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La casa imperfetta – Racconto di Marisca Nardì

L’unica donna di casa, con le due chiavi per entrarci e alla quale era stato dato il permesso di girondolare solo ed esclusivamente in alcune ore prestabilite, era da anni, la signora Giovanna.

Quando si incontravano fortuitamente, nella stessa stanza e quando finalmente, riusciva a ricordare di chiederle alcune mansioni da svolgere, la signora Giovanna, lo ascoltava ma non voleva intendere quello che avrebbe dovuto fare su gentile ordine del suo giovane padrone.

“Maledizione!” pensava, chiudendosi alle spalle il cancello di casa.

“Presto sarà estate e non dovrò più lottare con lei per quei miei maglioni incassettati”.

“Stirare, lavare, portare i bimbi a scuola e cucinare sarà possibile avere tutto questo o dovrò delegare come tutti una DONNA a fissa ospitalità, alla quale dovrò concedere almeno mezza giornata di luce solare ascoltando le sue richieste spicciole, inoltre, sentire urlare le sue pretese come diritti dovuti!?”

Ogni notte, al ritorno, dopo una giornata di lavoro e comunque, sempre solo e dopo i suoi giri di perlustrazione e di ricerca di nuove sensazioni, non  rammentava mai nessun viso per cui potesse osare appieno la sua natura. Dunque, nessun rammarico alla fine della giornata.

E, non ricordare neppure al mattino dopo, lo incoraggiava a svegliarsi.

Salì sulla sua auto, danneggiata ancora una volta, parcheggiata lì a quell’incrocio di casa sua.

Una casa imperfetta che prima o poi avrebbe mercanteggiato con una open-space house, con annesso un open-space garage per la sua moto.

Così, si avviò su per il viale, addentrandosi nella gabbia degli omini che tra loro giocavano e litigavano per un tozzo di pane.

E, ricordò di avere sentito dire:

“Ti accorgerai che non esiste tempo per un desiderio che possiedi già nell’animo”.

Diede più gas alla sua guida e disse: vedrai amico mio! Vedrai.

 

Marisca Nardì

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