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Perché esiste la guerra e come si può ottenere la pace secondo Zygmunt Bauman

In un mondo lacerato dalle guerre, non possiamo non chiederci come si può arrivare alla pace. Ecco cosa pensava a tal proposito il grande sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman.

“Quando finirà tutto questo?” è forse la domanda più gettonata in queste settimane. La guerra in Ucraina è soltanto una delle guerre in atto in questo momento nel mondo: oggi si combatte anche in Etiopia, Yemen, Sael, Nigeria, Afghanistan, Libano, Sudan, Haiti, Colombia, Myanmar.

I popoli costretti a fuggire dal loro paese d’origine sono molti, e sono altrettanto numerosi coloro i quali stanno combattendo, con tutte le armi a disposizione, per amore della loro terra e delle loro famiglie. “Quando finirà tutto questo?” Quando potremo finalmente vivere in un mondo in cui la guerra e le armi non esistono?

Sembrava impossibile assistere ad avvenimenti come questi nel 2022, eppure… C’è anche chi teme una terza guerra mondiale.

Ma perché si è giunti a tanto? Come mai, nonostante il progresso e la storia che dovrebbe insegnarci a non ripetere gli errori del passato, siamo di nuovo a questo punto? Il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman si è espresso molte volte sulla natura della pace e dei conflitti. Le sue parole in proposito possono illuminare i nostri dubbi e rispondere alle nostre domande.

Come si può giungere alla pace secondo Zygmunt Bauman

Nel 2016, ad Assisi, si è tenuto l’incontro interreligioso “Sete di pace”, a cui ha partecipato anche Zygmunt Baumann, insieme a 500 leader religiosi e ad altre personalità del mondo civile e culturale.

Il sociologo ha inaugurato il dialogo interreligioso con un intervento che ha suscitato l’interesse e la curiosità degli astanti. In particolare, Bauman si è focalizzato sui due pronomi “noi” e “loro”.

La storia dell’umanità è consistita e consiste ancora, secondo il grande studioso, nel processo di espansione del pronome “noi”. Il “noi” implica sempre un gruppo di persone che si identifica in contrasto ad un “loro” esterno al gruppo:

“Tutte le tappe e le fasi che ci sono state nella storia dell’umanità, avevano un denominatore comune: erano caratterizzate dall’inclusione da un lato e dall’esclusione dall’altro in cui c’era una identificazione reciproca, attraverso l’inclusione e l’esclusione”.

Noi e loro

Il “noi”, quindi, indica l’ostilità con un “loro”, un’altra entità di persone che non è “noi”. Ciascuno dei due concetti – “noi” e “loro” – non può esistere l’uno senza l’altro. Si definiscono vicendevolmente attraverso il contrasto con l’altro e, di conseguenza, necessitano del conflitto per autodefinirsi. Ecco perché la storia è piena di eventi bellici. Adesso, afferma Bauman, “c’è la necessità ineludibile dell’espansione del noi come prossima tappa dell’umanità. Questo salto successivo è rappresentato dalla soppressione del pronome loro”.

Abbiamo bisogno di sentirci tutti “noi”, di non identificare l’altro come estraneo al gruppo. Abbiamo bisogno di essere tutti parte di un’unica entità, per giungere finalmente alla pace.

Per questa ragione, il sociologo ha dichiarato: “ci troviamo nella dimensione cosmopolita in cui ogni cosa ha un impatto sul pianeta, sul futuro e sui nipoti dei nostri nipoti. Siamo tutti dipendenti gli uni dagli altri […], ma non abbiamo neppure iniziato a sviluppare una consapevolezza cosmopolita. E gestiamo questo momento con gli strumenti dei nostri antenati… ed è una trappola, una sfida da affrontare”.

Perché esiste ancora la guerra

Ecco perché, secondo Zygmunt Bauman, esiste la guerra anche oggi: non abbiamo ancora imparato a gestire la dimensione cosmopolita in cui siamo immersi. I cambiamenti sono stati rapidi e di enorme portata, ma noi non siamo cambiati, e non abbiamo nemmeno modificato il nostro modo di agire e di relazionarci con il prossimo. In poche parole, non siamo ancora diventati un “noi” intero. La domanda è: lo diventeremo mai?

 

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