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“Un albero velenoso” (1794) di William Blake una potente poesia sui mali che crea la rabbia

Scopri grazie a "Un albero velenoso", la poesia di William Blake, come il dialogo e l'apertura possono evitare i pericoli della rabbia inespressa.

Un albero velenoso di William Blake una poesia sulla rabbia, sulle sue conseguenze e come può essere affrontata per non viverne gli effetti devastanti.

La rabbia ha degli effetti fortemente distruttivi per il corpo e la mente di tutti gli esseri umani. William Blake attraverso questa poesia ci offre una geniale lettura per affrontarla con la dovuta ragionevolezza.

A Poison Tree, questo il titolo originale, è una delle poesie più famose di William Blake (1757-1827). Fu pubblicata per la prima volta nel volume Songs of Experience di Blake del 1794.

Leggiamo immediatamente Un albero velenoso per apprezzarne il significato.

Un albero velenoso di William Blake

Ero arrabbiato con il mio amico;
Dissi la mia rabbia, la mia rabbia è finita.
Ero arrabbiato con il mio nemico:
Non l’ho dissi, la mia rabbia è cresciuta.

E l’ho irrigata con le mie paure,
Notte e mattina con le mie lacrime:
E l’ho illuminata con i sorrisi,
E con dolci astuti inganni.

E crebbe sia di giorno che di notte.
Finché portò una mela luminosa.
E il mio nemico la vide brillare,
E capì che era mia.

E nel mio giardino si insinuò,
Quando la notte aveva velato il campo;
Al mattino, felice, vidi;
Il mio nemico steso sotto l’albero.

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A Poison Tree, William Blake

I was angry with my friend;
I told my wrath, my wrath did end.
I was angry with my foe:
I told it not, my wrath did grow.

And I waterd it in fears,
Night & morning with my tears:
And I sunned it with smiles,
And with soft deceitful wiles.

And it grew both day and night.
Till it bore an apple bright.
And my foe beheld it shine,
And he knew that it was mine.

And into my garden stole,
When the night had veild the pole;
In the morning glad I see;
My foe outstretched beneath the tree.

Come evitare gli effetti devastanti della rabbia grazie ad una poesia

Un albero velenoso è una poesia di William Blake che utilizza un linguaggio all’apparenza semplice, com potrebbe essere una filastrocca, per descrivere gli effetti sulla persona della rabbia.

Blake invita a parlare della propria rabbia per cercare di superare gli effetti negativi. Allo stesso tempo indica il pericolo di tenere la rabbia dentro.

La metafora che utilizza William Blake per esprimere la rabbia è quella di un albero che genera mele velenose. Il nemico attratto da queste “brillanti” mele finisce per mangiarle e quindi muore.

L’interpretazione è che la rabbia quando non. viene affrontata con la dovuta “apertura” finisce quasi sempre per avere effetti distruttivi per sé stessi e per gli altri.

Parlare della rabbia aiuta sempre

In Un albero velenoso il poeta presenta un potente antidoto per sopprimere della rabbia. Esponendo chiaramente i benefici del parlare della rabbia e le conseguenze del tenere dentro di sé le emozioni negative.

La poesia suggerisce al lettore che alimentarsi della rabbia è moralmente pericoloso e porta solo ad altra rabbia o addirittura alla violenza.

Mi sembra che i fatti di cronaca finiscono per confermare, quanto con estrema semplicità William Blake ci esprime già nei primi versi della sua poesia.

Blake presenta due scenari distinti per illustrare il pericolo di reprimere la rabbia.

Nei primi due versi della poesia, il poeta inglese descrive la propria “rabbia” nei confronti di un amico. Nel momento in cui si esprimono all’amico i motivi, i contenuti della propria ira, questa magicamente finisce.

Quindi, l’umiltà, l’onestà e la franchezza, sono gli elementi principali per far svanire il “male” che coviamo dentro.

Quando non si esprime all’esterno la propria rabbia

Nei versi successivi, William Blake descrive descrive le conseguenze negative della rabbia repressa. Il poeta inizia a “raccontare” cosa succede quando non si apre alla rabbia, e si decide di tenerla dentro.

Diversamente rispetto a quanto esposto prima, William Blake, attraverso una metafora l’autore afferma di alimentare la propria rabbia come se fosse un giardino, “innaffiandola” con “paure” e “lacrime” e “illuminandola” con “falsi sorrisi” e “astuti inganni”.

Il poeta ci fa capire che in fondo quella rabbia diventa una sorta di piacere morboso. L’attenta coltivazione di “questo giardino della rabbia” implica inevitabilmente l’incapacità di andare avanti, di poter superare ciò che cova dentro.

Così come la natura che si auto-perpetua, la mente e il corpo dell’autore viene sopraffatto da costanti emozioni negative.

In un circolo vizioso la rabbia incoraggia la paura, la disperazione e l’inganno. A loro volta questi alimentano semplicemente altra rabbia.

La soppressione delle emozioni dà così inizio a un ciclo di negatività che agisce all’interno della mente, del corpo e aggredisce anche l’anima. E come se ad un certo punto si in iniziasse a convivere con un soggetto a sé stante.

La crescita dell’albero e della sua mela velenosa, tende proprio a rappresentare la repressione della rabbia, provocando una reazione a catena che rende il problema ancora più grave. Se si parlasse chiaramente con il “nemico”, come accaduto con l’amico, tutto potrebbe andare decisamente meglio.

Nel momento in cui si affrontano i problemi attraverso un dialogo civile e costruttivo, si eviterebbe di avvelenare l’albero e la mela non provocherebbe la morte fisica del nemico.

La poesia rende evidente una scelta morale: parlare e trovare soluzioni, o tacere e consentire gli effetti velenosi di vasta portata che si verificano quando le persone tengono le loro emozioni di rabbia troppo vicino al petto.

Un albero velenoso è quindi l’idea che la radice del conflitto umano derivi dall’incapacità di trovare un terreno comune attraverso una comunicazione costruttiva.

Il fatto che, alla fine della poesia, il poeta trova il nemico morto sotto l’albero, mostra il modo in cui la rabbia domina tra gli altri esseri umani.

Il poeta stesso diventa “un albero velenoso” che si nutre di rabbia e del dolore degli altri. William Blake suggerisce e mette in guardia dal fatto che la rabbia è un’emozione che consuma tutto se lasciata crescere senza abolirla dalla propria esistenza.

Una poesia che mette in scena i conflitti globali

La semplicità dei versi e l’uso di una metafora estesa, ovvero la crescita dell’albero velenoso, fa riflettere sull’amplificazione della rabbia tra i popoli, tra le generazioni, tra gli esseri umani diversi per cultura, origine, appartenenza ideologica.

Il veleno della rabbia, sembra affermare William Blake, è la causa principale della guerra e dei conflitti. Questa lettura più generale del messaggio morale della poesia è ulteriormente amplificata dalla chiara allusione tra l’albero del veleno della poesia e l’albero del giardino dell’Eden.

La stessa mela è stata la causa della “contaminazione” al male della specie umana. Bisogna evitare di far crescere questo male interiore e sociale se si vogliono evitare le gravi conseguenze che genera l’odio.

La rabbia è quindi il vero male assoluto da combattere e da scacciare sia a livello personale che sociale.

Bisogna “abbattere i muri” di quel giardino,  a favore dell’apertura e della fiducia nella capacità umana di empatia e comprensione. L’alternativa, sostiene la poesia, è molto più pericolosa.

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