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Quarantena, come ridurre ansia e stress nelle persone

Su The Lancet uno studio analizza comportamenti e conseguenze del periodo di quarantena durante le grandi epidemie. Ecco i principali risultati

Durante le epidemie come quella attuale dovuta al Coronavirus, la quarantena rappresenta la misura preventiva necessaria. Tuttavia, essa può avere degli effetti psicologici negativi, che si possono protrarre anche mesi o anni dopo. Un interessante studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet analizza l’importanza di mettere in atto misure di mitigazione efficaci già nel corso della quarantena.

La salute mentale

Studi precedenti suggeriscono che le persone sono esposte ad un disagio psicologico dopo aver sperimentato un trauma correlato ad una calamità. Inoltre, le persone con preesistenti cattive condizioni di salute mentale necessitano un sostegno aggiuntivo durante la quarantena. Negli studi condotti durante precedenti epidemie recenti come la SARS è emersa un’alta prevalenza di disagio psicologico negli operatori sanitari in quarantena, sebbene esistessero prove contrastanti sul fatto che questo gruppo fosse a rischio più elevato di angoscia rispetto agli operatori non sanitari in quarantena. Per gli operatori sanitari, il supporto da parte dei dirigenti.

La durata della quarantena

Una quarantena più lunga può comportare un maggiore stress. Limitare la durata del periodo di isolamento a ciò che le autorità scientifiche consigliano, minimizzerebbe gli effetti psicologici negativi sulle persone. Le prove provenienti da altre parti sottolineano anche l’importanza delle autorità che impongono un periodo di quarantena raccomandata dagli enti sanitari, senza estenderla ulteriormente. Per le persone già in quarantena una proroga, non importa quanto piccola, rischia di esacerbare qualsiasi senso di frustrazione o demoralizzazione. Imporre un cordone indefinitamente su intere città senza un chiaro limite di tempo, come avvenuto a Wuhan, potrebbe essere più dannoso delle procedure di quarantena applicate rigorosamente limitate al periodo di incubazione.

L’importanza di avere informazioni chiare

Le persone in isolamento spesso temono di essere infettate o di infettare gli altri. Esse elaborano inoltre valutazioni catastrofiche di eventuali sintomi fisici riscontrati durante il periodo di quarantena. Questa paura è un evento comune per le persone esposte a una preoccupante malattia infettiva, e potrebbe essere esacerbata dalle informazioni spesso inadeguate che si ricevono dai funzionari della sanità pubblica. Occorre fornire alle persone indicazioni chiare sulla natura dei rischi che si affrontano e sul motivo per cui sono stati messi in quarantena. 

Forniture adeguate

I funzionari devono inoltre garantire che le famiglie in quarantena dispongano di risorse sufficienti per i loro bisogni di base e, soprattutto, devono essere fornite il più rapidamente possibile. Il coordinamento per la fornitura dovrebbe idealmente avvenire in anticipo, con piani di conservazione e rifornimento stabiliti per garantire che le risorse non si esauriscano.

Ridurre la noia e migliorare la comunicazione

La noia e l’isolamento causeranno angoscia. Le persone in questo periodo dovrebbero essere informate su cosa possono fare per evitare la noia e ricevere consigli pratici sulle tecniche di gestione dello stress. Avere un telefono cellulare funzionante ora è una necessità, non un lusso. L’impossibilità di usare i propri profili social per comunicare all’esterno può portare non solo ad un immediato stato d’ansia, ma anche ad un disagio a lungo termine.  Anche la capacità di comunicare con la propria famiglia e gli amici è essenziale. In particolare, i social media potrebbero svolgere un ruolo importante nella comunicazione con i parenti lontani, consentendo alle persone in quarantena di aggiornare i loro cari sulla loro situazione e rassicurarli che stanno bene. Ciò ridurrebbe i sentimenti di isolamento, stress e panico. 

Cosa fare in caso di sintomi

È anche importante che i funzionari della sanità pubblica mantengano chiare linee di comunicazione con le persone messe in quarantena su cosa fare in caso di sintomi. Una linea telefonica o un servizio online appositamente predisposto per coloro che sono in quarantena e gestiti da operatori sanitari che possono fornire istruzioni su cosa fare in caso di sviluppo di sintomi di malattia, aiuterebbero a rassicurare le persone. Questo servizio mostrerebbe a coloro che sono messi in quarantena che non sono stati dimenticati. Farebbe comprendere che le loro esigenze di salute sono importanti tanto quanto quelle del grande pubblico. I benefici di una tale risorsa non sono stati studiati, ma è probabile che la rassicurazione possa successivamente diminuire sentimenti come paura, preoccupazione e rabbia.

L’importanza degli operatori sanitari

Gli stessi operatori sanitari sono spesso messi in quarantena. Essi, come le altre persone, possono essere influenzati negativamente dagli atteggiamenti stigmatizzanti degli altri. È anche possibile che gli operatori sanitari in quarantena possano essere preoccupati di causare una carenza di personale nei loro posti di lavoro. Oppure di causare lavoro extra per i loro colleghi. Essere separati da una squadra con cui sono abituati a lavorare a stretto contatto potrebbe aggiungere il loro un senso di isolamento. Pertanto, è essenziale che si sentano supportati dai loro colleghi. Durante le epidemie di malattie infettive, il supporto organizzativo favorisce la salute mentale per il personale sanitario in generale. Inoltre, i dirigenti dovrebbero prendere provvedimenti per garantire che i loro membri del personale sostengano i loro colleghi in quarantena.

L’altruismo è meglio della coazione

Forse a causa delle difficoltà nel progettare uno studio adeguato, non è stata trovata alcuna ricerca che abbia verificato se la quarantena obbligatoria abbia un effetto differenziale sul benessere rispetto alla quarantena volontaria. In altri contesti, tuttavia, la sensazione che gli altri trarranno beneficio dalla propria situazione può rendere le situazioni stressanti più facili da sopportare e sembra probabile che ciò sia vero anche per la quarantena domiciliare. Rafforzare che la quarantena sta aiutando a proteggere gli altri, compresi quelli particolarmente vulnerabili come gli anziani e coloro con patologie gravi preesistenti. Attenzione, però: l’altruismo ha i suoi limiti se alle persone viene chiesto di mettere in quarantena senza adeguate informazioni su come proteggere le persone con cui vivono. È inaccettabile chiedere alle persone di mettersi in quarantena per la comunità, quando nel frattempo potrebbero mettere a rischio i propri cari.

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