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Times New Roman, Helvetica e Arial: storia dei font più usati al mondo

Sono i nostri font preferiti, anche se forse non ce ne siamo mai resi conto. Ecco l'origine dei font più utilizzati al mondo

Esistono decine di migliaia di font a nostra disposizione eppure, per l’inglese, l’italiano e in generale le lingue che si basano sull’alfabeto latino, i principali si riducono tipicamente a tre: Times New Roman, Helvetica e Arial. Sono ovunque, che ci piaccia o no: nei temi e tesine che abbiamo scritto a scuola, nei libri che leggiamo, nei manuali d’istruzioni, nei messaggi pubblicitari, nelle riviste e nei quotidiani. In qualche modo, questo trio si è posto per decenni al comando del mondo degli stili di carattere, e questi tre font sono diventati i preferiti di aziende, sistemi operativi e interi settori. Melissa Baron, in un articolo su Bookriot, ci ha spiegato perché questi tre stili sono ovunque, e ci risultano così familiari.

Font con grazie e font senza grazie

La prima cosa da fare per capirlo, è conoscere le due categorie principali in cui si suddividono i caratteri: con grazie, o graziati (Serif), e senza grazie, o bastone (Sans Serif o Sans). I primi presentano degli “allungamenti” alle estremità dei caratteri, decorazioni usate per apparire decorativi e raffinati. Esempi di font con grazie sono Times New Roman, Garamond e Bodoni. I caratteri Serif risalgono al XVIII secolo, quando furono progettati per la stampa. A causa della loro longevità, sono spesso considerati font più tradizionali. Se lo scopo di un’azienda è quello di apparire affidabile agli occhi dei consumatori, è probabile che sceglierà un classico font con grazie.

I font senza grazie non hanno fronzoli o decorazioni, da qui il loro nome Sans (senza) Serif. Hanno linee semplici e chiare, senza allungamenti alle estremità. Sono come i “fratelli minori” di quelli graziati, e sono spessi usati per trasmettere modernità. Inoltre, la loro forma “geometrica” li rende più semplici da leggere sugli schermi. Due esempi di font senza grazie sono Helvetica e Arial.

Un tuffo nella storia

Times New Roman nacque nel 1932 grazie al designer Stanley Morison, nell’intento di rinnovare l’immagine del quotidiano londinese Times con un carattere inedito. Creò quindi un font graziato efficiente, per massimizzare la quantità di parole contenute in una pagina. Un font leggibile, dato che i quotidiani stampati avevano caratteri molto molto piccoli.

Helvetica è nato invece a Münchenstein, in Svizzera, nel 1957. Fu Max Miedinger a creare questo carattere Sans, con lo scopo di salvare la fonderia Swiss Haas dall’imminente fallimento, rivitalizzandone l’offerta di caratteri con qualcosa di più moderno e internazionale.

Arial, infine, fu creato nel 1982 da Robin Nicholas e Patricia Saunders per Monotype Corporation, un’azienda specializzata in composizione e design dei caratteri tipografici. Questo carattere Sans è il primo a essere stato creato specificamente per la stampa laser e il personal computer. È, guarda caso, molto simile a Helvetica, che tramite acquisizioni era passato in possesso della società Linotype, uno dei principali concorrenti della Monotype.

Perché sono così popolari?

Perché, quindi, questi font sono divenuti così popolari? Per Times New Roman, la risposta è da ricercarsi agli albori dei computer, quando la maggior parte dei documenti veniva ancora stampata: questo carattere graziato era ampiamente disponibile su tutti i computer, e creato apposta per la stampa. Inoltre, dato che era il carattere predefinito di tutti i computer Windows, agli studenti americani era richiesto di scrivere i loro compiti scolastici in Times New Roman, grandezza 12.

La popolarità di Arial crebbe dopo che Microsoft lo scelse come uno dei suoi font principali, oltre che per il suo design senza grazie. Era il carattere Sans più accessibile per la maggior parte degli utenti, e i font bastone, con l’aumento dell’uso del computer, stavano diventando sempre più popolari. Sebbene Helvetica sia considerato da molti il miglior carattere Sans Serif, Microsoft ha scelto Arial, un font molto simile, per evitare di pagare l’elevatissima tariffa di licenza di Helvetica. Per almeno diciassette anni, Arial è rimasto il font predefinito di Windows per PowerPoint, Excel e Outlook, divenendo così il carattere tipico di presentazioni, e-mail e fogli di calcolo.

Helvetica ha compiuto una traiettoria verso il successo leggermente diversa, iniziata molto prima. Fu infatti creato in un momento storico ideale, quando il modernismo del dopoguerra aveva ancora influenze sulle arti, l’architettura, la letteratura. E così anche il mondo dei media era pronto per un carattere semplice, ma versatile e di facile lettura. Helvetica diventò il beniamino del mondo della pubblicità. Ecco perché è dappertutto, tanto che a lui è dedicato un documentario.

I tempi cambiano, e anche i font

Nonostante questi tre moschettieri abbiano dominato per decenni sugli altri stili di carattere, i tempi cambiano, e con loro le nostre preferenze nei confronti dei font. Questo è dovuto, tra le altre cose, all’aumento del tempo che passiamo davanti allo schermo e all’uso sempre minore di materiali stampati, per i quali sono nati font come Times New Roman. Nel 2007, Microsoft Word ha rimpiazzato i caratteri predefiniti Times New Roman e Arial con Calibri, un font senza grazie. Secondo Joe Friend, Senior Program Manager di Microsoft, questo cambiamento è il risultato sia di un consumo digitale in continua crescita, che della necessità di modernizzarsi.

Anche nei libri, ormai, si utilizza raramente stampati il Times New Roman. Nonostante si tratti di un font graziato, quindi più adatto quando si tratta di leggere per molto tempo di seguito, è comunque nato come un font pensato per i giornali. Ormai la maggior parte dei book designer preferiscono font come Garamond, Palatino e Jenson.

Cecilia Mastrogiovanni

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