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Guatemala – Racconto di Franca Meazza

Mercato: città del Guatemala

Chi mi conosce sa che amo viaggiare, adoro conoscere posti e realtà nuove. Colgo ogni occasione per potermi immergere nella quotidianità di un paese diverso dal mio e con avidità cerco di scoprire e comprendere il più possibile i suoi usi e costumi.

Purtroppo però il tempo è sempre poco e le cose che vorrei fare sono sempre tantissime ma, ho scoperto che IL MERCATO è una tappa alla quale non posso proprio rinunciare.
Sono convinta che passeggiare per le vie che lo attraversano, ammirare i prodotti locali, osservare le persone che lo frequentano e lasciarsi inebriare dei colori e profumi che lo caratterizzano è un’esperienza davvero unica.

In tutti i viaggi che ho fatto non ho mai saltato questo appuntamento e ne sono sempre rimasta molto colpita e affascinata anche da quelli dai “colori e sapori” più vividi.

Vi confesso che anche questa volta non sono rimasta delusa, ma a dir la verità, non so se ero davvero pronta a ciò che ho visto e vissuto perché questa volta, non ero solo una turista curiosa!

Ma procediamo con ordine…

Cquilapa – 7 agosto 2016

Qui la vita comincia davvero presto…

Ore 4:15
In lontananza suona una sveglia e i miei occhi si aprono quanto basta per  capire che il rumore non arriva dal mio comodino ma dalla stanza accanto: è la sveglia di Suor Ilse e non suonerà una seconda volta!
Non è come la mia sveglia che ha il “ritarda” per lasciarmi godere di quei 5 minuti in più di coccole fra le lenzuola prima del risveglio definitivo.
La sveglia di Suor Ilse suona 1 volta sola e poco dopo la piccola suora (sia chiaro che intendo solo per la statura e non certo per il suo spirito e forza d’animo) salta subito in piedi e immediatamente si affaccenda per dare inizio ad una nuova e di certo faticosa giornata.
Io invece mi giro sull’altro lato con tutta l’intenzione di attendere che suoni la mia sveglia e il mio tanto amato “ritarda” per poi alzarmi.

Ore 4:45
I piccoli passi super affaccendati di Suor Ilse spezzano il mio rito mattutino, scuotendo la mia coscienza e la mia pigrizia, così decido di alzarmi in anticipo rispetto alla sveglia.

Ore 5:15
Lavata, pulita e profumata.
Pronta per il giro al mercato!
Che emozione io adoro il mercato…

Ore 6:00
Dopo una veloce colazione: tutti a bordo, si parte!
Destinazione: mercato Segma!
Ci dividiamo in due gruppi uno prenderà la frutta e l’altro la verdura ma in due mercati differenti.

Mi sarebbe piaciuto accompagnare Suor Ilse in questa avventura, per vederla all’opera ma Maria è già bella comoda sul pulmino e non sembra disposta a fare cambio.
Va bhe… Poco male!
Nell’altro gruppo ci sono le postulanti che mi stanno molto simpatiche e poi abbiamo il camion blu aperto.

Sarà comunque divertente!

Con il mio grande spirito di avventura salto sul retro del camion assieme alle 2 postulanti e alle 2 bambine che ci accompagnano e lascio il posto in cabina alle suore che, per questa mia strana preferenza, mi guardano stupite ma contente.

Che emozione è da quando sono arrivata in Guatemala che vedo tutti viaggiare così e oggi tocca a me!

Ore 6:10 (o forse meno…)
Dieci minuti!
Sono bastati solo 10 min., o forse meno, per farmi comprendere lo stupore, che ho visto alla partenza, sul volto delle suore.
Le strade sono un disastro piene di fosse e tutte sconnesse.
Ogni buca ti fa sbattere contro le sbarre del cassone che non sono certo di pelle o stoffa imbottita ma di ferro duro che non si adatta al tuo corpo per attutire i colpi, anzi…
E… il sedile?
Sedile?
Siamo su un camion non c’è il sedile!!

Sono seduta su un grosso sacco di juta imbottito, non è certo un trono ma è abbastanza comodo.
“Sono state brave a farlo…”, ho pensato durante il viaggio, “chissà cos’hanno messo all’interno per renderlo così comodo…”

Ore 7:30
Tempo un’ora e mezza fra botte varie, sniffate di smog e traffico impazzito e la mia curiosità viene soddisfatta!
Arrivate al mercato, il grande sacco su cui mi ero seduta viene aperto e da li sono usciti mille altri sacchi, sacchetti e sacchettini per la questua.
Si avete capito bene!
Al mercato non si va a comprare a prezzi convenienti ma si va ad elemosinare e a raccogliere il cibo che ti regalano.

