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“Un giardino d’ottobre” (1877) di Christina Rossetti, vivace poesia sulla bellezza di chi sa resistere

Vivi la profondità dei versi di "Un giardino d'ottobre" poesia di Christina Rossetti sulla bellezza di chi mostra dignità anche nella sofferenza.

Un giardino d’ottobre di Christina Rossetti è una poesia che con assoluta delicatezza offre spazio alla fragilità e alla capacità di chi sa resistere alla maturità dell’esistenza con dignità e unicità.

Una meravigliosa metafora della vita. Il pensiero della poetessa italo-inglese evidentemente si rivolge a tutti coloro che non  hanno paura di affrontare le avversità e le sofferenze che l’esistenza pone davanti. La bellezza di queste persone non può essere scalfita in nessun modo. Nessuno mai avrà il loro “profumo”.

Un giardino d’ottobre fu pubblicata per la prima volta il 5 gennaio del 1878 nel N° 1751 della rivista statunitense Littell’s Living Age

An October Garden fu poi inserita in Poems (Poesie) raccolta di poesie di Christina Rossetti, pubblicata postuma nel 1904.

Leggiamo la poesia di Christina Rossetti per coglierne la bellezza stilistica e il profondo significato.

Un giardino d’ottobre di Christina Rossetti

Nel mio giardino d’autunno ero solita
Piangere tra le mie rose sparse;
Ahimè per quell’ultimo bocciolo di rosa che si schiude
Al languido sole e alla pioggia dell’Autunno
Quando tutto il mondo è al tramonto!
Che non ha sentito il dolce fascino di giugno,
Né ha sentito l’usignolo cantare.

Astri dal fiore largo, nella passeggiata del mio giardino,
Siete più rozzi delle rose:
Più bella, più cara è la rosa che si schiude,
Con un profumo tenue, pungente, sopra il suo gambo,
La più piccola e l’ultima che i venti freddi scoraggiano;
È una rosa, anche se la più piccola e l’ultima di tutte,
Una rosa per me anche se in autunno.

 

An October Garden, Christina Rossetti

In my Autumn garden I was fain
To mourn among my scattered roses;
Alas for that last rosebud which uncloses
To Autumn’s languid sun and rain
When all the world is on the wane!
Which has not felt the sweet constraint of June,
Nor heard the nightingale in tune.

Broad-faced asters by my garden walk,
You are but coarse compared with roses:
More choice, more dear that rosebud which uncloses,
Faint-scented, pinched, upon its stalk,
That least and last which cold winds balk;
A rose it is though least and last of all,
A rose to me though at the fall.

Una poesia dedicata alla fragile bellezza di chi sa resistere con dignità

Un giardino d’ottobre è una poesia di Christina Rossetti che mette la centro la grande forza di chi riesce a resistere. In loro ci sarà una bellezza che non avrà pari. Tutto il resto seppur all’apparenza appare più vitale, in realtà cela solo banalità.

Molte volte sono le persone più fragili, più sole, più sofferenti a dimostrare quanto è bella la vita. Malgrado, fuori sembra tramontare ogni cosa la loro “bellezza naturale” permette loro di diventare il dono più grande e più desiderato.

Christina Rossetti con questa poesia ci condivide un messaggio di grande profondità, ovvero che la forza d’animo e la solida identità permettono di affrontare le intemperie e prepararci alla fine con il dovuto stile.

La dignità è la leva che rende speciali e questa virtù la si porta dentro anche se non si in linea con ciò che appare come prevalente. Le “rose” della poesia sono persone meravigliose che molte volte non hanno vissuto nel modo migliore, non hanno avuto la fortuna di vivere le “gioie dell’estate”, ma l'”estate” la portano nella loro anima, nel loro cuore. Altrimenti non sarebbero delle rose.

Come le rose d’autunno, il sole dell’estate sarà sempre dentro coloro che si presentano agli altri per ciò che sono. La loro particolarità, il loro distinguersi sarà sempre apprezzato perché non comuni. Loro non lasciano indifferenti, perché sanno donare qualcosa di unico, immenso.

La metafora delle rose di ottobre

La poetessa italo-inglese è riuscita attraverso i suoi versi a donarci una metafora delle rose in autunno che lascia senza fiato. La poesia rivela un magico scenario autunnale in cui tutte le emozioni che vive l’autrice sembrano svelarsi proprio come il profumo di un roseto di ottobre.

C’è rimpianto, malinconia, un velo di tristezza nella poesia, ma allo stesso tempo c’è l’ammirazione e l’esaltazione di ciò che rappresenta la vera bellezza.

Christina Rossetti esordisce nella sua poesia attraverso il proprio “Io lirico” rappresentandoci il magico scenario di una giornata autunnale in cui la stessa esce come fa di solito nel suo giardino è si gode la bellezza floreale di un roseto autunnale.

Christina Rossetti fa emergere la propria emozione, quelle rose tardive cercano di resistere “Al languido sole e alla pioggia dell’Autunno”. Sono come fuori dal tempo, il loro aspetto e antico seppur giovani di età.

Le “rose sparse” cercano di sopravvivere e offrire la loro bellezza anche “quando tutto il mondo e al tramonto”. L’autunno come accade spesso in poesia, è comune nell’interpretazione della stagione che offrono molti poeti, è la metafora della maturità, dell’ultima parte della vita prima della fine dell’esistenza.

Quindi, quel roseto è l’immagine stessa di chi malgrado il periodo non si lascia coinvolgere dalla paura della morte. La forza e la bellezza di quel roseto sono vive e vegete, malgrado non sia più l’estate e non abbiano di fatto mai conosciuto ciò che hanno vissuto gli altri.

Per Christina Rossetti non è questione di bellezza esteriore, ma di qualcosa che parte dal profondo, dalla caratteristiche di queste vite che si distinguono dalle altre.

La poetessa utilizza la metafora di fiori tipici autunnali e ottobrini, ovvero gli Astri (o Aster) i quali malgrado il loro vigore e la loro evidente forza non saranno mai belli come le rose d’ottobre.

Queste come sappiamo non avranno mai la bellezza della “rosa che si schiude”, sono “più rozzi”, non avranno mai il loro profumo.

E l’autrice chiude la poesia focalizzandosi sulla più piccola e ancor più fragile di tutte le rose, “l’ultima che i venti freddi scoraggiano”.

La rosa più debole sicuramente sarà la prima a non sopravvivere all’autunno e a non conoscerà mai l’inverno. Ma lei è la preferita dalla poetessa e quella che sceglierà da raccogliere e da tenere per sé. Proprio perché non dimostrerà mai la paura di mostrarsi debole e sottomessa alla morte.

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