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Attentato a Istanbul, perché l’Isis ha voluto colpire la città turca

Alla luce dell'attentato a Istanbul che ha colpito l'aeroporto Atatürk, abbiamo parlato con il giornalista investigativo Franco Fracassi per cercare di capire e spiegare le reali motivazioni e i veri colpevoli

MILANO – Ieri sera l’aeroporto di Istanbul, soggetto a misure di sicurezza estreme, non è riuscito a sfuggire all’ennesimo attentato in terra turca. Il triplice attentato kamikaze all’aeroporto internazionale Atatürk ha portato 36 vittime, quasi 150 sono invece le persone ferite. L’aeroporto Istanbul-Atatürk è il principale della Turchia e il quinto più grande d’Europa con più di 61 milioni e 300 mila passeggeri in transito nell’anno scorso. La dinamica e il modus operandi del commando sembra proprio quello dell’Isis con modalità che ricordano quelle utilizzate a Parigi lo scorso novembre. Anche secondo il Premier Turco Yildirim tutto porta all’Isis. Abbiamo parlato con il giornalista, esperto di Isis, Franco Fracassi per avere una panoramica su ciò che è accaduto e su cosa potrebbe accadere.

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TERRA D’ATTENTATI – Solo nell’ultimo anno la Turchia è stata colpita da 11 attentati terroristici che hanno causato centinaia di feriti e di morti. In nessuno dei casi c‘è stata una rivendicazione da parte dell’Isis che punta in questo modo a lasciare l’incertezza sulle sue capacità di colpire il Paese. Tuttavia, il modus operandi è proprio quello dello Stato Islamico, anche in questo caso. Sono sconvolgenti le immagini che arrivano da Istanbul, con gli attentatori che si sono fatti saltare in aria, cercando di portare con sé più persone possibili. “A poche ore dall’attentato ore dall’attentato è difficile avere una panoramica precisa, non si conosce ancora il numero preciso di morti. Detto questo, non è il primo attentato che ha colpito la Turchia, una terra in cui ci sono diverse forze in gioco, che concorrono all’incertezza dell’attribuire a qualcuno un fatto come questo quando si verifica” Queste le prime parole del giornalista Franco Fracassi, esperto di Isis, a poche ore dal terribile attentato che ha colpito Istanbul.

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L’ISIS E IL RESTO DEL MONDO – “L’Isis da quando è nata non è un’entità completamente indipendente – continua Fracassi – Dipende economicamente da diversi soggetti internazionali come L’Arabia Saudita, come dipende dalla stessa Turchia per l’addestramento e la protezione e da altri soggetti per la fornitura di armi.” Fracassi sottolinea quindi il fatto che qualsiasi azione faccia, deve coinvolgere uno di questi soggetti, non può agire autonomamente. Ogni singolo attentato Isis deve quindi essere analizzato ponendosi una domanda, “chi dei soggetti in gioco trae più vantaggio da ciò che è accaduto?”. Una domanda a cui è difficile trovare una risposta.

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LO SCACCHIERE – “Quello che è accaduto a Istanbul rientra in uno scacchiere più ampio che riguarda principalmente anche la Siria, che può essere considerato l’Afganistan degli anni 90, qualsiasi modifica che avviene dunque nella zona siriana può avere ripercussioni e conseguenze di questo tipo.” Le parole di Fracassi trovano conferma nel mutato scenario internazionale in cui Erdogan, che ha dichiarato come si debba restare uniti nella lotta al terrorismo, nei giorni scorsi ha mandato segnali di apertura e distensione a Israele e Russia, con cui il Premier si è scusato per l’abbattimento del jet di qualche mese fa. Una mossa che secondo i più ha fatto sì che l’Isis abbia cominciato a pensare a Erdogan come un traditore, dopo che in passato il Califfato si sia nutrito dell’indifferenza e persino della connivenza, di parti delle istituzioni turche per espandersi in Medio Oriente. Gli ultimi mesi hanno visto, invece, un cambio di tendenza causata dalle pressioni internazionali.

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LE FORZE IN GIOCO – “Le diverse mosse degli attori coinvolti nella guerra in Siria possono portare sempre a delle conseguenze. Il governo turco sta allentando l’asprezza nei confronti della Russia e sicuramente può diventare un facile bersaglio ora. Perché è difficile stabilire se sia stato o meno l’Isis in Turchia? E’ un Paese diverso da tutti quelli europei che conosciamo. Al suo interno vive una guerra civile, in cui la minoranza curda, soprattutto in passato, ha colpito con diversi attentati. La Turchia ha vissuto con un terrorismo interno continuo”. Fracassi aggiunge che il presidente Erdogan deve tenere poi a bada anche l’esercito, che ha grande potere e influenza all’interno del Paese. Ogni volta che capita un attentato all’interno della Turchia è importante valutare i vantaggi e gli svantaggi di tutti i soggetti in gioco. Sul territorio ci sono, inoltre, milioni di profughi siriani e iracheni. E’ proprio tra queste persone disperate che lo Stato Islamico cerca nuove reclute e nuovi combattenti. Dopo 11 attentati in un anno, la Turchia sembra sempre essere  un puzzle sempre più composito, sempre più difficile da analizzare.

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