Ore 7:45

Per me è comunque tutto nuovo ed entusiasmante.
Un po spaesata, comincio a camminare e guardandomi in giro mi rendo subito conto che il posto è enorme e un po caotico.
Qualche commerciante sonnecchia, qualcun’altro strilla per attirare l’attenzione, altri invece lavorano per pulire o sbucciare la loro merce per renderla più appetibile.

Rubo qualche velocissimo scatto fotografico senza dare troppo nell’occhio perchè il mio iPhone anche se non di ultima generazione potrebbe crearmi un sacco di guai.
Certo è che i miei vestiti non  mi aiutano nel camuffamento.
Per quanto io, questa mattina, abbia scelto di vestirmi con gli abiti più umili che avevo in valigia di certo non comunicano povertà e miseria.
Tutt’altro…
Mi sento fuori luogo e temo che la mia presenza non aiuti molto la raccolta.
Ma le suore sono ben felici di avermi al seguito e dell’aiuto che darò nella raccolta.

Qui è pieno di tante belle cose: cose da mangiare dall’aspetto veramente invitante.
Patate, peperoni, melanzane, zucchine rotonde, carote giganti, pomodori rossi fuoco, frutti esotici di tutti i colori e forme, ecc…
Tutta frutta e verdura dall’aspetto sanissimo e dalle dimensioni molto generose!
Il Guatemala è tutta zona vulcanica ottima per la coltivazione.
Mamma mia… non ho mai visto così tanta bella frutta e verdura in vita mia, solo a guardarla viene voglia di mangiarla è detto da me che faccio fatica a mangiarla è tutto dire!

Ore 7:46
Il mio sogno viene subito infranto ..
La merce a noi destinata non è certo quella che tanto ho ammirato: è quella negli angoli un po raggrinzita, un po passata, schiacciata, battuta e ai me anche ammuffita!
Si, ammuffita!
Abbiamo preso anche quella!
Non credevo ai miei occhi, e ho fatto davvero molta fatica a mette le mani in quelle ceste di banane nere, piene di moscerini, vermicelli bianchi e muffa puzzolente.
Le abili mani delle suore e delle postulanti si mettono subito all’opera: selezionano rapidissime e con molta cura cosa prendere e cosa scartare.
Cosa era buono e cosa no.
Vi giuro che dinnanzi a quella scena mi sono paralizzata, come potevo aiutarle?
Io? Proprio io che a casa scarto tutto se appena appena un pochino molle o leggermente nero.
Come cavolo facevo a capire cosa prendere e cosa no?

Ma non avevo tempo per pensare!
La frenesia delle mie compagne e il ticchettio dei secondi mi hanno travolta come un fiume in piena e le mie mani si sono messe all’opera cercando di imitare il più possibile le loro, nel tastare, verificare e selezionare la merce fino all’ultima banana che grazie al cielo mi è arrivata fra le dita velocemente e mi ha fatto risvegliare da quell’incubo.

Per fortuna non si sono ripetute scene simili ma non avete idea della fatica che fanno e del peso che sollevano queste piccole suore, postulanti e bambine!!
E in tempi record altro che i tempi guatemaltechi sembrano delle formiche concentrate sull’obbiettivo e che lavorano come delle matte!
Fin da piccola ho sempre ammirato la laboriosità delle formiche: esseri minuscoli che trasportano briciole enormi, anche più grandi di loro e sono velocissime.
Ecco, queste suore fanno un “baffo” alle formiche!
Il tempo è poco e la fame è tanta!

Qui bisogna raccogliere il più possibile e il più velocemente possibile perché altrimenti alla domanda “ci donate qualche cosa? Si rischia di ricevere per risposta “sono già passati!” e si rimanere bocca asciutta … ma qui si rimane a bocca asciutta per davvero però!

Ore 10:30
La fatica è finita!
Qualche graffio e taglio come souvenir ma il camion è pieno.
Siamo tutte stanche ma soddisfatte del bottino anche se, a loro giudizio, un po inferiore alle altre volte.

