Il suono del mare era sempre lo stesso, ma ogni volta che lo sentivo provavo uno stupore nuovo, in qualche modo diverso dalla volta precedente e sempre maggiore in intensitร . Non รจ come quando il cuore batte piรน veloce, ma piรน forteโฆ con una contrazione piรน profonda. Era come essere chiamati allโinterno, in quella parte di noi che non ha nome, nรฉ volto, nรฉ sangue, ma รจ il nostro nome, il nostro volto, il nostro sangue.
Le persone che nascono a mare non riescono a starvi lontane a lungo, perchรฉ sono fatte di mare e al mare tornano continuamente.
Quel pomeriggio le onde si infrangevano sulla sabbia con decisione, ma senza alcuna veemenza, tirava un vento appena percepibile e tuttavia lโodore del sale arrivava prepotente dalle narici fin dentro i polmoni e viaggiava su e giรน per le vene, mischiato a quello della terra e al respiro degli alberi. Per arrivare al mare, in quel punto, bisognava percorrere una strada sterrata e attraversare il bosco antistante la spiaggia.
Il mare, la terra ed il cielo. La loro musica, il loro profumo e i loro colori. Tutti insieme, in un tratto di terra di non piรน di trecento metri di percorso, in cui, inermi, i miei sensi si abbandonavano a quella strana sensazione tra inquietudine e piacere.
Mi sfilai le scarpe e cominciai a camminare sulla sabbia. Erano circa le quattro del pomeriggio, il sole era ancora alto e forte, la spiaggia desolata quasi come sempre. Nuda, silenziosa e selvaggia come anche io lรฌ potevo essere.
Lui era lรฌ, seduto sul tronco di un albero, con un paio di pantaloni blu laceri, una larga camicia bianca profondamente sbottonata, i piedi immersi nella sabbia, le mani lentamente incrociate lโun lโaltra e lo sguardo dritto e forte verso il mare.
Accanto a sรฉ la sua modesta barca blu, bianca e rossa.
La prima volta lo vidi venire dal mare. La luce dellโalba illuminava, appena roseggiante, i contorni delle cose: quasi arrivato alla riva, scese col suo possente fisico dalla barca. Nonostante lโanziana etร , Seppia โ cosรฌ si faceva chiamare – aveva una presenza statuaria: gambe robuste, non un filo di pancia, una schiena grande scolpita dal lavoro di una vita, la pelle tirata dal sale ed ambratissima, tipica di chi vive sempre a mare e che faceva oltremodo spiccare i peli bianchi che gli ricoprivano il petto e gli occhi di un azzurro vivissimo.
Trascinรฒ la barca sulla sabbia, mi guardรฒ e si sedette accanto a me. Guardai attentamente le sue mani da pescatore: grosse, incallite, intente a snodare con pazienza la trama delle reti. Quel lavoro che profuma di mare, che colora di buio sotto un tetto di stelle, che ha il suono del silenzio al largo. Quando un pescatore torna al suo porto, all’alba, dopo una notte di lavoro, la sua fatica sa di sale ed รจ molto piรน pieno della sua rete: giacchรฉ, come da sempre accade, il mare da all’uomo molto di piรน di quello che l’uomo prende dal mare.
Come quella mattina che lo conobbi, quel pomeriggio restammo in silenzio a lungo. Seppia non era un uomo di tante parole.
Non sapevo molto della sua vita, da dove venisse, se avesse abitato sempre lร , in quella cascina vicino al mare o se fosse scappato da una vita completamente diversa. E nemmeno lui sapeva molto di me. Eppure ciascuno aveva โsentitoโ lโaltro ed entrambi avevamo capito quanto bastasse sapere.
A volte le cose non dette mettono in comunicazione le persone piรน di quanto si pensi; e senza sapere bene nรฉ come, nรฉ precisamente quando ci si mostra e disinfetta le ferite a vicenda.
Seppia non credeva agli incontri โper casoโ. Neanche quel mare dove adesso viveva era stato per caso. A volte le persone e i luoghi si confondono come il mare col cielo allโorizzonte. Seppia era quel luogo e quel luogo era Seppia.
โVediโ mi disse โil fondo del mare non รจ tutto uguale. Cโรจ dove รจ sabbioso, dove roccioso, dove รจ piรน basso, dove รจ piรน profondo.. dove รจ limpido, dove si fa scuro, quasi nero. Le parti piรน belle sono ben nascoste, ma sono anche quelle piรน difficilmente accessibili e piรน pericolose, a volte.
Noi nascondiamo le nostre ferite perchรฉ bruciano, perchรฉ ci fanno male o perchรฉ ne abbiamo vergogna. E quando qualcuno prova a disinfettarle inevitabilmente ci scansiamo, lo odiamo e ingaggiamo una lotta a perdere. Ma quello che puรฒ uscire dalla fessura di una ferita, ti assicuro che รจ molto potente. E anche molto bello.
Il punto รจ che le ferite, guariscono davvero quando le lasci allโaria aperta, esposte. Piรน una ferita รจ profonda, piรน cose nasconde.. se lasci che si infetti dellโodio e del rancore che provi ti sarร molto difficile accedere alle cose belle che puรฒ generareโ.
Non avevo mai pensato a una ferita come un dono, ma solo come un terribile ed ingiusto peso. Tutte le persone in fondo ne hanno almeno una abbastanza profonda perchรฉ sโinfetti, e tutta la loro vita dipende non dal fatto che lโhanno riportata, ma solo da come la trattano.
Seppia ne era uscito una persona migliore.
โSe sei confusa vai piano ma avanza. I cambiamenti stancano, ma una volta avvenuti rilasciano nuova energia, rinnovano. E piรน sono apparentemente silenziosi, piรน rivoluzionano. Non opporre resistenzaโ.
Seppia trascinรฒ la sua barca in mare e si allontanรฒ.
Nutriva un amore infinito per quel luogo, ma sempre trattenuto con pudore, come a proteggerlo.
Quel pomeriggio fu lโultima volta che ci parlammo, con le parole almeno.
Oggi torno ancora lรฌ.
Io non so cosa mi succeda in quel posto, so solo che tutto quello che lรฌ accade rimbomba dritto nel mio cuore.. tutto quello che lรฌ sento, risuona dentro come battito. Ecco, il punto รจ che lรฌ, in mezzo a quella natura, in mezzo a quei colori, in mezzo a quegli odori, riesco a sentire il mio battito. Riesco a sentire me e a riconoscermi. Quella terra รจ fatta di me e io sono fatta di lei. Fino al pianto, fino al sorriso. Lei sa tutto e conserva i miei momenti piรน veri. Custode del mio cuore.
Emanuela Di Fede