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“Tre momenti” di Umberto Saba, elogio del calcio

I Mondiali in Qatar sono cominciati. Per l’occasione, condividiamo con voi “Tre momenti”, una poesia che Umberto Saba ha dedicato ad una delle sue più grandi passioni, il calcio.

Non tutti lo sanno, ma Umberto Saba, celebre poeta triestino, era un grande appassionato di calcio. Seguiva settimanalmente la sua squadra del cuore, la Triestina, e nella sua produzione poetica non mancano componimenti dedicati proprio al mondo del calcio.

E visto che in questi giorni sono cominciati i campionati Mondiali di calcio in Qatar, vogliamo proporvi “Tre momenti”, dei bellissimi versi in cui Umberto Saba racconta una partita attraverso gli occhi dello spettatore, focalizzandosi su tre situazioni: l’ingresso in campo della squadra, le sensazioni del portiere e la gioia contagiosa che si irradia dal campo agli spalti dopo il gol.

Perché, a dispetto di ciò che sta accadendo in Qatar, fra le polemiche, i tifosi fantocci pagati dal governo del paese arabo e i gravi problemi in fatto di diritti, il calcio dev’essere esattamente quello rappresentato da Umberto Saba: non un momento divisivo, bensì uno sport che unisce, che fa emozionare e sognare.

Tre momenti di Umberto Saba

Di corsa usciti a mezzo il campo, date
prima il saluto alle tribune. Poi,
quello che nasce poi
che all’altra parte vi volgete, a quella
che più nera s’accalca, non è cosa
da dirsi, non è cosa ch’abbia un nome.

Il portiere su e giù cammina come
sentinella. Il pericolo
lontano è ancora.
Ma se in un nembo s’avvicina, oh allora
una giovane fiera si accovaccia,
e all’erta spia.

Festa è nell’aria, festa in ogni via,
se per poco, che importa?
Nessun’offesa varcava la porta,
s’incrociavano grida ch’eran razzi.
La vostra gloria, undici ragazzi,
come un fiume d’amore orna Trieste

Umberto Saba

Umberto Saba è lo pseudonimo di Umberto Poli, nato nel 1883 a Trieste. Di origini ebraiche per parte di madre, il piccolo Umberto Saba viene accudito nei primi anni di vita da Peppa, una balia slovena cattolica a cui lui resterà per sempre legato. 

Quando la madre lo riprende con sé e lo allontana da Peppa, Umberto subisce un trauma che in seguito racconterà nelle sue poesie. Dopo aver trascorso alcuni anni a Padova da parenti, il giovane ritorna a Trieste e vive con la madre e le zie, in totale assenza di una figura maschile, poiché il padre aveva abbandonato la famiglia prima della nascita dello stesso Umberto Saba.

Il periodo dell’adolescenza è segnato dalla malinconia e dallo studio dei classici della letteratura. Nel 1903 si trasferisce a Pisa per frequentare alcuni corsi dell’università; inizia con le lezioni di letteratura italiana, ma ben presto li lascia per seguire quelli di archeologia, tedesco e latino. In questo periodo, viene colto per la prima volta da un attacco di nevrastenia.

Vive a Firenze, si trasferisce a Salerno per il servizio militare e infine, nel 1908, torna a Trieste, dove sposa con rito ebraico Carolina Wölfler, l’amata Lina celebrata nei suoi versi. L’anno seguente nasce Linuccia. Nel 1911 pubblica sotto pseudonimo la sua prima raccolta. Comincia per lui la carriera di poeta. Vincitore di numerosi premi, Saba non abbandonerà mai la passione per la scrittura, neanche dopo aver assistito agli orrori del XX secolo.

Nel Dopoguerra, si avvicina a Carlo Levi ed Eugenio Montale, amici a cui resterà legato fino alla morte, avvenuta nel 1957 a Gorizia, nella clinica in cui si era fatto ricoverare sperando di mitigare gli attacchi nervosi da cui era affetto.

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