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Bonifica e ricostruzione per far ripartire l’Italia

Il tema del lavoro è sempre presente sui giornali e soprattutto come tema di impegno, almeno enunciato, da parte dei nostri politici. Ma, a guardare bene, in una situazione economica recessiva come quella che sta affrontando tutto l'occidente, ci sembra che non stia venendo fuori nessuna soluzione...

Nell’epoca delle grandi crisi la nazionalizzazione è un’opportunità e non un limite: lo Stato Italiano deve diventare l’azienda primaria che si prende cura del territorio e della valorizzazione del patrimonio artistico-culturale italiano

Il tema del lavoro è sempre presente sui giornali e soprattutto come tema di impegno, almeno enunciato, da parte dei nostri politici. Ma, a guardare bene, in una situazione economica recessiva come quella che sta affrontando tutto l’occidente, ci sembra che non stia venendo fuori nessuna soluzione. Per chi è amante della lettura, si rende subito conto che alla crisi non si può rispondere con le regole classiche della burocrazia. Lo affermava un grande studioso come Max Weber, nel suo immenso lavoro “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” (RIZZOLI, Collana: BUR CLASSICI DEL PENSIERO, Pagina: 416, Prezzo: 10,90 EURO) in cui appare chiaro che nei momenti di grande caos c’è bisogno dell’elemento genial-carismatico per uscirne fuori.

Noi da mesi parliamo di un aspetto semplice mai tenuto in considerazione dalla nostra classe politica: se si vuole creare lavoro bisogna subito investire sulla bonifica del territorio e sull’immenso patrimonio artistico che l’Italia possiede. Proviamo ad immaginare quante persone potrebbero lavorare se si agisse in tale direzione, in considerazione del fatto che ci accorgiamo tutti che basta un periodo di pioggia intensa come quello che stiamo vivendo in questo periodo per mettere in ginocchio la popolazione.

Tra l’altro proprio oggi la nostra classe dirigente è occupata con i paesi emiliani colpiti dal sisma, in cui urge la pianificazione della ricostruzione e della ristrutturazione. Non vogliamo dimenticare il fatto che l’Italia è un Paese ad alto rischio sismico, ne consegue che agire sul territorio è una necessita anche per la salvaguardia della vita dei cittadini.

Di Paesi “fortunati” dal punto di vista delle bellezze paesaggistiche e artistico-culturali come l’Italia non ce ne sono così tanti. È assurdo non tenerne conto ed è miope l’atteggiamento di chi cerca di inseguire strade che non hanno una visione fortemente territoriale. Pochi Stati hanno città, territorio, isole, spiagge come l’Italia, messe in ginocchio dall’industrializzazione selvaggia degli anni 60-70 che ha provocato solo la distruzione di molte zone che attendono solo di essere bonificate.

La domanda che viene spontanea è: dove si trovano i soldi per fare tutto questo? La risposta sta nel fatto che lo Stato Italiano deve diventare l’azienda primaria per agire in tale direzione, cercando magari di trovare investitori disposti a godere in parte del beneficio economico-commerciale della gestione di un territorio o di parte del patrimonio artistico. Gli stessi italiani-lavoratori impegnati a ricostruire e ristrutturare potrebbero diventare partecipi dei futuri guadagni derivanti dalla gestione di un territorio o di un patrimonio di qualità. Oggi, non è andando nelle regole della spending rewiew o degli ammortizzatori sociali che si trovano le soluzioni. Ciò significa solo spostare più avanti il problema e impoverire sempre più la popolazione.

Ci permettiamo di far notare che è impossibile oggi poter competere con Paesi emergenti che non hanno le stesse forme di tutela del lavoro come quelle che invece hanno i lavoratori italiani (per fortuna per noi!), quindi se si vuole trovare una soluzione sul potenziamento della produzione industriale italiana, a queste condizioni, appare improbabile poter avere degli effetti. Cosa diversa invece è per quelle produzioni, anche artigianali, di eccellenza e per la miriade di prodotti agro-alimentari che l’Italia possiede, per i quali la necessità di costruire un forte Sistema Italia, sia dal punto di vista del marketing che della comunicazione appare essenziale per poter competere al livello internazionale. Ci dispiace dirlo l’eccessiva frammentazione territoriale in essere, non permette la conquista del mercato internazionale globale, ecco perché dovrebbe  nascere un organismo forte e con una grande potenza di risorse per sostenere tali realtà all’estero.

Certo, quello che stiamo dicendo fa pensare ad una nazionalizzazione della nostra economia, cosa che non ci dispiace affatto in questo momento, considerando anche, sempre ad ascoltare i libri, che nei momenti di crisi è tale formula che aiuta ad uscire fuori dalla crisi. Segnaliamo che tale visione non è ideologica, essendo noi legati ad uno spirito liberale, ma oggi il liberalismo non può avere effetti sulla nostra Italia, in quanto gli interessi dei grandi finanziatori internazionali sono rivolti ad altre realtà, quali il Sud Est asiatico  e i paesi emergenti in generale.

Quindi, bonifica, ristrutturazione, ricostruzione sono diventati elementi assoluti per far ripartire l’Italia. Allo stesso tempo, valorizzazione delle eccellenze industriali e artigianali italiane all’estero con un unico organismo nazionale e non locale (non gestito direttamente e/o indirettamente dalla politica) potrebbero diventare il motore per far ripartire la nostra grande Italia.  


Saro Trovato


20 maggio 2013

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