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Alda Merini, tutti gli amori della poetessa dei Navigli

Durante la sua vita, Alda Merini ha avuto forti storie d'amore, vissute sempre intensamente e con un furore totalizzante. Ripercorriamole insieme.

Icona della libertà di essere e sentirsi donna, capace di rivoluzionare il pensiero perbenismo dell’epoca in cui è vissuta, contribuendo a rigenerare il vissuto e il pensiero femminile. Tutto questo è : Alda Merini, la poetessa dei Navigli a cui la Rai ha dedicato la fiction “Folle d’Amore-Alda Merini”, in programma Giovedì 14 marzo in prima serata su Rai 1.

Le storie d’amore di Alda Merini

E’ stata una vita tormentata e difficile, quella di Alda, caratterizzata da forti emozioni, cadute e discese, ma anche di rivincite e di risalite: tutte emozioni che la poetessa è riuscita a incanalare nei versi delle sue poesie, raccontando la vita dei vinti che trovano sempre e comunque un modo di riscattarti, soprattutto grazie ai sentimenti.

Sentimenti che sono stati il fil rouge che ha attraversato diversi episodi della vita di Alda Merini, con forti storie d’amore, vissute sempre intensamente e con un furore totalizzante. Ripercorriamole insieme.

La storia d’amore con Giorgio Manganelli

Tra Alda Merini e Giorgio Manganelli ci fu una fugace storia d’amore, ostacolata dalla precoce età di lei e dal matrimonio di lui, dici anni più grande. Alda Merini e Giorgio Manganelli si conobbero nel 1947; lei aveva 15 anni ma aveva già esordito come poetessa, e godeva del sostegno del critico letterario Giacinto Spagnoletti. Lui, invece aveva 27 anni, ed era già sposato con Fausta Chiaruttini e aveva una bambina, Lietta.

Il matrimonio breve e infelice dell’uomo non impedì il nascere di una tormentata relazione tra i due, testimoniato dalla stessa poetessa che gli dedicò la sua prima raccolta poetica, “La presenza di Orfeo”, nella quale si immedesima nella ninfa Euridice e identifica Manganelli con il pastore Orfeo.

I due dialogavano clandestinamente per ore, affrontando temi inerenti alla poesia, alla morte e alla follia. La relazione si interromperà bruscamente quando Manganelli otterrà il divorzio da Fausta Chiaruttini e si trasferirà a Roma, dove avrà inizio la sua carriera come letterato di spicco nel panorama italiano. Alda è disperata, ma riesce a risollevarsi, come sempre farà nella vita.

Alda Merini ed Ettore Carniti

Terminata la difficile relazione con Giorgio Manganelli, il 9 agosto 1953 Alda Merini sposa Ettore Carniti, operaio e sindacalista, in seguito proprietario di alcune panetterie di Milano. Così la Merini lo racconta nella sua biografia ufficiale

“Era un operaio, è morto nel 1983, un lavoratore. Si chiamava Ettore Carniti, io sono zia del sindacalista Pierre Carniti e anche mio marito era sindacalista. Un bell’uomo. Ho avuto quattro figlie da lui. Andavamo a mangiare la minestra da mia madre perché lui non aveva ancora un lavoro. Poi abbiamo preso una panetteria in via Lipari, non è che proprio facevamo il pane, era solo una rivenditoria. Mi chiamavano la fornaretta. Ho avuto la mia prima bambina nel 1955, Emanuela, poi nel 1958 è nata anche Flavia. Avevo 36 anni quando è nata la mia ultima figlia, Simona, e prima ancora era arrivata Barbara.”

Poco incline a capire e a condividere la sua passione per la poesia, Ettore era molto diverso da Alda. Così la donna provava a essere moglie e madre secondo tradizione, ma la sua natura è diversa. Lei ed Ettore litigavano spesso. A questo si aggiunge che l’attenzione del mondo letterario nei suoi confronti sta scemando e Alda non riesce a trovare nessuno che pubblichi le sue nuove raccolte di poesie. Pian piano precipita nella psicosi fino al giorno in cui, dopo una grave crisi di nervi, il marito la fa ricoverare.

Il rapporto con Enzo Gabrici

Tra un ricovero e l’altro, Alda Merini rimase in manicomio per ben dieci anni. Anni di buio, sofferenza, in cui subisce umiliazioni, maltrattamenti, viene sottoposta a elettroshock e barbiturici. In manicomio la poetessa è stata privata di ogni umanità e di qualsiasi contatto con il mondo, ma soprattutto di quello che le aveva sempre permesso di andare avanti e di trovare la forza in sé stessa: la scrittura. 

A salvarla è stato il rapporto con il dottor Enzo Gabrici, lo psichiatra che l’ha avuta in cura. È lui a spingerla a riprendere l’attività poetica dopo anni di silenzio, regalandole ciò di cui aveva bisogno urgente: una macchina da scrivere.  Così Alda, attraverso le parole che bruciano la pesantezza della vita, scrivendo è riuscita a trasfigurare il dolore e la malattia, vincendoli.

Così la Merini ha raccontato il primo incontro con il Dottor Gabrici nel libro “L’altra verità. Diario di una diversa”:

“Un giorno un medico comparve nella nostra sala. Era ben vestito, aveva modi educati, e mi guardò a lungo. Era anche un bell’uomo. Mi domandò chi fossi. Ma non gli risposi.”

“Vuoi venire nel mio studio?” mi disse. Io annuii e cominciò la cosiddetta “psicoterapia”, fatta con lui e con estremo amore da parte di quell’uomo, che forse fu il mio salvatore”.

La Merini ha voluto esprimere tutta la sua riconoscenza verso l’uomo scrivendo una serie di scritti, poesie esortazioni o semplici pensieri indirizzati al “dottor G.”, come lo chiama nelle lettere, ritrovate dopo trent’anni e raccolte nel libro “Lettere al Dottor G.”

Il matrimonio con Michele Pierri

Il 7 luglio 1983 morì il marito. Rimasta vedova e in uno stato psichico ancora debole, la Merini cominciò un’amicizia comunicando comunicare telefonicamente con l’anziano poeta Michele Pierri che, in quel difficile periodo di ritorno nel mondo letterario, aveva dimostrato di apprezzare le sue poesie.

L’intesa fra i due si fece sempre più forte, malgrado i trent’anni e la distanza che li separano: così nel 1983 Alda Merini decise di sposare Michele, solo con rito religioso, e di trasferirsi a Taranto dove vi rimase per circa quattro anni.

È curata e protetta dal marito, che prima di andare in pensione era un medico, ex primario di Cardiologia all’ospedale SS. Annunziata. In questo periodo, riprende l’ispirazione poetica scrivendo diverse poesie-ritratti e porta termine il libro “L’altra verità. Diario di una diversa”.

Ma la felicità, anche questa volta, non dura a lungo: l’aggravarsi delle condizioni di salute di Pierri divenne pretesto per i figli del medico-poeta, da sempre contrari al loro matrimonio, per allontanare la Merini.Questo, insieme alla morte dell’uomo giunta poco dopo, le provoca un profondo stato depressivo che la riporterà a vivere nuovamente le torture e gli orrori dell’ospedale psichiatrico, questa volta di Taranto.

Rientrata a Milano, Alda non si dà per vinta e diventò, come tutti sappiamo, una delle figure di riferimento della vita culturale italiana.

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