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“Un temporale in città” (1893) di Thomas Hardy, poesia sul desiderio del magico attimo

Scopri tutta la magica intimità vissuta da Thomas Hardy e una giovane donna in "Un temporale in città", breve poesia sull'incontro inaspettato.

Un temporale in città di Thomas Hardy è una poesia che riesce a tracciare con geniale rapidità un attimo perso, il breve scorcio di un desiderio inappagato. È quell’attimo sfuggente in cui l’irrazionale può entrare nella vit di qualsiasi persona e puòm accadere qualcosa di insperato (o disperato).

Quante volta ci siamo pentiti nella vita per non aver avuto il coraggio di osare, di dichiarare le nostre emozioni, i nostri sentimenti. In Un temporale in città viene “filmato” quell’attimo assurdo che potrebbe capitare a qualsiasi persona. È rappresentato quel momento in cui le passioni e gli istinti prendono il sopravvento e il desiderio delle passioni di due esseri umani, può far accadere qualsiasi cosa.

Ritrovarsi in uno spazio “intimo” con una bella donna o un bell’uomo, potrebbe scatenare qualsiasi cosa, anche se quella persona non si conosce. In quel momento non importa quale sia l’età, l’origine, la cultura e tutti i paradigmi imposti dalla società. In quel momento, si torna alle origini, ci si ritrova “animali” e si segue il fiuto dell’istinto.

Quello che racconta Thomas Hardy è un fatto realmente accaduto, come scrive nell’Incipit della poesia, un ricordo del 1893.

Leggiamo immediatamente A Thunderstorm In Town, questo il titolo originale della poesia di Thomas Hardy, per apprezzarne il significato.

Un temporale in città di Thomas Hardy

(Una reminiscenza 1893)

Indossava un abito di “terra-cotta”,
E siamo rimasti, a causa della tempesta battente,
nella nicchia asciutta della carrozza,
anche se il cavallo si era fermato; sì, immobile
Ci sedemmo, comodi e al caldo.

Poi l’acquazzone cessò, con mio grande dolore,
e il vetro che prima aveva coperto le nostre forme
si alzò e lei uscì di corsa verso la sua porta:
L’avrei baciata se la pioggia
fosse durata un minuto di più.

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A Thunderstorm In Town, Thomas Hardy

(A Reminiscence 1893)

She wore a ‘terra-cotta’ dress,
And we stayed, because of the pelting storm,
Within the hansom’s dry recess,
Though the horse had stopped; yea, motionless
We sat on, snug and warm.

Then the downpour ceased, to my sharp sad pain,
And the glass that had screened our forms before
Flew up, and out she sprang to her door:
I should have kissed her if the rain
Had lasted a minute more.

Tutto è possibile quando il momento è quello giusto  

Un temporale in città è una poesia di Thomas Hardy che racconta, attraverso la storia di un fatto realmente accaduto all’autore britannico nel 1893, cosa può succedere quando i paradigmi sociali imposti ai rapporti tra uomo e donna, e in generale tra gli esseri umani, vengono a cadere.

Thomas Hardy è un uomo sposato di cinquant’anni e si trova in una carrozza con una bella ragazza che indossa un nuovo e attraente abito “di terra-cotta”. Evidentemente, il riferimento alla terracotta è legato al colore dell’abito della ragazza. Una tonalità calda che richiama appunto la celebre materia prima di origine italiana. Nel testo originale, la parola è scritta in italiano.

Sono arrivati a destinazione, ma, un temporale impedisce alla ragazza di uscire dal “taxi” trainato da cavalli.

L’effetto della pioggia, la sua violenza, il concetto di dover trovare rifugio creano un’inattesa intimità: il cinquatatreenne Hardy si ritrova vicinissimo a questa giovane donna, con niente più intorno.

Purtroppo, quella pioggia finisce troppo presto e l’intimità dei due torna ad essere svelata all’esterno: i vetri che prima erano appannati per la pioggia si schiariscono.

L’istinto della ragazza è impetuoso, “si alzò di scatto e uscì di corsa.” Questo istintivo fuggire via, finisce per svelare qualcosa di più profondo. Lei si era resa conto di ciò che stava per accadere. Il bacio che l’autore se fosse passato più tempo voleva dare poteva diventare realtà. Ma, la fine dell’acquazzone riesce a tutelare l’onore della giovane donna.

Chi invece finisce per rimanere frustrato è Thomas Hardy, il quale si è reso conto che tutto poteva accadere.

Il racconto malinconico di una trasgressione mancata

Nello stile che caratterizza il poeta britannico, la poesia racconta con candore l’attimo della realtà vissuto da Thomas Hardy. Le poesie di Thomas Hardy, è bene sottolineare, sono il resoconto della sua vita, con tutti i suoi difetti e tutti i suoi trionfi.

In questa poesia abbiamo il racconto di un attimo che sembra uno spot pubblicitario, un video d’autore breve, la scena di un film in cui il temporale diventa complice di un incontro casuale, fortuito, ma totalmente intrigante.

In questa poesia se ci pensiamo si può rivedere un scorcio de “L’ultimo tango a Parigi”, il film del 1972 di Bernardo Bertolucci, che capolavoro. C’è 9 settimane e ½ il film del 1986 diretto da Adrian Lyne con Mickey Rourke e Kim Basinger. Il cliché della poesia di Thomas Hardy, ovvero il ricordo di quell’attimo del 1893 è diventato il soggetto protagonista di molti capolavori.

