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La lettera aperta di Natalia Ginzburg a tutte le donne

Una vera e propria lettera aperta alle donne su tutte le battaglie che devono affrontare nella vita di tutti i giorni

Il testo di Natalia Ginzburg che vi proponiamo fu pubblicato nel 1948 sulla rivista “Mercurio” diretta da Alba De Cespedes. Un vero e discorso sulle donne, tratto dal sito Societร  italiana delle letterate che si rivela essere una vera e propria lettera aperta al genere femminile su tutte le battaglie che deve affrontare nella vita di tutti i giorni.

Lettera alle donne

“Lโ€™altro giorno mโ€™รจ capitato fra le mani un articolo che avevo scritto subito dopo la liberazione e ci sono rimasta un poโ€™ male. Era piuttosto stupido: quel mio articolo parlava delle donne in genere, e diceva delle cose che si sanno, diceva che le donne non sono poi tanto peggio degli uomini e possono fare anche loro qualcosa di buono se ci si mettono, se la societร  le aiuta, e cosรฌ via. Ma era stupido perchรฉ non mi curavo di vedere come le donne erano davvero: le donne di cui parlavo allora erano donne inventate, niente affatto simili a me o alle donne che mโ€™รจ successo di incontrare nella mia vita; cosรฌ come ne parlavo pareva facilissimo tirarle fuori dalla schiavitรน e farne degli esseri liberi. E invece avevo tralasciato di dire una cosa molto importante: che le donne hanno la cattiva abitudine di cascare ogni tanto in un pozzo, di lasciarsi prendere da una tremenda malinconia e affogarci dentro, e annaspare per tornare a galla: questo รจ il vero guaio delle donne.

Le donne spesso si vergognano dโ€™avere questo guaio, e fingono di non avere guai e di essere energiche e libere, e camminano a passi fermi per le strade con bei vestiti e bocche dipinte e unโ€™aria volitiva e sprezzante (โ€ฆ) Mโ€™รจ successo di scoprire proprio nelle donne piรน energiche e sprezzanti qualcosa che mi indiceva a commiserarle e che capivo molto bene perchรฉ ho anchโ€™io la stessa sofferenza da tanti anni e soltanto da poco tempo ho capito che proviene dal fatto che sono una donna e che mi sarร  difficile liberarmene mai.

Ho conosciuto moltissime donne, donne tranquille e donne non tranquille, ma nel pozzo ci cascano anche le donne tranquille: tutte cascano nel pozzo ogni tanto. Ho conosciuto donne che si trovano molto brutte e donne che si trovano molto belle, donne che riescono a girare i paesi e donne che non ci riescono, donne che hanno mal di testa ogni tanto e donne che non hanno mai mal di testa, donne che hanno tanti bei fazzoletti e donne che non hanno mai fazzoletti o se li hanno li perdono, donne che hanno paura dโ€™essere troppo grasse e donne che hanno paura dโ€™essere troppo magre, donne che zappano tutto il giorno in un campo e donne che spezzano la legna sul ginocchio e accendono il fuoco e fanno la polenta e cullano il bambino e lo allattano e donne che sโ€™annoiano a morte e frequentano corsi di storia delle religioni e donne che sโ€™annoiano a morte e portano il cane a passeggio e donne che sโ€™annoiano a morte e tormentano chi hanno sottomano, e donne che escono il mattino con le mani viola dal freddo e una sciarpetta intorno al collo e donne che escono al mattino muovendo il sedere e specchiandosi nelle vetrine e donne che hanno perso lโ€™impiego e si siedono a mangiare un panino su una panchina del giardino della stazione e donne che sono state piantate da un uomo e si siedono su una panchina del giardino della stazione e sโ€™incipriano un poโ€™ la faccia.

Ho conosciuto moltissime donne, e adesso sono certa di trovare in loro dopo un poco qualcosa che รจ degno di commiserazione, un guaio tenuto piรน o meno segreto, piรน o meno grosso: la tendenza a cascare nel pozzo e trovarci una possibilitร  di sofferenza sconfinata che gli uomini non conoscono forse perchรฉ sono piรน forti di salute o piรน in gamba a dimenticare se stessi e a identificarsi con lavoro che fanno, piรน sicuri di sรฉ e piรน padroni del proprio corpo e della propria vita e piรน liberi. Le donne incominciano nellโ€™adolescenza a soffrire e a piangere in segreto nelle loro stanze, piangono per via del loro naso o della loro bocca o di qualche parte del loro corpo che trovano che non va bene , o piangono perchรฉ pensano che nessuno le amerร  mai o piangono perchรฉ hanno paura di essere stupide o perchรฉ hanno pochi vestiti; queste sono le ragioni che danno a loro stesse ma sono in fondo solo dei pretesti e in veritร  piangono perchรฉ sono cascate nel pozzo e capiscono che ci cascheranno spesso nella loro vita e questo renderร  loro difficile combinare qualcosa di serio.

Le donne pensano molto a loro stesse e ci pensano in modo doloroso e febbrile che รจ sconosciuto a un uomo. Le donne hanno dei figli, e quando hanno il primo bambino comincia in loro una specie di tristezza che รจ fatta di fatica e di paura e cโ€™รจ sempre anche nelle donne piรน sane e tranquille. Eโ€™ la paura che il bambino si ammali o รจ la paura di non avere denaro abbastanza per comprare tutto quello che serve al bambino, o รจ la paura dโ€™avere il latte troppo grasso o dโ€™avere il latte troppo liquido, รจ il senso di non poter piรน girare tanto i paesi se prima si faceva o รจ il senso di non potersi piรน occupare di politica o รจ il senso di non poter piรน scrivere o di non poter piรน dipingere come prima o di non poter piรน fare delle ascensioni in montagna per via del bambino, รจ il senso di non poter disporre della propria vita , รจ lโ€™affanno di doversi difendere dalla malattia e dalla morte perchรฉ la salute e la vita della donna รจ necessaria al suo bambino.(โ€ฆ) Le donne sono una stirpe disgraziata e infelice con tanti secoli di schiavitu sulle spalle e quello che dovono fare รจ difendersi dalla loro malsana abitudine di cascare nel pozzo ogni tanto, perchรจ un essere libero non casca quasi mai nel pozzo e non pensa cosรฌ sempre a se stesso ma si occupa di tutte le cose importanti e serie che ci sono al mondo e si occupa di se stesso soltanto per sforzarsi di essere ogni giorno piรน libero. cosรฌ devo imparare a fare anchโ€™io per la prima perchรฉ se no certo non potrรฒ combinare niente di serio e il mondo non andrร  mai avanti bene finchรฉ sarร  cosรฌ popolato dโ€™una schiera di esseri non liberi.”

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Natalia Ginzburg

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