La categoria sociale degli anziani è quella più difficile da intercettare e da aiutare in questo periodo di emergenza Coronavirus. Per aiutare gli anziani, l’intervento nei loro confronti si snoda tra una componente cronologica –quanti anni hanno – una culturale e una psicologica.

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Anziani con adeguata autonomia
Partiamo dall’anziano che con l’età ha perso un’adeguata autonomia. Si tratta della fascia sociale che riguarda tutti coloro che pur avendo un accettabile stato di salute, hanno dei deficit neurologici spesso degenerativi o con deficit cognitivi. Costoro mantengono la propria autonomia solo con l’aiuto di badanti o familiari. Il Coronavirus pesa gravemente su di loro, perché induce uno stato ansiogeno suoi familiari, accompagnato da problematiche nell’assistenza e nella prevenzione.

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Come aiutare gli anziani
Il rischio più evidente è quello della paura dell’abbandono nell’anziano e la depressione e la perdita di equilibrio da parte di chi assiste. Il difficile compito di coloro che assistono gli anziani sta nella difficoltà di far loro accettare il cambiamento di quelle abitudini formatesi nel tempo, quell’equilibrio psico-fisico fatto di tempi certi di accudimento e relax. La situazione attuale ha messo in crisi questa quotidianità, creando di riflesso una ricaduta negativa nelle relazioni familiari. È necessario prevedere una gestione dell’ansia per chi assiste, non essendoci situazioni realisticamente attuabili di risoluzione dello stress. E’ consigliabile creare situazioni di compensazioni ricorrendo alla musica, un po’ di televisione, piccole attività in giardino o sul terrazzo. Anche lo stare all’aperto alleggerisce il peso di una situazione con cui si è costretti a convivere.

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Le difficoltà dell’anziano
La seconda tipologia è quella dell’anziano sano e con un buon corredo culturale.
E’ l’anziano abituato a costruire la sua quotidianità, quello attivo, che passeggia, aiuta in famiglia, accudisce i nipoti, mantiene ancora contatti con ex colleghi. In alcuni casi svolge attività sportiva, è informato, appartiene a club o associazioni. Si tratta di persone, seppure pensionati, che mantengono uno status fortemente egocentrato. Questo è l’anziano maggiormente in difficoltà, perché è costretto ad abbandonare molte abitudini e riprogrammare i suoi rituali compensativi. È l’anziano consapevole, fisicamente in forma, che ha la tendenza a semplificare le regole imposte, anche a costo di entrare in conflitto con se stesso.
Gli stati d’animo
Dovendo accettare la perdita dell’assenza del limite, tende a sviluppare malinconia, depressione, aggressività, perdita della capacità di mediazione. L’anziano giovanile, quello che pensa di non avere l’età, è la categoria più difficile, in quanto ha una visione del mondo disordinata, poco incline alle regole. Il fisico è ancora prestante, si sente quasi immortale. È la fascia sociale di chi non vuole smettere, di chi non vuol mettersi da parte, che rifiuta l’idea di doversi regolamentare. Sono quelli che credono in una motivazione complottistica dell’epidemia. E se i maschi si sentono immortali, le donne si vivono come adolescenti, e vanno in crisi se devono rinunciare a parrucchieri, chat, palestra e shopping.

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Il passaggio alla consapevolezza
Sono anziani che non si sentono tali, quindi refrattari alle regole, abituati ad uscire, a fare vita sociale. Il restringimento delle libertà, dopo i primi giorni, è fonte di angoscia e, se in coppia, è fonte di irritabilità e poca tolleranza. È un’età in cui ci vuole gradualità, iniziando ogni giorni a togliere un’abitudine del passato. Il passaggio alla consapevolezza, considerando di rientrare in una fascia a rischio, determina la necessità di prendere delle contromisure. Attività utili sono yoga, musica, giochi da tavolo, utilizzo di internet per videochiamate, corsi e visite a musei virtuali. In altri termini: mente in viaggio con la fantasia, corpo a casa. Vietato minimizzare, ma anche guardare troppo ai giorni che separano dalla libertà.