Sei qui: Home » Racconti » Ri-sottometto – Racconto di Letizia Jaccheri

Ri-sottometto – Racconto di Letizia Jaccheri

Estate 1982, l’Italia ha vinto i mondiali. I ragazzi guidano i motorini, ridono e strombazzano. I piu audaci fanno il bagno nella fontana di Piazza della Stazione. Marco arriva in città. Ha 20 anni e si è iscritto all’università. Passeggiando per il Corso potrebbe incontrare Elena, ragazza con gli occhi all’insù che ride piegandosi in due e poi piange; che nuota per chilometri e corre e fuma le Merit. Si potrebbero incontrare in birreria in Piazza della Berlina, o all’uscita dal cinema o in una delle due discoteche della cittadina. Mi immagino lei che va da lui il pomeriggio e fanno l’amore nel lettino a una piazza di lui. Vedo lei che marina la scuola, la sua terza liceo classico e loro due sul treno per Firenze. Lei gli fa vedere Lucca e Siena si litigano quando lui e’ geloso deisuoi compagni di scuola, i ragazzi della terza C, tutti innamorati un po’ di Elena.

Ma Marco e Elena si sfiorano soltanto. Quattro anni più tardi frequentano lo stesso corso di progettazione del software, in un’aula cadente e antica dell’Università di Pisa. Elena ride e penso a Marco che la guarda e le parla e le chiede gli appunti. Elena ha un fidanzato che sostiene che tutti restano stregati dallo sguardo e dalla risata di Elena. Ma questo non è vero in assoluto perché’ gli elettroni dello sguardo di Elena e i suoni della sua risata non arrivano a Marco.

Elena e Marco si laureano lo stesso torrido giorno di luglio, alla fine degli anni 80, quando il muro di Berlino sta per cadere, il programma Erasmus sta per iniziare e il mondo sta per diventare globale. Partono tutti e due per il nord, lui per Milano e lei per Torino. E poi tutti e due per l’estero. Lui sposa, come già Soldati, una moglie Americana. Lei sposa un ragazzo scandinavo dagli occhi blu. Ambedue confondono l’innamoramento per un paese con quello per un partner. Elena e Marco sono forti e spaesati, soli e legati ai loro rispettivi bambini, emigrati e coraggiosi.

E’ Ferragosto, non si festeggia Ferragosto nei paesi di Marco e Elena. Elena posta una foto della sua scrivania a ferragosto. Subito riceve un messaggio di Marco, che gentile, spiritoso e malinconico entra nella sua vita. Elena e Marco si scrivono e si telefonano da subito ogni giorno per due anni. Iniziano a chiamarsi amore dopo due anni e allora decidono di vedersi. Ci sono voluti 30 anni per incontrarsi e 2 anni per sciogliere la pesantezza delle responsabilità di bambini, case enormi che ghiacciano di inverno, lavori impegnativi, matrimoni più infelici della media. Ci vogliono due minuti per riconoscersi e baciarsi e spogliarsi in una piccola stanza di un hotel di una calda, sconosciuta capitale europea. Due giorni insieme e Elena, la buffa forte donna toscana e scandinava, si ritrova con un mal di cuore da fragile donna di operetta che la porta all’ospedale, alle medicine, a piangere davanti al marito, ai suoi studenti e ai suoi bambini. Sembra Anna Karenina dei tempi dei social

Elena e Marco leggono gli stessi libri e ascoltano le stesse canzoni. Si aggiornano sui dettagli insignificanti delle loro vite familiari e lavorative a colpi di sms, di email, di skype, di telefonate tradizionali, di scatole di cioccolatini, di risate e di pianti. Vedono gli stessi film masterizzati e scambiati. Si incontrano 3 volte in 7 mesi. 2 giorni e 2 notti moltiplicati per 3. 6 giorni e 6 notti. Chiacchierano dei tempi passati e dei loro bambini e fanno l’amore e camminano per le strade delle capitali che raggiungono con voli low cost.

Elena e Marco passano un inverno in cui non si vedono mai. L’ansia delle bugie raccontate l’ha paralizzata. Smettono senza rifletterci di leggere gli stessi libri. Lei vorrebbe arrabbiarsi ma pensa che lui ha già una moglie che si arrabbia. Lei dovrebbe dire – Marco così non va stiamo diventando peggio di due sposi. Dovrebbe dire – Marco tu non mi ascolti più non mi ami più. Lei dovrebbe dire – Marco, voglio il tuo numero dell’ufficio, non è giusto che io non posso mai trovarti, ora che non usi piu’ skype, io se ho bisogno non ti trovo. Elena non dice niente di questo. Si limita a constatare che Marco non è più innamorato.

E’ passato un anno, è di nuovo estate, una bianca sera di estate nordica, Elena incontra un uomo italiano con le mani belle e gli occhi che luccicano, che corre, che suona il piano, che legge, che nuota e che ride. Elena passa tre notti con lui, e non puo’ mentire a Marco. 35 anni dal loro primo sfiorarsi, Elena e Marco si perdono. Dopo un anno di parole telefonate sospiri film e baci, Elena e Marco non sono piu’ ElenaeMarco. L’estate e’ finita. Restano 6 notti non dormite e tante parole scritte e archiviate e canzoni e film, mescolati su calcolatori vecchi e nuovi.
Resta tutto uguale e tutto cambiato per sempre.

“Scusami caro se ho usato la nostra canzone per una nuova relazione”
(Stefano Benni).

 

Letizia Jaccheri

 

 

© Riproduzione Riservata