Naturalmente, nei film citati la passione prende il sopravvento, ma, come nella poesia è l'”evento cosmico” che fa scattare la trasgressione, che fa uscire fuori il desiderio.

La poesia appare brillantemente suggestiva, perché riesce a raccontare  il desiderio, in questo caso inespresso, che riesce a creare “il momento” tra un uomo e una donna (aggiungiamo tra tutti gli esseri umani) anche se non si sono mai conosciuti.

Quello raccontato da Hardy sembra letteratura psicologico-sociale. Il poeta in due strofe, in 10 versi, riesce a spiegare cosa può succedere quando ci si ritrova soli fuori dal mondo che ci circonda e ci controlla.

In quel momento, anche se è troppo breve può accadere qualsiasi cosa. Non solo da parte dell’uomo, ma di entrambi. La fuga veloce della donna appena l’acquazzone finisce, lo dimostra.

Thomas Hardy si pente di non aver colto l’attimo. Di non aver fatto un’avance ed è frustrato dal fatto che la pioggia sia finita troppo presto.

La rapida uscita della ragazza dal taxi gli fa capire chiaramente che lei sapeva quanto fosse vulnerabile alle sue avances.

Un incontro che non era preventivato

Il desiderio, la passione dell’autore emerge già nella prima strofa, se lo si cerca. Il calore e l’intimità fanno da sottofondo, già in quell’abito che richiama appunto calore. Il cavallo è immobile e suggerisce che qualcosa sta per accadere. L’inazione è rafforzata da tutte le altre parole o frasi inattive della prima strofa: siamo rimasti, immobile, ci sedemmo.

In questa prima strofa di A Thunderstorm In Town, Thomas Hardy descrive l’esperienza di essere stato colto da un acquazzone scatenato da un temporale di passaggio. Ma è anche significativo che il verso iniziale della poesia non descriva il temporale, ma piuttosto la donna che indossa un abito “di terracotta”.

La donna diventerà un punto fermo nella seconda strofa, ma qui Hardy si concentra invece su due immagini accuratamente giustapposte che definiscono questo ricordo: la “tempesta battente” e l'”asciutto rifugio della carrozza”.

Queste immagini creano un’atmosfera che contrappone il caos violento che vive all’esterno, alla serenità dei due occupanti all’interno di quello spazio comodo, asciutto, sicuro della carrozza.

Thomas Hardy sottolinea che anche il cavallo che traina la carrozza si è fermato ed è “sì, immobile”, sottolineando ulteriormente la loro inerzia contro lo scatenarsi esterno della pioggia e del vento.

L’ultima riga della strofa si basa sull’immaginario della descrizione dell’interno della carrozza nella terza riga, dove i due compagni siedono “comodi e al caldo”, implicando una crescente intimità tra Thomas Hardy e la giovane donna.

L’incontro diventa intimo se tutto il mondo è fuori quella porta

La seconda strofa di Un temporale in città si apre con un cambiamento di atmosfera e di umore. “Poi l’acquazzone cessò”, provocando nel poeta un ‘dolore triste e acuto’.

A prima vista, i sentimenti di Thomas Hardy potrebbero sembrare paradossali. La ragione della sua disperazione si rivela quando l’intimità avvolgente che si è creata in quella carrozza, finisce per svanire immediatamente quando il temporale finisce.

L’immagine “violenta” della tempesta d’acqua è sostituita dai rapidi movimenti della ragazza, che non perde tempo a lasciare la carrozza non appena smette di piovere.

Immediatamente, il “vetro che aveva schermato le loro forme” ridiventa trasparente e la donna si dirige verso la sua porta (forse la porta d’ingresso della sua casa), lasciando il poeta da solo nella carrozza.

L’avrei baciata se la pioggia
fosse durata un minuto di più.

In questi versi c’è l’ammissione esplicita della situazione mancata, confermando l’insinuata intimità della prima strofa. Il rimpianto diventa evidente. Quell’attimo in cui tutto finiva in quell’intimo spazio, in cui il Mondo era abitato solo da lui e lei, gli istinti stavano per prendere il sopravvento.

Non c’era niente di programmato, di studiato. Il desiderio era dettato dall’attimo e l’attrazione non aveva nessun controllo. Tutto poteva essere possibile in quella “carrozza taxi”.

Il finale della poesia rivela anche l’ironia insita in questa reminiscenza. Il desiderio istintivo di fuggire dal temporale da parte dei due, finisce per intrappolarli essenzialmente insieme. Quando l’effetto isolamento finisce, è come se la razionalità riprendesse il sopravvento sugli istinti e l’inevitabile veloce separazione diventa scontata.

La pioggia cessa e la ragazza “fugge via”. Thomas Hardy rimane intontito in compagnoia della sua frustrazione: avrebbe dovuto baciarla. Il verbo che usa nel testo inglese è should, non would. Ciò implica che avrebbe certamente baciato la donna. Se avesse scritto would, avrebbe potuto o non avrebbe potuto baciarla. Sarebbe sicuramente accaduto.

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