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Pablo Neruda ad Albertina, “Che cosa sono per te? Forse, profondamente, nella verità più nascosta, niente.”

MILANO – Il poeta Pablo Neruda scrive alla sua amata Albertina Rosa Azócar, sono parole di dolore e tormento per indagare intorno ai reali sentimenti della donna: “Che cosa sono per te? Forse, profondamente, nella verità più nascosta, niente.” Ma chi è Albertina? E’ la donna che in gioventù ha ispirato Venti poesie d’amore e una canzone disperata, che poi ha lanciato la fama del poeta cileno. Una relazione segreta e oltre dieci anni di lettere, per un affetto mai sopito.

[Temuco] 24 settembre [1924]


Amari sono stati questi giorni, mia piccola Albertina. Crisi nervosa o riunione di porcherie, già non mi accontento solo. Di notte insonnia, lunga, dolorosa. Mi dispero, mi imbruttisco. Ieri sera lessi due lunghi romanzi. Albeggiava già e mi rotolavo ancora nel letto come un malato. Qui non mi lasciano dormire nelle mattine. La mia famiglia: gente stupida e cattiva. Che solitudine, mio Dio! Perché mia madre mi partorì tra queste pietre? Ed esaurito come sto non ho forza per prendere il treno. Ancora quattro giorni qui. Non è vero, signorina Albertina che mi lamento come le donne? No.
È che c’è anche un momento in cui uno non ne può più. A volte mi ricordo di quella gente che mi scrive lettere dopo che leggono i miei libri, penso agli amici, penso a te. Vado allegro nel momento della posta e quando apro quelle lettere senza importanza e noto l’assenza cuotidiana delle tue parole, comprendo la triste realtà. Chi sei tu? Io, chi sono? A te che cosa importa quello che io faccio o soffro? Che cosa sono per te? Forse, profondamente, nella verità più nascosta, niente. Una cosa estranea a te, un uomo che, al tuo fianco, gesticola, parla, si allontana, si avvicina. Un uomo a cui hai nascosto i tuoi pensieri più chiari, un uomo che si è trattato quasi come ad una bambola, ed a volte ha avuto desideri di romperla. E quello, per tanto tempo, sono stato per tutti. Io non mi lamento di questa solitudine che mi ha fatto differente di tutti, ma a volte mi è uscito un grido dalla ferita. Pa de tendresse. Basta.
Mi sto pentendo di questa lettera tanto lunga, tanto esclusiva: ti ho parlato solo di me. La getterò nella posta con la speranza che si perda. Anche, se la ricevi, si sarà perduta.
Ho l’onore di baciarti.

 

Pablo

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