Ho i piedi in fiamme e la gola secchissima, il sole picchia alto e i 35 gradi che ci sono non aiutano certo la ripresa.
Per fortuna non è solo mio questo malessere è quindi ci dirigiamo tutte verso un negozietto che vende bibite fresche e sneck.
Chi questo chi quello chi quell’altro e il banco si riempie ma involontariamente sento una contrattazione, delle suore, andata male  per la Coca-Cola.
Mi sembra aver capito che domani una ninia compie 15 anni ed è golosa di coca-cola.
L’idea ha fatto brillare gli occhi anche alle due bambine e alle postulanti ma purtroppo le suore vogliano desistere, è troppo cara ed è un lusso che non si possono permettere!
“No, grazie, non la prendiamo!!” E un velo di tristezza è sceso sui volti di tutti…

Quanta Coca-Cola ho bevuto nella mia vita?
Bho, non saprei quantificarla … alle feste, al pasto, con un panino o anche solo per dissetarmi e non mi sono mai chiesta o posta il problema di quanto costava e se poteva o no intaccare il mio portafoglio.
La Coca-Cola ci sarà!

Tempo “0” le bottiglie sono sul camion assieme a tutto il resto e… i sorrisi tornano sul volto di tutti!

Ore 11:00
Pronti, partenza, via!
Si riparte, destinazione: casa!
Le suore gentilmente mi chiedono se voglio stare davanti ma visto che ormai so cosa mi attende e i trucchi per viaggiare al meglio decido di stare ancora dietro.
Beh, lo spazio è decisamente inferiore rispetto all’andata ma troviamo delle sistemazioni comunque comode.

Nella prima parte del viaggio sono intenta a litigare con una tortillas e un avocado che non vuole proprio farsi mangiare ma nella seconda parte mentre la stanchezza e il sonno si sono impossessati delle mie compagne di viaggio io mi racchiudo in me stessa e mi travolge un turbinio di pensieri:
“A casa ho tutto, non mi manca nulla, faccio la spesa e compro quello che voglio senza nemmeno guardare il prezzo ed è così anche per il resto…”
“Ho mamma e papà sempre presenti e pronti ad aiutarmi in ogni momento e lo stesso vale per i miei fratelli…”
“Lavoro tanto, si è vero ma se voglio riposarmi nei week stacco da tutto e da tutti e vado dove voglio mare, montagna, lago… E chissà cos’altro posso permettermi…”

“Ma…. ma perché non sono felice e soddisfatta come in questo momento?”

“Cos’è veramente importante nella vita?”

Il mio vortice di pensieri continua ininterrotto fino a che mi assale l’irrefrenabile bisogno di scrivere questi pensieri e fissare queste sensazioni vissute oggi, così inizio a tamburellare, freneticamente, con le dita sul telefono che è l’unica cosa che ho con me e che mi può aiutare in questa impresa…

Scrivo fin che la batteria regge e quando il telefono si spegne siamo ormai vicini all’hogar.

Che bello siamo arrivate!

Ma l’avventura che pensavo ormai finita continua… e continua a stupirmi..

Ore 12:30
Ecco che imbocchiamo la piccola stradina che ci porta all’hogar.
Ancora 2 minuti e arriviamo..
La stradina è in salita e completamente sterrata ma non è la cosa più strana ormai avete capito come sono le strade in Guatemala.
La cosa che non sapete è chi sono i vicini di casa delle nostre suore.
Vediamo se riesco a farvi indovinare…
Salendo si incontrano guardie armate fino ai denti anzi fin sopra i capelli che ci scrutano e ci osservano con fare indagatorio.
Penso che l’attenzione sia posta soprattutto su di me visto che sono una faccia nuova…

Non avete ancora capito?
Ok, vi aiuto: è un carcere di massima sicurezza ovvero il carcere che per eccellenza  detiene la “peggior feccia” del Guatemala (l’altra notte, all’interno, c’è stata anche una sparatoria, sono morti in tre e in questi giorni si teme che ci possa essere un assalto al carcere)
Buffo vero?
Di qua dal muro il peggio che si possa trovare e di là dei veri angeli custodi non solo per le bambine abbandonate ma anche per tutta la gente poverissima del paese che vengono qui a chiedere aiuto è un pezzo di pane.

Ma.. proseguiamo… di questo ve ne parlerò dopo…

Passiamo i vari controlli, e arriviamo davanti al portone verde dove c’è la scritta “hogar della Nina”, suoniamo il clacson, entriamo velocemente ed ecco che si chiude il portone alle nostre spalle.
Finalmente arrivate!

