Sibilla Aleramo e i suoi amanti, un viaggio nell’amore libero

7 Luglio 2025

Scopri la vita e le passioni di Sibilla Aleramo, una delle poetesse più influenti del XX secolo, e i suoi amanti. Un viaggio emozionante tra amore e arte.

Sibilla Aleramo e i suoi amanti, un viaggio nell'amore libero

Sibilla Aleramo sola al tavolo di un caffè, lo sguardo fiero, una sigaretta accesa e una penna tra le dita. Intorno a lei, silenzi taglienti e sussurri di scandalo. Così potremmo immaginare Sibilla Aleramo all’inizio del Novecento, musa inquieta, poetessa rivoluzionaria, femminista ante litteram. E soprattutto: amante appassionata. Non dei salotti, ma della vita.

Della libertà. E dell’amore, anche quando feriva. Dietro il nome scelto come pseudonimo, Sibilla, la veggente; Aleramo, il cavaliere, si nascondeva Rina Faccio, nata nel 1876 in una famiglia borghese e colta. Ma la sua esistenza non si sarebbe mai accontentata dei ruoli imposti: moglie, madre, signora rispettabile. No. Sibilla era destinata a diventare icona della letteratura e della rivolta dei sentimenti.

Sibilla Aleramo e i suoi amanti: tra emancipazione, poesia e rivoluzioni del cuore

Sibilla Aleramo non fu mai una donna facile. Né si è mai lasciata ridurre a una definizione sola. Pioniera della letteratura femminile, delle battaglie civili, della libertà erotica e sentimentale, ha lasciato una traccia incandescente nella cultura italiana. I suoi amori non furono scandali, ma battaglie. Le sue lettere non confessioni, ma manifesti. E la sua scrittura? Una sfida continua al tempo, al patriarcato, alla paura di essere sé stesse. Riscoprirla oggi significa ascoltare la voce di una donna che ha scelto la libertà. Sempre. Anche quando bruciava.

Nel 1906 pubblica “Una donna“, romanzo autobiografico che ancora oggi colpisce per la sua forza. È la storia della sua fuga dal marito violento, della scelta straziante di lasciare il figlio per non tradire sé stessa. Una scelta che la società non perdonò mai del tutto. Ma Aleramo aveva già cominciato a vivere da intellettuale libera. E da amante libera. Fu amica e compagna di strada di tutte le avanguardie del Novecento: da Giovanni Cena, con cui condivise l’impegno sociale nelle scuole popolari, a Dino Campana, con cui visse un amore febbrile e tragico.

Lettere piene di rabbia, erotismo e follia testimoniano una passione che travolse entrambi, fino all’internamento di lui in manicomio. Lei lo definiva “selvaggio e puro”, lui la chiamava “dea, tigre, madre, sorella”. Ma la lista non finisce qui. Sibilla amò anche Cordula “Lina” Poletti, poetessa e scrittrice lesbica, con cui visse una storia d’amore tormentata e profondamente moderna per l’epoca. Fu una delle prime donne in Italia a vivere apertamente una relazione con un’altra donna, lasciando tracce potenti nei suoi diari e nelle sue poesie.

Gli amori di Sibilla Aleramo non furono mai semplici “relazioni sentimentali”. Furono gesti letterari, azioni politiche, atti di resistenza. Ogni uomo, e ogni donna, della sua vita fu, a suo modo, un capitolo della sua autobiografia poetica.

Lei scriveva, amava, partiva. E tornava a scrivere. In un’epoca in cui la donna emancipata era vista con sospetto o derisione, Sibilla si trasformò in una figura mitica: una Medea della modernità, una Penelope che non attendeva, ma partiva. Fu amica e interlocutrice di Antonio Gramsci e di Anna Kuliscioff, sostenitrice del suffragio femminile, protagonista instancabile della vita culturale e politica del primo Novecento. Eppure, la sua fama fu spesso offuscata dal gossip, dal moralismo, da chi preferiva leggere la sua vita come un catalogo di amanti e non come una lunga, faticosa, ostinata dichiarazione di indipendenza.

Il prezzo della libertà

Sibilla visse fino al 1960. Morì a Roma, sola, in una casa colma di libri e ricordi. I suoi scritti, però, ci parlano ancora: delle possibilità del corpo, della scrittura, dell’amore. Della rivoluzione che si compie ogni volta che una donna decide di non essere definita da nessuno. I suoi diari, le sue lettere, i suoi romanzi sono documenti preziosi per comprendere la nascita della soggettività femminile nella letteratura italiana. Non una martire, non una santa, non una musa. Sibilla fu l’autrice della propria leggenda. E se ogni amore le è costato qualcosa, reputazione, amicizie, stabilità, ogni amore è stato anche un’arma con cui ha inciso la sua voce nel marmo del canone.

Gli amanti di Sibilla Aleramo

Curiosità sui suoi amanti, in breve:

Giovanni Cena, il primo amore intellettuale: impegnato, socialista, serio. Fu lui a correggere le bozze di “Una donna”.

Dino Campana, il più devastante. Follia, lettere incendiarie e una relazione che ancora oggi affascina e spaventa.

Lina Poletti, la più audace: poetessa, sportiva, lesbica dichiarata. Il loro amore è una perla dimenticata della storia queer italiana.

Franco Matacotta. Molto più giovane di lei, fu l’ultimo grande amore della sua vita. Un’ultima sfida ai tabù.

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