La giovane di origine americana Irma Brandeis è in Italia e vuole conoscere ardentemente il suo scrittore preferito: Eugenio Montale. Bussa timidamente alla porta del Gabinetto Scientifico e Letterario Vieusseux e ad aprirle è proprio lui.E’ subito un colpo di fulmine. Nascerà un amore puro e tormentato, un lungo lamento di costante passione e dolore , testimoniato da un carteggio di circa 155 missive, scritte tra il 1933 e il 1939. Ecco alcune delle più celebri.
“Mia cara Irma,
lo so non conosco ancora tutto, ma so che non ho mai incontrato una donna come te e che certamente nessun uomo potrà sentire per te quello che io sento…
Ma non desidero ingannarti.
Devi sapere che sono un uomo assai stanco, probabilmente sulla fine
della propria carriera…poetica e sfiduciato di dover scrivere in una lingua che nessuno capisce e che non si adatta più alla vita di oggi.
Un uomo poco tagliato per la vita , tanto in Italia che in America.
E nondimeno…
Penso che tu potresti salvarmi…”
25 Settembre 1933
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“Dearest Irma,
le tue lettere sono un tesoro che non riesco neppure a rileggere tanto sono preziose.
Le tengo chiuse in un cassetto…
La mia filosofia?
Non ne ho.
Ne hanno estratto più di una dai miei versi, ma a torto.
Per me la poesia è questione di memoria e dolore.
Mettere insieme il maggior numero possibile di ricordi e di spasimi, e usare la forma più interiore e più diretta.
Non ho fantasia; mi occorrono anni per accumulare poche poesie.
L’esecuzione materiale ,poi, è rapida ; spesso è questione di minuti.”
5 Dicembre 1933
“Mia cara Irma , io sono abituato a cibarmi di nuvole e lontananze, ma tu meritavi qualcosa di meglio !
Io sarò sempre tuo, a tua disposizione , pronto a fare quello che vorrai, e persino a pensare quello che vorrai farmi pensare…
Non desidero di meglio che pensare con la tua testa e vedere coi tuoi occhi”.
Dicembre 1933
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