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La storia del ragazzo dalle treccine blu

Bandito da scuola fino a quando non si toglierà le sue fluorescenti treccine blu, il ragazzo di Scampia è diventato un simbolo della libertà d'espressione

È il primo giorno di scuola a Scampia. Un ragazzo di tredici anni si presenta all’Istituto comprensivo Ilaria Alpi-Carlo Levi pronto a iniziare il nuovo anno scolastico insieme ai suoi compagni di classe. Ha la testa rasata ai lati e una chioma fluorescente di treccine blu.
Ma la capigliatura del ragazzo non passa inosservata e la Preside lo dichiara nel discorso di apertura con un evidente riferimento allo studente: «invece di fare le treccine, comprassero i libri».
Da quel giorno, il “ragazzo delle treccine blu”, che ama il pianoforte e la matematica, non ha più messo piede a scuola. Il messaggio della Preside è chiaro: o togli le treccine, o a scuola non ci torni.

Il caso

Così, nel cuore di uno dei quartieri più tristemente noti d’Italia per la sua storia malavitosa, nasce un vero e proprio caso, portato alla ribalta dalla nonna Concetta e dal conduttore de “La Radiazza”, Gianni Simioli, che insieme a Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei Verdi, dichiara: «Qualora quanto raccontato dalla signora dovesse essere confermato dalle evidenze saremmo di fronte a un fatto di una gravità senza precedenti, una vicenda ai limiti dell’assurdo. L’atto di escludere uno studente a causa delle treccine è discriminatorio e ingiustificabile. Tra l’altro stiamo parlando di un minorenne, un ragazzo di 13 anni, lasciato in strada mentre i genitori pensano che si trovi a scuola. Abbiamo inviato una nota all’ufficio scolastico regionale e al Miur evidenziando quanto raccontato dalla signora. Occorre appurare le responsabilità della dirigente scolastica in questa stucchevole vicenda».

La posizione della Preside

«Nessuna porta in faccia – assicura la preside – tutti i genitori firmano, ogni anno, un Patto di corresponsabilità. Ci sono regole che valgono per tutti, alunni e docenti, e i genitori le conoscono», risponde la Preside Rosalba Rotondo, che in questi giorni è stata travolta da una vera e propria bufera.

Nonostante la tempesta di polemiche, la Preside non cambia posizione e ribadisce le sue motivazioni: «Imparano oggi quello che servirà loro domani. Potranno mai andare a lavorare in bermuda o con l’ombelico scoperto o con treccine blu elettrico? Non credo proprio. Un giorno saranno avvocati, infermieri, medici, artisti, bancari e sapranno che esistono regole da rispettare, sapranno cos’è un dress».

Il blu è un colore caldo

Blue is the warmest color” è una citazione dal celebre fumetto di Julie Maroh, la cui trasposizione cinematografica ha vinto la Palma d’oro a Cannes nel 2013 con il titolo “La vita d’Adele”. La protagonista del fumetto è una ragazza di 20 anni, studia Belle Arti, è lesbica e ha i capelli tinti di blu. E’ dal colore blu dei suoi capelli che a livello simbolico scaturisce una piccola rivoluzione: un inno alla libertà espressiva, alla possibilità di mostrarci per quello che siamo. Così, nei giorni in cui il ragazzo dalle treccine blu diventa un caso nazionale, noi vi lasciamo alle parole di Emma che in una bellissima sequenza del film racconta:

Sartre ha fatto una piccola rivoluzione intellettuale che ha avuto il merito di liberare tutta una generazione. Ha detto che possiamo scegliere la nostra esistenza senza nessun principio superiore. Mi ci ritrovavo molto in Sartre quando ero al liceo

 

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