felici. Torniamo verso casa. Vedo una macchina blu, leggo:”Fiat”. “Mizzicata!”.

Antonella e Ninfa si girano a guardare. Antonella lo conosce. L’uomo ci invita a salire o forse ci spinge dentro. Non capisco. Ninfa piange. “Dove stiamo andando?” “Lasciaci stare ti prego” Antonella respira affannosamente. Ha paura, lo leggo dai sui occhi. Ninfa ora singhiozza: “tranquilla, tranquilla” la stringo a me. Sono frastornata. Ora ho la testa pesante. Antonella gli grida contro: “Perché, perché?” Improvvisamente mi sembra più grande. Non aveva più 10 anni. La sua espressione era cupa, ma non piangeva. La macchina si fermò. E poi, i frastuoni, le botte, il buio. Il giorno prima avevamo 10, 9,7 anni. Il giorno dopo ci sembrava di averla consumata tutta la vita. Eravamo state violate, picchiate, stuprate.

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I sogni che il giorno prima mi rendevano felice e leggera, ora erano scappati via, erano stati inghiottiti dal vuoto. Un po’ come noi. Eravamo scomparse. Nessuno aveva capito come, quando ma soprattutto perché. Eppure c’erano i migliori uomini a cercarci. Cesare Terranova, Carlo Alberto della chiesa, Lenin Mancuso. E ancora migliaia di volontari , poliziotti, ma niente. 3 vite che stavano per sbocciare ora invece stavano appassendo. L’uomo che ci aveva preso, stringeva le testa di Antonella Nel nastro adesivo. Diventava viola. Nei suoi occhi un grido. Mai espresso. Fu la prima ad essere ritrovata.

L’uomo l’aveva portata di notte in una scuola abbandonata in contrada Rakalia. La mattina del 26 ottobre fu ritrovata. Poi io e Ninfa. Nella notte tra il 9 e il 10 novembre. Questa volta però non eravamo state trovate casualmente. Era stato lo zio di Antonella ad indicare il luogo. Michele Vinci. Proprietario di una Fiat 500 blu. Tanti bravi uomini in divisa vengono a cercarci. Trovarono circa un metro di nastro adesivo, dello stesso tipo utilizzato per imbavagliare Antonella. Attaccati al nastro vennero trovati dei capelli biondi. Non ci vedono. Grido: “Siamo qui! Siamo qui!” Ma non mi sentono. Forse perché anche se parlo ho la bocca ferma, forse perché non esce nessun respiro. Era umido intorno a me. “Dove sono? Dove sono?” Un pozzo. Riescono a prenderci dopo tante ore. Arrestano lo zio di Antonella. Ora in città lo chiamano “il mostro di Marsala”. Ma ancora non capiscono.

Perché? Vinci si prende la colpa. Poi la dà uno, poi un altro. A chi credere? Qualcuno dice che lo ha fatto, perché il papà di Antonella ha fatto “uno sgarro a Cosa nostra”. “Mizzicata!” che parolone. Sembra una cosa grande. Io non la conosco mica questa Cosa nostra. Ma è una cosa anche mia? Dopo tanto tempo un uomo molto conosciuto qua nella mia terra, Paolo Borsellino, parlò della nostra scomparsa. Dicono che pure lui venne ammazzato da cosa Nostra. Mizzicata! Allora è proprio potente! Io di certo non lo so. Ho solo nove anni. E li avrò per sempre.

Annalisa Viva

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