Ore 12:35
Il salone, la cucina e ogni dove è pieno di frutta, l’altro gruppo è già arrivato e il bottino è abbondante!
Ho adocchiato una cesta di manghi che non vedo l’ora di addentare e non sembrano nemmeno mal ridotti, mi sa che sono già stati ulteriormente selezionati.

Ecco che arrivano anche le altre suore e tutto è pronto per il pranzo!
Che bello non vedo l’ora di mangiare, farmi una doccia e buttarmi sul letto a riposare.

Ore 1:15
Pancia mia ti sei proprio “fatta capanna”!!!
Frittatina e tre deliziosi manghi, ma che spettacolo!!
Sono stata ripagata di tutta la fatica fatta, adesso lavo i piatti e poi non vedo l’ora di rilassarmi!!

Ore 1:30
Ma… Ma…
Non ci credo!!!
Cosa vedono i miei occhi???
No, sono già tutte il cucina a tagliuzzare, smembrare, dividere e selezionare !!!
No!! Nemmeno un caffè triplo mi può aiutare, tanto più che qui è solo acqua sporca…

Il mio caro letto attenderà!

Ore 2:00
Con tanta rassegnazione e buona volontà mi avvicino a Suor Ilse e le chiedo cosa posso fare.
Lei si volta e mi indica un cesto pieno di papaia , anguria, melone e mi dice che c’è da dare la frutta alle bambine.
ok, al lavoro!

Le mie piccole pesti sono già la ad aspettarmi pronte a riempirmi di baci e a strapparmi coccole, ma oggi io ho una missione: svuotare completamente il catino (si, il catino!) con la frutta!!
Non c’è bisogno di dire nulla, sono già pronte in fila, ordinate e pazienti.
Nessuno fa i capricci o strilla, solo le più piccole si fanno coccolare un po con il classico  “Brum Brum .. Ciuff ciuff .. Din don..” ma penso di averne più bisogno io che loro perché qui si mangia tutto e fino all’ultima briciola senza bisogno di pregare o trovare escamotage.
Com’è invece normale che sia il grosso della frutta è finito nella pancia ma una buona parte anche sulle magliette e soprattutto fra le mani e in faccia…
Ah dimenticavo…
Qui molti alimenti si mangiano con le mani!
Quindi schivando abbracci e baci le porto tutte al lavatoio per una bella rinfrescata.
Ma anche qui non c’è bisogno di dire o fare nulla, sanno già molto bene cosa è come devono fare, sono più che autonome!
Anche le piccole sanno dove prendere lo sgabello per arrivare al lavandino.
Lavate e pulite, si riparte a giocare!

Ore 15:00
Il gioco si fa lungo ed è strano perché a quest’ora di solito sono già a scuola da un bel pezzo ma non mi faccio troppe domande fin che scorgo, con la coda dell’occhio, in lontananza un sacco di gente nel cortile di ingresso.
Boh… chissà cosa fanno?
Continuo a passare i pastelli a cera che abbiamo portato dall’Italia ad una bambina e poi all’altra ma la mia attenzione continua a rimanere fissa su quella gente che aumenta in maniera esponenziale..

La curiosità è donna ed io non resisto proprio!
devo avvicinarmi a tutti i costi per vedere e capire cosa stanno facendo.

Mi alzo e con fare disinvolto mi avvicino e… Cosa vedono i miei occhi!!!
Le suore stanno distribuendo parte del cibo preso al mercato ai poveri, a tutti i poveri del paese!

Ecco perché, questa mattina, prendevano tutto, proprio tutto!
Questa gente non ha niente e muore di fame ma non tanto per dire.. Nel vero senso della parola!
Tra la gente non mancano anziani e bambini, sono mal ridotti con vestiti sporchi e malconci.
Le suore distribuiscono cibo a tutte le donne che riempiono il loro sacco e poi lo sollevano al di sopra della testa per trasportarlo fino a casa.

Così per tutto il pomeriggio.

Finita la distribuzione si ripulisce tutto: cucina, dispensa, giardino, corridoi, ecc…

Questa che vi ho raccontato, forse dilungandomi anche troppo e vi chiedo scusa, è solo una delle “giornate tipo” qui in Guatemala.

Queste suore dedicano la loro intera vita alle bambine, alla gente del paese e aiutano anche agli altri hogar.
Non staccano mai, non hanno ferie o altro e gli unici momenti liberi li dedicano alla preghiera.
Nessuno le aiuta, hanno  solo  noi.
Franca Meazza

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