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Bovolato (presidente ‘Noi dell’Itavia’) ”L’Itavia tornerà a volare”

SPECIALE USTICA -Domenico Gatti, comandante del volo civile DC9 dell’Itavia è seduto accanto al primo ufficiale Enzo Fontana. Il loro compito: portare gli 81 passeggeri a bordo da Bologna a Palermo....

Oltre alle 81 vittime del volo DC9 dell’Itavia, la tragedia di Ustica ricorda anche i 1.000 dipendenti che sono rimasti senza lavoro a causa dell’immediata chiusura della compagnia aerea. A parlarne è Antonio Bovolato, presidente dell’Associazione Noi dell’Itavia

SPECIALE USTICA –  Domenico Gatti, comandante del volo civile DC9 dell’Itavia è seduto accanto al primo ufficiale Enzo Fontana. Il loro compito: portare gli 81 passeggeri a bordo da Bologna a Palermo. Intanto, Paolo Morici e Rosa de Dominicis, gli assistenti di volo, si assicurano che gli ospiti del volo abbiano tutti i comfort. Loro sono i 4 dipendenti che quella tragica notte del 27 giugno 1980 persero la vita. I fatti sono ben noti. L’Itavia, dopo quell’incidente, chiuse definitivamente i  battenti e oltre 1.000 dipendenti sono rimasti senza lavoro. Antonio Bovolato ci racconta le sue opinioni in merito al caso Ustica

Dopo 34 anni, ancora non si è fatta giustizia. Il colpevole non c’è. Lei che ne pensa? C’è una verità nascosta?

La magistratura ha confermato con la sentenza definitiva della Cassazione che il DC9 dell’Itavia fu abbattuto da un missile e che il Ministero dei Trasporti e della Difesa sono i responsabili dell’incidente per non aver garantito la sicurezza del volo. Rimane però ancora da scoprire gli autori materiali della strage e la “targa” dell’aereo militare che lanciò il missile e che ha violato i confini del nostro Pease. Credo che ci sia ancora una verità nascosta e diverse ipotesi sull’incidente. Forse, il DC9 è stato abbattuto volutamente per non avere testimonio ed eliminare quindi quegli 81 passeggeri che dai finestrini avevano visto cose che non dovevano vedere?

Cosa è successo quella notte del 27 giugno 1980? Se davvero c’era una battaglia sui nostri cieli, perché nessuno sapeva nulla?

Quella notte c’erano in volo numerosi velivoli militari e il Maresciallo dell’aereonautica Mario Sardu, in servizio quella notte, era responsabile in turno del 35° gram di Marsala, sede del centro militare controllo radar, e conosce molte cose a riguardo così come il Maresciallo Luciano Carico. Bisognerebbe chiedere a loro cosa accadde. Perché Sardu ha confermato che ad abbattere il DC9 non sia stato il cosiddetto aereo nemico e Luciano ha detto di aver visto la traccia radar del volo IH870 precipitare. Loro sono due testimoni ancora viventi.

Il Mig Libico è caduto sulla Sila il 18 luglio o il 27 giugno? Secondo una vecchia dichiarazione del Maresciallo Giulio Linguante, se si risolve il giallo del Mig Libico si trova la verità su Ustica…

Il caporale Filippo DiBenedetto e alcuni sui commilitoni hanno testimoniato di aver prestato sorveglianza al Mic Libico caduto sulla Sila sulla fine di giugno di quell’anno.  La carcassa del Mig fu invece fatta ritrovare il 18 luglio con a bordo il corpo del pilota in avanzato stato di decomposizione. L’autopsia, inoltre, fu eseguita solo 5 giorni dopo dal Dottor Erasmo Rondanelli e Anselmo Arenzullo, tutt’ora viventi. Purtroppo la perizia supplementare che fecero i  due medici, consegnata alla procura di Crotone, non fu mai ritrovata perché loro avevano detto che quel corpo in effetti poteva essere morto tempo prima. Anzi, il dottor Arenzullo, ricordo, una volta raccontò che uscito dal suo studio qualche tempo dopo fu avvicinato e malmenato da alcuni individui.

Si arriverà mai davvero alla verità o c’è ancora chi ha troppa paura di parlare?

Ultimamente il Presidente Matteo Renzi ha chiesto la declassificazione del Dossier Ustica, e da questi documenti senz’altro dovrebbe emerge qualche elemento nuovo per arrivare alla verità vera che tutti noi ci aspettiamo.

Perché, a distanza di 34 anni, è ancora così importante ricordare Ustica?

E’ importante non dimenticare quanto accadde quella notte ed è giusto che i ragazzi e le nuove generazioni sappiano esattamente cosa è successo il 27 giugno 1980 sulla rotta Bologna-Palermo. Soprattutto, è importante fare memoria  nel ricordo delle 81 vittime innocenti che sono oggi ricordati al Museo della Memoria a Bologna con 81 specchi neri che sono collocati nelle pareti attorno al relitto del DC9 e che oggi quegli specchi stanno tornando lentamente a brillare.

Noi dell’Itavia è un’associazione nata per ricordare la compagnia aerea costretta a chiudere dopo quel terribile incidente, e ovviamente tutti i dipendenti che rimasero senza lavoro. Quali sono i vostri programmi per questa giornata?

La nostra associazione è nata perché abbiamo voluto ricordare, oltre al dramma delle 81 famiglie, che ci sono anche 1.000 dipendenti che si trovarono all’improvviso senza lavoro e che dovettero lottare e faticare molti anni per recuperare la loro carriera. Oggi siamo ancora molto uniti e dopo 34 anni ci incontriamo due o tre volte l’anno. Oggi, insieme alle sorelle Luisa e Tiziana Davanzali siamo a Bologna insieme a Daria Bonfietti, presidente dell’associazione Parenti delle Vittime. Il presidente dell’Itavia Aldo Davanzali disse, prima di morire: “L’Itavia non deve morire”.  E per questo un giorno, neanche tanto lontano, forse l’Itavia tornerà a volare.

Il volo DC9 dell’Itavia si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato secondo lei? O quella di Ustica era una tragedia che si poteva evitare?

Sì, era nel posto sbagliato nel momento sbagliato proprio perché chi doveva sorvegliare quel giorno tacque. Ustica è stata una tragedia che si poteva assolutamente evitare.

27 giugno 2014

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