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“Vi amo”, la lettera di addio al calcio di Francesco Totti dedicata ai suoi tifosi

Il commovente discorso del Capitano della Roma ai tifosi al termine di Roma-Genoa, la sua ultima partita in maglia giallorossa. Ecco il testo completo della lettera

MILANO – Un simbolo per una città intera, un esempio di legame alla propria terra, capace di andare oltre la carriera ed i soldi, per tutti gli altri. E’ questo l’esempio di Francesco Totti, il capitano storico della squadra di calcio della Roma che, dopo 25 anni sempre fedele ai suoi tifosi ed a quei colori, ha deciso di appenadere, a fatica, le scarpe al chiodo e lasciare il calcio giocato. Un momento che ricorda un altro celebre addio, quello di Alessandro Del Piero alla Juventus, che vi abbiamo voluto raccontare 5 anni fa. In un clima di commozione generale ieri allo Stadio Olimpico di Roma, Francesco Totti ha avuto il tempo di leggere una commuovente lettera, che ben esprime i suoi sentimenti e ciò che è stato, non solo per il mondo del calcio, in questi 25 anni di carriera calcistica.

Abbiamo una sezione di Libreriamo dedicata alle lettere, “Caro, ti scrivo“, e solitamente vi proponiamo lettere di grandi scrittori e corrispondenze epistolari tra artisti, fotografi, personaggi del mondo della cultura in generale. Stavolta, vi vogliamo proporre la lettera di Francesco Totti, il cui testo, per contenuto emozionale e sentimenti, non ha niente a che invidiare a molte celebri lettere storiche. Leggiamola insieme.

 

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Grazie Roma, grazie a mamma e papà, grazie a mio fratello, ai miei parenti, ai miei amici.

Grazie a mia moglie e ai miei tre figli.

Ho voluto iniziare dalla fine, dai saluti, perché non so se riuscirò a leggere queste poche righe.

È impossibile raccontare ventotto anni di storia in poche frasi.

Mi piacerebbe farlo con una canzone o una poesia, ma io non sono capace di scriverle e ho cercato, in questi anni, di esprimermi attraverso i miei piedi, con i quali mi viene tutto più semplice, sin da bambino.

A proposito, sapete quale era il mio giocattolo preferito? Il pallone ovviamente! Lo è ancora.

Ma a un certo punto della vita si diventa grandi, così mi hanno detto e cosi il tempo ha deciso.

Maledetto tempo.

È lo stesso tempo che quel 17 giugno 2001 avremmo voluto passasse in fretta: non vedevamo l’ora di sentire l’arbitro fischiare tre volte.

Mi viene ancora la pelle d’oca a ripensarci.

Oggi questo tempo è venuto a bussare sulla mia spalla dicendomi: “Dobbiamo crescere, da domani sarai grande, levati i pantaloncini e gli scarpini, perché tu da oggi sei un uomo e non potrai più sentire l’odore dell’erba così da vicino, il sole in faccia mentre corri verso la porta avversaria, l’adrenalina che ti consuma e la soddisfazione di esultare”.

Mi sono chiesto in questi mesi perché mi stiano svegliando da questo sogno.

Avete presente quando siete bambini e state sognando qualcosa di bello… e vostra madre vi sveglia per andare a scuola mentre voi volete continuare a dormire…e provate a riprendere il filo di quella storia ma non ci si riesce mai…

Stavolta non era un sogno ma la realtà.

E adesso non posso più riprenderlo, il filo.

Io voglio dedicare questa lettera a tutti voi, ai bambini che hanno tifato per me, a quelli di ieri che ormai sono cresciuti e forse sono diventati padri e a quelli di oggi che magari gridano “Tottigol”.

Mi piace pensare che la mia carriera diventi per voi una favola da raccontare.

Ora è finita veramente. Mi levo la maglia per l’ultima volta.

La piego per bene anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai.

Scusatemi se in questo periodo non ho rilasciato interviste e chiarito i miei pensieri, ma spegnere la luce non è facile.

Adesso ho paura. E non è la stessa che si prova di fronte alla porta quando devi segnare un calcio di rigore. Questa volta non posso vedere attraverso i buchi della rete cosa ci sarà “dopo”.

Concedetemi un po’ di paura. Questa volta sono io che ho bisogno di voi e del vostro calore, quello che mi avete sempre dimostrato. Con il vostro affetto riuscirò a voltare pagina e a buttarmi in una nuova avventura.

Ora è il momento di ringraziare tutti i compagni di squadra, i tecnici, i dirigenti, i presidenti, tutte le persone che hanno lavorato accanto a me in questi anni.

I tifosi e la Curva Sud, un riferimento per noi romani e romanisti.

Nascere romani e romanisti è un privilegio, fare il capitano di questa squadra è stato un onore.

Siete e sarete sempre la mia vita: smetterò di emozionarvi con i piedi ma il mio cuore sarà sempre lì con voi.

Ora scendo le scale, entro nello spogliatoio che mi ha accolto che ero un bambino e che lascio adesso, che sono un uomo.

Sono orgoglioso e felice di avervi dato ventotto anni di amore.

Vi amo.

Francesco Totti

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