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Primavera, miti e leggende sul primo giorno della stagione della rinascita

Rinascita. Colore. Luce. Vita. Sono queste probabilmente le prime parole che ci vengono in mente quando sentiamo parlare della primavera

Rinascita. Colore. Luce. Vita. Sono queste probabilmente le prime parole che ci vengono in mente quando sentiamo parlare dell’arrivo della stagione che tutti noi amiamo: la primavera. Grazie ad essa la natura si risveglia in tutta la sua bellezza: tutto si rinnova, torna a nuova vita, ancora e ancora, dopo mesi di cieli grigi e freddo pungente. Non tutti sanno però che legati a questa meravigliosa stagione, vi sono numerosissime leggende, alcune molto antiche. Mitologia, folclore, filosofia, simbolismo e riti antichi si incontrano in questo momento di risveglio.

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L’equinozio

L’Equinozio di primavera, come quello d’autunno, è uno dei momenti dell’anno in cui giorno e notte sono in perfetto equilibrio, dal latino “aequus nox” (notte uguale). Mentre l’Equinozio d’autunno segna l’inizio della metà oscura dell’anno, quello di primavera è il suo esatto opposto: è il primo giorno della “stagione della rinascita”. I due equinozi, uniti ai solstizi, scandiscono i ritmi della Natura, dividendo l’anno solare in quattro parti uguali; sono le pause e i passi di una danza cosmica di cui tutti facciamo parte. L’Equinozio di primavera è legato in tutto il mondo a miti che carpiscono la nostra fantasia, sino al punto di travolgerci con la loro magia.

Flora: Dea ed essenza stessa della nuova stagione

Nell’antichità, nel mondo latino, la dea della primavera era Flora. Il nome deriva dal latino flos, floris (‘fiore’). Era un’antica divinità dell’Italia centrale che regolava lo sbocciare dei fiori ed è stata associata, in un secondo momento, alla primavera giacché presiedeva, in senso lato, al risveglio primaverile ed a tutto ciò che sboccia: la gioventù, i sensi amorosi, le belle speranze. Flora aveva un carattere gioioso cui univa scanzonata malizia. Flora potrebbe, forse, derivare dalla divinità etrusca Feronia, ma era comunemente associata alla greca Chloris.

Allegoria del rinnovamento nella storia: le celebrazioni

La più antica festa di Primavera al mondo pare essere Sham El Nessim le cui tracce risalgono a circa 4700 anni fa. Sham el Nessim, letteralmente «fiutare il vento», che in Egitto segna l’inizio della primavera, cade il primo lunedì dopo la Pasqua copta. In epoca Faraonica essa era una ricorrenza legata all’agricoltura, i cui riti di fertilità furono inglobati dal Cristianesimo nei riti Pasquali. Secondo gli annali di Plutarco, durante questa festa gli antichi egizi solevano offrire pesce salato, lattuga e cipolle alle loro divinità. Ancora oggi la festa è celebrata seguendo l’antica simbologia: il giorno di Sham el Nessem le strade e i prati delle città Egizie si riempiono di gente, coperte e colori e si fanno picnic all’aria aperta per respirare la brezza primaverile che, secondo la tradizione, rinvigorisce chi la respira. 

Le uova dipinte

L’usanza di appendere uova dipinte nei templi risale, in Egitto, alla fastosa epoca delle piramidi, ma ancora oggi uova riccamente dipinte sono appese nei templi come simbolo della rigenerazione della Vita e dell’Universo. Anticamente le uova simboleggiavano la mitica Fenice che deponeva ed era al tempo stesso l’uovo cosmico. Secondo la leggenda, l’Uccello di fuoco prima di morire preparava un nido in forma d’uovo, poi si adagiava al centro lasciandosi incenerire dai raggi del sole. Dalle ceneri nasceva quindi l’uovo dal quale la Fenice riprendeva vita. La Fenice è la Vita stessa e, allo stesso tempo, è il Cosmo nel quale essa porta la Vita, per questo genera l’uovo dal quale nascerà, così come la Natura genera sé stessa all’infinito.

I Celti

In maggio i Celti festeggiavano Beltaine (“fuoco luminoso”), festa dedicata al dio della luce. I riti di questa festa si svolgevano alla luce di grandi falò, il fuoco era quello dell’ispirazione, la forza che spinge al movimento, che chiama all’aperto e risveglia i sensi. Si usava far passare il bestiame attraverso fuochi “purificatori”, ma anche i giovani vi saltavano sopra per propiziarsi la fortuna nella ricerca della sposa o dello sposo; i viaggiatori per assicurarsi un viaggio sicuro e le donne incinte un parto facile. Era una festa allegra, il rituale prevedeva si danzasse intorno a un palo che si innalzava verso il cielo, rappresentazione della fecondità che contrassegna molti aspetti della festa: i druidi eseguivano infatti complessi rituali per benedire la terra affinché desse i suoi frutti.

L’equinozio primaverile

Nelle tradizioni neo-druidiche contemporanee, l’Equinozio primaverile è denominato Alban Eiler (Luce della Terra), con riferimento al fatto che il Sole ora si trova al di sopra dell’Equatore celeste, la zona astronomica chiamata nelle antiche cosmologie “Terra Emersa”, contrapposta alle “Acque Inferiori”, cioè la zona al di sotto di tale fascia. Se i pagani festeggiano Alban Eiler oppure Ostara, antica dea nordica dell’alba, della primavera e dell’amore equivalente alla dea scandinava Freya; i cattolici celebrano la Pasqua: in entrambe le festività sacre il tema centrale è la rigenerazione, il passaggio dal mondo sotterraneo (inverno, sono della coscienza collegato al letargo della flora e della fauna), al vero risveglio (quello della Natura e della spiritualità).

Primavera e celebrazioni cristiane

Nell’antico Occidente le antiche feste di primavera si sono fuse e confuse con le celebrazioni cristiane. Di alcune sono rimasti solo i nomi, altre invece ne hanno conservato simboli e riti. Ad esempio in Germania e Inghilterra le parole usate per indicare la Pasqua (Oster in tedesco ed Easter in inglese) sembrano derivare dal nome di un’antica divinità: Eostre, personificazione della Primavera. Oltre il nome della festività ne sono stati anche assorbiti gli antichi simboli come il coniglio pasquale e le uova dipinte. Infatti pare che il coniglio o la lepre siano simbolo della Dea e che il giorno dell’equinozio le si offrissero uova di serpente dipinte.

L’uovo: simbologia antica

Simbolo universale della rinascita e del Cosmo, era anticamente ricollegato al mitico uccello Fenice che, secondo la leggenda, prima di morire, preparava un nido a forma d’uovo, su cui si adagiava, lasciandosi incenerire dai raggi del sole. Sulle ceneri nasceva l’uovo dal quale l’Uccello di Fuoco riprendeva vita. Mentre nei Paesi celtici del nord Europa si usava far rotolare le uova dalla cima di una collina per la festa di Beltane per imitare il movimento del sole nel cielo; la Chiesa Cattolica rimodellò il rituale per simboleggiare la pietra che rotola via dalla tomba di Cristo risorto.

 

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