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“Stringiti a me”, la poesia di Gabriele D’Annunzio da dedicare al vero amore

La fiducia, il senso di sicurezza, la sincerità. “Stringiti a me” di Gabriele D’Annunzio è un inno all’amore vero, positivo e maturo.

Stringiti a me,
abbandonati a me,
sicura.
Io non ti mancherò
e tu non mi mancherai.

Quando sai di poterti fidare ciecamente; quando tutto va a rotoli ma senti di essere in un porto sicuro, di poterti rifugiare in un abbraccio; quando la luce esterna si spegne, ma riesci a orientarti grazie alla luce emanata dal cuore.

“Stringiti a me” racconta di un amore incrollabile. Celebra la forza di un sentimento vero, autentico, capace di ogni cosa. Scopriamo la poesia in occasione dell’anniversario di nascita di Gabriele D’Annunzio.

La verità segreta degli innamorati

Con “Stringiti a me”, Gabriele D’Annunzio si rivolge direttamente alla donna amata. Gli imperativi che costellano il componimento lo rendono incisivo, potente, in grado di creare immagini e visioni. Tratta da “Il fuoco”, “Stringiti a me” è una poesia con cui l’autore invita la sua compagna ad avvicinarsi senza riserve, a fidarsi, ad aprirsi.

Perché non c’è amore vero senza la sincerità e la sicurezza. L’immagine attraverso cui D’Annunzio ricrea l’idea di un amore autentico e coinvolgente è quella dell’abbraccio iniziale. È come se, stringendosi l’uno all’altra, gli innamorati si fondessero in un solo essere, sereno anche durante le tempeste perché consapevole di essere forte e, soprattutto, protetto:

“Troveremo,
troveremo la verità segreta
su cui il nostro amore
potrà riposare per sempre,
immutabile”.

“Stringiti a me” è un inno all’amore vero e all’affidarsi all’altro alla ricerca di quell’equilibrio che sa un po’ di verità segreta e che costituisce la chiave di un amore sano, maturo e consapevole:

“Troveremo,
troveremo la verità segreta
su cui il nostro amore
potrà riposare per sempre,
immutabile”.

“Stringiti a me” di Gabriele D’Annunzio

Stringiti a me,
abbandonati a me,
sicura.
Io non ti mancherò
e tu non mi mancherai.

Troveremo,
troveremo la verità segreta
su cui il nostro amore
potrà riposare per sempre,
immutabile.

Non ti chiudere a me,
non soffrire sola,
non nascondermi il tuo tormento!

Parlami,
quando il cuore
ti si gonfia di pena.

Lasciami sperare
che io potrei consolarti.
Nulla sia taciuto fra noi
e nulla sia celato.

Oso ricordarti un patto
che tu medesima hai posto.

Parlami
e ti risponderò
sempre senza mentire.

Lascia che io ti aiuti,
poiché da te
mi viene tanto bene!

Gabriele D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo del 1863. È stato un influente scrittore, poeta, drammaturgo, giornalista, militare nonché uomo politico del Novecento.

Legato agli eventi della Prima Guerra Mondiale e simbolo del Decadentismo, Gabriele D’Annunzio è stato insignito nel 1924 del titolo di Principe di Montenevoso da Re Vittorio Emanuele III.

Studiò a Firenze presso il Liceo Cicognini e conseguì la licenza liceale, s’iscrisse alla facoltà di lettere di Roma. Poi, dal 1897 al 1903 si dedicò interamente alla produzione teatrale.

Nel 1910 si trasferì in Francia, dove ebbe l’occasione di conoscere molti intellettuali suoi contemporanei e scrisse testi teatrali in francese.

Nel 1925 D’Annunzio ritornò in Italia e partecipò alla Prima Guerra Mondiale come volontario. Nel 1920 proclamò la reggenza del Quarnaro. L’anno successivo, nel 1921, lasciò definitivamente la politica attiva e si stabilì sul Lago di Garda nella villa da lui chiamata il “Vittoriale degli italiani”.

Nel 1924 Mussolini lo nominò principe di Montenevoso. Morì il 1° Marzo del 1938.

La produzione letteraria di Gabriele D’Annunzio ha costituito una pietra miliare della cultura di massa in Italia: le opere dell’autore hanno profondamente influenzato gli usi e i costumi dell’Italia del Novecento, tanto che più tardi, questo periodo della storia italiana è stato definito “Dannunzianesimo”.

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