Spiagge al limite – Racconto di Elisabetta Bignami

17 Agosto 2018

La pelle sudata e lucida si riflette nella penombra del bagno della spiaggia, l’aria umida e la luce che penetra da una finestrella sopra la porta risalta la dimensione intima dell’ambiente. I miei occhi verdi risaltano sullo specchio mentre mi lavo le mani e sembra che mi chiedano di fermarmi

Spiagge al limite - Racconto di Elisabetta Bignami

La pelle sudata e lucida si riflette nella penombra del bagno della spiaggia, l’aria umida e la luce che penetra da una finestrella sopra la porta risalta la dimensione intima dell’ambiente. I miei occhi verdi risaltano sullo specchio mentre mi lavo le mani e sembra che mi chiedano di fermarmi a guardare, io mi affretto e sento che ho paura del mio sguardo ho paura di quello che potrei ammettere ho paura di quello che potrebbero svelarmi. Stamattina siamo arrivate presto alle 9.30 la spiaggia era ancora semi vuota e il mare inaspettatamente agitato e il vento inaspettatamente forte.

Dopo una giornata da 36 gradi con l’umidità altissima oggi non potevamo rimanere a casa a vegetare un altro giorno; la partenza ancora un po’ addormentata è stata tranquilla il traffico e la coda assente ma al posto della brezza a cui siamo abituate in questa spiaggia, non potevamo pensare di trovare un mare così agitato e un vento così insolente.

Questo significa che,oggi, non riusciremo a riposare e che, non riusciremo a continuare la nostra mollezza estiva; mentre ritorno al tavolo penso che vorrei almeno un sorso del tuo cappuccino, ma appena ti intravedo tra le foglie delle piante del bar, vedo la tazza rivoltata sulla tua faccia! Tutto in un sorso…come ogni cibo o bevanda che ti capita a tiro. Mi siedo e con la tua voce eccessivamente alta e allarmante mi dici Ma c’è un gran vento io non so se riesco a rimanere fino a pranzo insomma io non so se ce la faccio, “io non so se ce la faccio” è la tua frase ricorrente è il ritornello della tua personalissima e privatissima canzone. Lara nessuno è mai morto di vento e se ci dà fastidio ritorniamo anche tra un’ora o tra due ore, poi per favore parla piano perché ci sento benissimo e non vedi che a quest’ora sono un po’ tutti addormentati?

Il bar del bagno è popolato di qualche famigliola che fa colazione le sedie in vimini i divanetti con i rivestimenti leopardati o zebrati sono ancora in ordine e il rumore del mare il vento tra gli arbusti delle dune qui vicino sono i pochi rumori di questo orario. Mi ricordo quando negli anni passati questo posto ancora non aveva questo tipo di arredo, non era ancora frequentato come ora, e come dei pionieri venivamo fino a qui, sprezzanti dei bagni alla moda e con la musica da discoteca eravamo tra i pochi frequentatori di questo ultimo bar al limite del lido e al confine con quella terra di nessuno litigata tra due provincie che rimane impervia selvaggia e desolata. Ci sentivamo un po’ ribelli e un po’ poeti le poche grigliate o le feste organizzate erano sempre tra amici del nostro genere un po’ fuori dagli schemi della città un po’ al limite dello strano.

Che dici ci avviamo? Ci avviamo verso la spiaggia libera, i nostri piedi affondano nella sabbia già calda Cavolo che fatica, Lara stiamo solo facendo qualche passo ci troviamo un posto non troppo lontano dal bar che ne dici? Si si non troppo lontano perché io ho già male alle gambe. Ci sistemiamo a 50 metri dalla battigia in una piccola insenatura della duna presumibilmente per sentire meno il vento. Fatichiamo un po’ a distendere i teli perché in un attimo tutto vola via finalmente ce la facciamo e ti vedo distesa con la tua panciona all’aria, i tuoi occhiali scuri di Armani il viso gaudente ma inesorabile Speriamo di non prenderci la febbre!! Lara ci saranno almeno 30 gradi c’è solo molto vento! Inizio a guardarmi intorno a percepire gli odori antichi e i ricordi che riemergono questa spiaggia mi ha sempre fatto sentire a casa, a posto, in ordine con me stessa, questa spiaggia è meglio di un riequilibrio energetico a pagamento.

 

Elisabetta Bignami

 

 

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