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Addio Sinisa Mihajlovic, ma “La partita della vita” l’ha visto comunque vincitore

Sinisa Mihajlovic si è spento lottando contro la leucemia, ma "La partita della vita", come il titolo del libro scritto con Andrea di Caro, lo ha visto comunque vincitore per l'esempio dato ed il coraggio mostrato.

Sinisa Mihajlovic non ce l’ha fatta, ma “La partita della vita” lo ha visto comunque vittorioso. Da poco è arrivata la comunicazione da parte della famiglia del tecnico serbo all’età di 53 anni, che attraverso un comunicato annuncia la sua morte “ingiusta e prematura”. La sua storia è una di quelle che accomuna molte persone alle prese con mali difficilmente curabili e che spesso si ripresentano davanti quando si pensa di averli superaiti. Sinisa Mihajlovic non si è nascosto di fronte alla malattia, ma l’ha voluto affrontare con il suo carattere, raccontando anche come all’interno del libro “La partita della vita”.

La partita della vita

Nel 2020 è sucito in libreria il libro scritto da Sinisa Mihajlovic con la collaborazione del vicedirettore della Gazzetta dello Sport Andrea di Caro, “La partita della vita”: trent’anni di aneddoti, successi, sconfitte e battaglie in campo e fuori.

“Sono sempre stato un uomo difficile, che si esaltava negli scontri. Ma con certi avversari la battaglia è più dura.” Confessa i ltecnico serbo nel libro. A luglio del 2019 Sinisa Mihajlovic scopre di avere la leucemia e comincia la sua lotta in ospedale: tre ricoveri e un trapianto. Ma un mese dopo è di nuovo, coraggiosamente, in panchina. L’allenatore del Bologna è fatto così, mette sempre tutto se stesso in ogni cosa che fa: “Ho affrontato ogni partita come fosse la vita e la vita come fosse una partita”. E nelle pagine del libro l’ex tecnico del Bologna si è raccontato per la prima volta senza reticenze al vicedirettore della Gazzetta dello Sport Andrea Di Caro ripercorrendo le tappe di una vita.

Un racconto lungo trent’anni e ricco di aneddoti, personaggi, successi, fallimenti, polemiche, rivelazioni, partite oscure, gioie e drammi personali che scorrono in queste pagine tra sport, famiglia, politica e amicizie pericolose come quella con il criminale serbo Arkan. Con un filo conduttore che è stato sempre la sua forza: l’attaccamento ai valori, ma anche il coraggio di cambiare e di riscoprire una vita diversa dopo ogni battaglia.

Chi era Sinisa Mihailovic

Nato a Vukovar da madre croata e padre serbo, diventa calciatore e milita nella Stella Rossa di Belgrado con cui vince ventenne una Coppa dei Campioni, distinguendosi per un sinistro micidiale sui calci piazzati. Sono anche gli anni dell’inizio delle guerre balcaniche, degli orrori e del dolore vissuti in prima persona. Dal 1992 comincia la carriera italiana – con Roma, Sampdoria, Lazio e Inter – che lo porta a vincere due scudetti, quattro Coppe Italia e quattro trofei europei. Nel 2006 si ritira e inizia la carriera di allenatore all’Inter come vice di Roberto Mancini. Proseguendo poi con Bologna, Catania, Fiorentina, Nazionale serba, Sampdoria, Milan, Torino e di nuovo Bologna.

Perché ha vinto “la partita della vita”

“Uomo unico professionista straordinario, disponibile e buono con tutti – scrive il comunicato della famiglia Mihajlovic – Coraggiosamente ha lottato contro una orribile malattia.”

Quando è stato ricoverato per la seconda volta Mihajlovic aveva detto che la leucemia era stata coraggiosa a sfidare uno come lui. Sinisa Mihajlovic ha perso la battaglia contro la leucemia, ma ha vinto quella della vita, lottando come un leone fino alla fine, non tirandosi mai indietro nella battaglia più difficile, anzi, l’ha affrontata a viso aperto come aveva abituato tutti, tifosi ed avversari, prima in campo e poi in panchina.

Sinisa ha sempre peso di petto la malattia e ha cercato comunque di guidare e dirigere i suoi giocatori impegnati in campionato, sul campo o sul letto di ospedale poco importava. Ecco perché Sinisa non ha perso la sfida contro la Leucemia: lui ha vinto “la partita della vita” dimostrando a tutto il mondo come si combatte questa malattia, il coraggio che bisogna avere per affrontare anche la peggiore delle difficoltà.

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