Sei qui: Home » Storie » Pippo Fava, storia dello scrittore-giornalista siciliano ucciso da Cosa nostra

Pippo Fava, storia dello scrittore-giornalista siciliano ucciso da Cosa nostra

Per la campagna “A ricordare e riveder le stelle”, oggi conosciamo la storia di Pippo Fava, scrittore, giornalista, drammaturgo, saggista e sceneggiatore italiano, ucciso da Cosa nostra il 5 gennaio 1984.

I ragazzi dell’Istituto Superiore G. La Pira di Pozzallo sono i protagonisti della campagna “A ricordare e riveder le stelle”. L’iniziativa, che rievoca Dante Alighieri, ha visto i ragazzi adottare ognuno una stella, ovvero il nome di una vittima della mafia, fare una ricerca e ricostruirne la storia con tutti i sentimenti che può evocare e conoscere meglio queste biografie per molti sconosciute. Oggi conosciamo la storia di Pippo Fava, scrittore, giornalista, drammaturgo, saggista e sceneggiatore italiano, ucciso da Cosa nostra il 5 gennaio 1984.

La storia di Pippo Fava

Giuseppe Domenico Enzo Fava, detto Pippo nacque a Palazzolo Acreide il 15 settembre 1925 da una famiglia modesta, i suoi genitori erano maestri di scuola elementare e i suoi nonni contadini. Nel 1952 iniziò la sua carriera giornalistica, anno in cui cominciò a collaborare con testate giornalistiche come “Tuttosport”, “Sport Sud” e “La Domenica del Corriere”.

Ciò che lo animava era la volontà di trovare sempre la verità. “Chi non si ribella al dolore umano, non è innocente, Mi batterò sempre per cercare la verità in ogni luogo ove ci sia confronto fra violenza e dolore umano. E per capire il perché”, scriveva Pippo Fava, per lui un giornalista che nega la realtà si porta sulla coscienza tutti i dolori e le sofferenze che avrebbe potuto evitare e che non è stato capace di combattere. Nel 1982 Giuseppe Fava fondò la cooperativa editoriale Radar e registrò la nuova testata I Siciliani.

Nel primo numero Fava si scagliò contro i quattro maggiori imprenditori catanesi, Rendo, Graci, Costanzo e Finocchiaro scrivendo l”articolo “I quattro cavalieri dell’Apocalisse mafiosa”, scelta che ben pochi avrebbero fatto al suo posto, conoscendo i rischi che ne derivano . Un lavoro della durata di due anni nei quali il giornalista accusò la politica catanese di essere legata alla mafia e al boss Nitto Santapaola . Fu così che alle ore 21:30 del 5 Gennaio 1984, quando mentre stava andando a prendere la nipote che recitava al teatro Verga venne ucciso da cinque proiettili calibro 7,65 alla nuca. Inizialmente questo omicidio venne etichettato come passionale o dovuto alle difficoltà economiche in cui versava la rivista, persino il sindaco Angelo Munzone evitò di organizzare cerimonie pubbliche ribadendo che a Catania la mafia non esiste.

Giornata della Memoria, le vittime della mafia rivivono sui banchi di scuola

Giornata della Memoria, le vittime della mafia rivivono sui banchi di scuola

Per la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, i ragazzi dell’Istituto Superiore G. La Pira di Pozzallo sono stati protagonisti di un lavoro di scrittura creativa

Nel 1998 con il processo Orsa Maggiore 3 il boss mafioso Nitto Santapaola, Marcello d’Agata, Francesco Giammuso, Aldo Ercolano e il pentito Maurizio Avola vennero condannati all’ergastolo. Dopo la morte di Fava la rivista I siciliani riaprì, riuscendo anche a trovare nuove persone con cui collaborare e nacque una fondazione in suo nome con lo scopo principale di stimolare attività contro la delinquenza. Dal 5 gennaio 2005 un albero dedicato a Giuseppe Fava si trova nel Giardino della memoria di via Ciaculli a Palermo, il sito confiscato alla mafia e gestito dal gruppo siciliano dell’Unci e dall’Anm.

Oggi sono passati circa 37 anni dalla sua morte e il suo ricordo è sempre vivo fra coloro che lo hanno apprezzato come giornalista ma in primis come uomo , sicuramente sono persone di questo tipo che devono rappresentare un modello da seguire per le generazioni future.

Angelo Buscema

© Riproduzione Riservata