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La denuncia di Giovanna Cristina Vivinetto, la prof licenziata perché transessuale

Licenziata in tronco con motivazioni nebulose e poco credibili, la storia della poetessa Giovanna Cristina Vivinetto licenziata da scuola perché transessuale. Ma la reazione da parte dei suoi studenti non si è fatta attendere

Classe 1993, Giovanna Cristina Vivinetto è una giovane e promettente penna della poesia italiana. Con “Dolore Minimo”, il poema autobiografico in cui l’autrice racconta la complessa condizione transessuale, Giovanna Cristina Vivinetto ha vinto l’ultima edizione del Premio Viareggio e il Premio Internazionale Senghor. Ma al centro del dibattito oggi non sono i suoi libri, ma la notizia improvvisa del suo licenziamento dall’Istituto paritario Kennedy di Roma, dove Vivinetto insegnava letteratura italiana dal 23 settembre scorso.

Per fare luce su questa nebulosa vicenda dietro cui si sospetta un gesto di forte discriminazione, abbiamo intervistato la professoressa e poeta Giovanna Cristina Vivinetto che con mente riflessiva e spirito battagliero ha commentato l’accaduto.

La denuncia

«Il fatto è questo: dopo appena due settimane di servizio, ieri la scuola paritaria che mi ha assunta mi ha licenziata in tronco, senza neppure i quindici giorni di preavviso che mi spettano di diritto con motivazioni confuse, nebulose e  poco credibili – commenta Giovanna Cristina Vivinetto – Le motivazioni del licenziamento: ho preso tre giorni di malattia la scorsa settimana per una forte tonsillite batterica con febbre a 39. Durante questi tre giorni di assenza, dice la preside, i ragazzi e i genitori “hanno trovato il coraggio” e sono andati a lamentarsi. Tra tutti i docenti, proprio di me e per le seguenti problematiche».

Licenziata, perché transessuale

«Temo che il problema sia che sono transessuale – ci racconta Giovanna Cristina Vivinetto al telefono – Mi hanno dato altre motivazioni: che sono indietro con il programma, che spiego troppo velocemente, che quando parlo sono confusa e insicura e persino che non ho la tempra del docente in quanto troppo “poeta”. Tutto ciò mi risulta molto strano, dal momento che i miei alunni erano felici di avermi lì. Non solo mi hanno accolta con entusiasmo, ma mi hanno persino detto che la mia storia personale li faceva sentire vicini a me». Il primo giorno di scuola la professoressa aveva raccontato agli alunni la sua condizione transessuale, loro l’avevano accolta e rassicurata: «Professoressa, non c’è nulla di sbagliato. Se per raggiungere la felicità lei aveva bisogno di cambiare sesso, ha fatto benissimo».

La reazione degli studenti

Alla notizia del licenziamento gli studenti hanno tempestato la Prof Vivinetto di messaggi per esprimerle la loro solidarietà, ma soprattutto dispiaciuti per aver perso un’insegnante valida, appassionata e coinvolgente, a cui avevano affidato i loro pensieri e problemi, gli episodi di bullismo e i desideri più profondi. Tutto questo in sole due settimane di scuola. Ma quando fa presente queste impressioni, le viene detto: «Giovanna, i ragazzi sono infami, ti dicono una cosa e poi a noi vengono a dirne un’altra: non devi mai credergli». Ma Giovanna Cristina Vivinetto non ci crede, perché nei loro occhi ha visto alunni curiosi, aperti e intelligenti, con un universo immenso da raccontare: «Uno di loro è venuto a portarmi il suo prezioso quaderno con tutte le sue poesie scritte a mano. Un altro ha preso coraggio e ha letto in classe una sua poesia che aveva vinto un concorso».

Così, concludiamo questo articolo proprio con le bellissime parole di uno studente dell’Istituto Kennedy che alla sua professoressa di Letteratura, fresca di licenziamento, ha scritto:

Forse viviamo in un mondo ancora troppo chiuso di mente, dove si va avanti solo con i pregiudizi. Proprio quando non c’erano più segreti, quando stavamo entrando nel vivo della materia, viene compiuta un’ingiustizia, non solo a danno della sua immagine, ma per noi studenti che non possiamo avere una prof dalle mille capacità solo perché alcuni ignoranti la vedono diversa. Le esprimo tutta la mia solidarietà, se ne vuole parlare tutta la classe è a sua disposizione.

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