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Basta con la polemica dell’Orango. Non può che stimolare ancora più razzismo e odio nel nostro Paese

Che bella immagine diamo del nostro Paese. Un ministro della Repubblica Italiana definito alla stregua di un primate da un Vice-Presidente del Senato. Una storia triste che nasconde in seno il grave peso dell'ignoranza che imperversa in Italia...

Piena solidarietà al Ministro Kyenge, ma segnaliamo che stimolare la polemica non può che dare linfa all’ignoranza, all’odio e alla violenza. Il Vice Presidente del Senato faccia un gesto nobile scusandosi apertamente e magari rassegnando le dimissioni: sono doverose. Intanto, poi i colleghi non le accetteranno e le cose si rimetteranno a posto.

Che bella immagine diamo del nostro Paese. Un ministro della Repubblica Italiana definito alla stregua di un primate da un Vice-Presidente del Senato. Una storia triste che nasconde in seno il grave peso dell’ignoranza che imperversa in Italia.  Per evitare fraintendimenti, siamo convinti che in uno Stato civile un incidente del genere meriterebbe le immediate dimissioni da parte del protagonista dell’insulto, soprattutto per l’importante carica che ricopre l’interessato. Tutto ciò non perché è emanazione di una parte politica (che non ci interessa), ma perché non si può in nessun modo accettare che un rappresentante dello Stato possa permettersi di offendere, in tono manifestatamente razzista, una donna o un uomo, qualsiasi sia il ruolo ricoperto nella società.  

Certo dietro questo increscioso malcostume, percepiamo immediatamente la carenza di lettura di libri, non tanto dell’interessato, che abbiamo sempre considerato personaggio di estrema autorevolezza, soprattutto per gli importanti temi portati avanti in questi anni, ma degli interlocutori dello stesso, i quali di fronte ad una tale esternazione dovevano quantomeno farlo ragionare, ricordandogli che ruolo ricopre. Ribadiamo, non perché non si è liberi di manifestare il proprio pensiero, ma perché non si può offendere nessuno, soprattutto quando si è il Vice Presidente del Senato.

Il pericolo, ci permettiamo di suggerire all’autorevole rappresentante delle istituzioni, è scatenare nelle fasce più deboli della popolazione la convinzione che chi ha la pelle di un altro colore è inferiore. In poche parole, giustificare l’ignoranza che esiste ancora in molti, che ci sia una differenza fra le razze umane, cosa che non esiste in quanto la razza umana è solo una (dimostrato scientificamente).  Non solo, significa pure generare odio e violenza fra persone che hanno il colore della pelle diversa. Basta vedere cosa sta emergendo nel dibattito informativo per rendersi conto che quanto diciamo ha un fondo di verità.

Ricordiamo che nella sua definizione più semplice (basta andare su wikipedia), “per razzismo si intende l’idea, spesso preconcetta e comunque scientificamente errata, come dimostrato dalla genetica delle popolazioni e da molti altri approcci metodologici, che la specie umana (la cui variabilità fenotipica, l’insieme di tutte le caratteristiche osservabili di un vivente, è per lo più soggetta alla continuità di una variazione clinale), possa essere suddivisibile in razze biologicamente distinte, caratterizzate da diverse capacità intellettive, valoriali o morali, con la conseguente convinzione che sia possibile determinare una gerarchia secondo cui un particolare, ipotetico, raggruppamento razzialmente definito possa essere definito superiore o inferiore a un altro.”

Suggeriamo, quindi, di smetterla prima possibile tutti con l’enfatizzazione di quanto è successo dal punto di vista mediatico, non solo perché un tale gesto non merita visibilità alcuna, se non le immediate dimissioni, ma perché l’Italia merita una rappresentazione e un’immagine migliore.  Non ci dimentichiamo che in questo periodo siamo in un periodo in cui la crisi economica ha messo a terra le famiglie e le aziende italiane, quindi ci sono cose più importanti di queste follie. Non possiamo assolutamente permetterci di continuare a dare al Mondo questa immagine retrograda del nostro Paese. Il nostro sta diventando, anzi già lo è, uno Stato di serie C nell’opinione pubblica internazionale. Perdonateci ma l’Italia non merita tutto ciò.

È indubbio che quanto è successo sia nato da una frase immaginiamo scherzosa (che brutto modo di scherzare!) ma rischia di degenerare e diventare pericoloso, se si considera che ancora oggi c’è gente che pensa al colore della pelle come una discriminante (non a caso, è il colore della pelle del nostro Ministro Kyenge, ad aver creato l’immediata associazione con il primate).  

Ci colpisce che nel 2013 ci sia ancora qualcuno che possa agire in tal modo, soprattutto in un Paese come il nostro, che per tanti anni è rimasto vittima della discriminazione. Basta parlare con un emigrato di qualche decennio fa (compresi i padani in giro per il Mondo, e sono tanti), per capire che anche noi italiani venivamo considerati peggio degli animali. E’ notorio che nei grandi periodi di crisi economica, la società cerca dei responsabili da andare a colpire, imputando loro le colpe del disagio in essere. Solitamente, almeno raccontano la storia e i libri,  sono sempre quelli di un colore della pelle o di cultura diversa ad essere additati come i cattivi. Quindi, evitiamo di dare linfa a tali estremizzazioni, che non faranno altro che aumentare l’odio tra italiani e minoranze. Il rischio c’è, è dietro l’angolo, quindi evitiamo di crearlo.  

    
Per chiudere tutta la vicenda, sintetizziamo, subito le pubbliche scuse da parte di colui che ha portato offesa, pubbliche dimissioni (che saranno non accettate dai colleghi) e tutto finisce qua, senza a tutti i costi continuare a farci tutti del male. Infine, un po’ di libri da leggere (tra questi alcuni di antropologia culturale) e tanta tanto rispetto nei confronti del prossimo.

Saro Trovato

15 luglio 2013

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