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“Spiaggia di sera” (1936), geniale poesia di Giorgio Caproni sul senso della fine

Scopri il significato della malinconica "Spiaggia di sera", la poesia di Giorgio Caproni sul Crepuscolo esistenziale.

Spiaggia di sera di Giorgio Caproni è una poesia che coglie l’attimo della fine. Attraverso la metafora del sole che tramonta per lasciare spazio alla sera, il poeta livornese ci dona l’immagine del tempo che conduce alla fine di un momento speciale, quale potrebbe essere la vita stessa.

La lirica fa parte di Come un’allegoria, la prima raccolta poetica di Giorgio Caproni pubblicata nel 1936 a Genova dall’editore Emiliano degli Orfini.

Giorgio Caproni sembra immortalare in Spiaggia di sera il momento del Crepuscolo, ovvero quel momento temporale in cui il dì e la sera s’incontrano, generando un momento di “passaggio” in cui le luci e le ombre si fondono, offrendo un’esperienza di stasi e d’abbandono.

Al livello simbolico il crepuscolo coincide con il passaggio tra la vita e la morte, quell’arco temporale in cui si inizia a danzare nel mare dei ricordi terreni per approdare nello sconosciuto Assoluto.

Ma, leggiamo la poesia per apprezzare la magia dei versi di Giorgio Caproni che come una sinfonia ci fa vivere la magia della fine del dì.

Spiaggia di sera di Giorgio Caproni 

Così sbiadito a quest’ora
lo sguardo del mare,
che pare negli occhi
(macchie d’indaco appena
celesti)
del bagnino che tira in secco
le barche.

Come una randa cade
l’ultimo lembo di sole.

Di tante risa di donne,
un pigro schiumare
bianco sull’alghe, e un fresco
vento che sala il viso
rimane.

Spiaggia di sera, il passaggio da una vita all’altra

Giorgio Caproni in Spiaggia di Sera dipinge una scena tipica di una località di mare estiva, probabilmente è la sua Livorno. 

I suoi versi sono come musica, riescono a cogliere le emozioni che la natura sa donare e la vita che si svolge all’interno di essa. 

Protagonista è lo sguardo dell’autore che coglie l’attimo in cui si passa dal tramonto alla sera, ovvero il Crepuscolo. 

La scena che gli si pone davanti dona colori unici, “macchie d’indaco appena celesti”, una luce che ogni giorno segna il passaggio tra il dì e la sera. 

Dopo la giornata balenare, il bagnino sta tirando le barche in riva e propio in quel momento si entra a pieno regime nel momento del Crepuscolo.

Dopo la diurna frenesia e gioia rappresentata da “tante risa di donne”, arriva la pace, la stasi e allo stesso tempo la solitudine e l’abbandono.

Di tutto ciò che è stato non rimane che “un fresco vento che sala il viso”, ovvero i fugaci ricordi di qualcosa che è ormai lontano.

La fenomenologia dell’attimo di passaggio 

Per comprendere il senso della poesia bisogna capire la poetica di Giorgio Caproni. Questi fa i conti con la propria persona e con il relativo rapporto con il mondo, con le cose.

Gli piace giostrare con il destino e fa della sua delusione un momento riflessivo di forte intensità. Caproni finisce per mostrarsi quasi sopraffatto degli eventi, finendo per soffrire intellettualmente.

E in Spiaggia di sera l’evento che gli si presenta davanti finisce per coglierlo di sorpresa. Sembra quasi non essersi accorto che il giorno è passato e la sera sopraggiunge con il suo buio. 

Del giorno non rimane che il colore che il sole dipinge all’orizzonte e nient’altro che la salsedine che il vento dal mare gli posa sul viso. 

Neppure un ricordo compiuto, solo una sensazione di solitudine e di abbandono. Il passaggio crepuscolare ha generato in lui un momento riflessivo sul senso fugace della sua esistenza, niente sembra rimanere di ciò che è stato, una semplice sensazione.

Quando qualcosa finisce lascia un bruciore nell’anima

Spiagge di sera lascia spazio a diverse interpretazioni. Ma, seguendo la simbologia del Crepuscolo, ovvero il momento in cui il giorno e la notte s’incontrano, ci offre la spietata immagine dei numerosi momenti di passaggio che gli esseri umani sono costretti a vivere. 

La fine di una storia, di un momento gioioso, della festa, della vita stessa, sono presenti nei versi che il poeta ci dona. Quando qualcosa finisce inizia “qualcosa di altro”. 

Niente più sarà come prima e di ciò che è stato non rimane che una sensazione che lieve si posa sulla nostra anima. Possono essere i ricordi, il dolore. La salsedine brucia sul viso, e molte volte i ricordi bruciano l’anima. 

In ogni caso, in quell’attimo in cui qualcosa è finito e si vive il passaggio, tutto diventa lento, statico come il “pigro schiumare bianco sulle alghe” donato da Giorgio Caproni

La genialità di questo poeta si misura sull’infinita profondità dei suoi versi, che con brevità, semplicità e immediatezza riescono a trasportare nell’infinito significato che la vita sa offrire.

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