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“A chi lasciamo i nostri figli?”, lettera di un medico contro la Dad

Alle proteste contro la didattica a distanza di comitati di genitori e docenti, si aggiungono anche quelle di medici e operatori sanitari.

Tornare in trincea per la terza ondata che sta mandando in tilt gli ospedali e al tempo stesso gestire la didattica a distanza dei propri figli. E’ questa la grande difficoltà di medici e operatori sanitari oggi. In una lettera inviata al Sole 24 Ore, il dirigente medico del pronto soccorso alla Fondazione Poliambulanza Brescia Monica Bettonagli denuncia la situazione difficile che riguarda numerosi colleghi, sia dell’ente per cui lavoro che di enti pubblici, “con i quali in questi giorni condividiamo l’enorme pressione che deriva dall’aumento dei pazienti Covid richiedenti le nostre cure”.

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La lettera

Il dirigente medico denuncia nella lettera le difficoltà organizzative derivanti da una serie di decreti, ministeriali e regionali, che di fatto hanno portato alla chiusura della porta aperta dalla nota del ministero dell’Istruzione del 5 novembre 2020. In diversi Paesi europei, fa notare, la scuola in presenza per i figli degli operatori sanitari non è mai stata interrotta. Eventuali congedi parentali metterebbero in ginocchio il sistema sanitario tutto. “In questi giorni eravamo riusciti a far tenere aperte le materne e gli asili, ora invece ci crolla tutto addosso. Non sappiamo davvero a chi lasciare i nostri figli, anche perché chi viene a fare la babysitter nelle nostre case? Non riusciamo proprio a trovarle”.

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Come funziona la didattica a distanza e in presenza

Fino a pochi giorni fa, anche nelle zone rosse, i figli dei professionisti sanitari facevano parte delle categorie esentate dalla didattica a distanza per i propri figli. A stabilirlo, il Piano Scuola 2020-2021. L’obiettivo era quello di dar modo ai genitori di non doversi assentare dal lavoro, essendo la loro professione essenziale in periodo di pandemia. A confermare tale misura la circolare del ministero dell’Istruzione a presidi e dirigenti scolastici regionali del 4 marzo. Il dietrofront arriva il 7 marzo con una nuova circolare del ministero dell’Istruzione che decideva che nelle zone rosse le attività scolastiche e didattiche delle scuole di ogni ordine e grado si svolgessero esclusivamente con modalità a distanza. Nessuna eccezione per i figli dei sanitari, i quali non possono usufruire della didattica in presenza.

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Contro la Didattica a distanza

Così alle proteste contro la didattica a distanza di comitati di genitori e docenti, si aggiungono anche medici e operatori sanitari. A rappresentarli Filippo Anelli, presidente di Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri. “Siamo sconcertati per il susseguirsi di decisioni contrastanti sulla possibilità per i figli dei medici, degli odontoiatri e dei sanitari in genere di poter frequentare la scuola in presenza:  chiediamo ai decisori di ripristinare subito la deroga per i figli dei medici e degli odontoiatri, siano essi dipendenti, convenzionati, liberi professionisti. È un giusto riconoscimento del ruolo che, tutti in egual misura, ricoprono nella gestione della pandemia”.

 

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