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“Shalom”, lo struggente grido contro la guerra di Samih al-Qasim

"Shalom" è un inno contro la guerra, che dilania terre, case e anime innocenti. Lo condividiamo per ricordare che ogni vita è preziosa, così come la pace.

Per tutti i territori lacerati dalla violenza, per tutte le persone ridotte in macerie dalla guerra, per ricordarci di quanto sia importante, seppur nel nostro piccolo, lottare per la pace, scopriamo insieme “Shalom“, una poesia che Samih al-Qasim ha dedicato in primis alla sua adorata Palestina, di cui ormai non esiste che il ricordo, e a tutti i paesi che soffrono a causa della violenza dell’uomo.

Samih al-Qasim, uno dei poeti palestinesi più letti e amati in tutto il mondo, ha dedicato la vita e la produzione letteraria alla sua terra, la Palestina, distrutta dal disastro della guerra. Chissà cosa direbbe oggi, alla vista della tragedia che si sta consumando fra Israele e Gaza.

“Shalom”, un grido contro la guerra

“Shalom”, la struggente poesia che stiamo per leggere, è nata dalla penna di Samih al-Qasim per raccontare al mondo gli orrori del conflitto israelo-palestinese, ma soprattutto per mostrare al mondo quanta sofferenza provochino gli esseri umani quando si fanno la guerra.

Leggendo questi versi tanto strazianti pur nella loro delicatezza non possiamo fare a meno di pensare a tutte le vittime innocenti delle guerre mosse dall’alto. L’Ucraina e la Striscia di Gaza, di cui ogni giorno ormai sentiamo tristi notizie, sono un esempio che ne sottende altre centinaia.

La pace, che simbolicamente ricorre soltanto nel titolo, nel primo e nell’ultimo verso del componimento di Samih al-Qasim, non esiste più. L’abbiamo distrutta, l’abbiamo uccisa.

“All eyes on Rafah”, lo slogan virale sul web

Sullo sfondo un cielo azzurro sotto cui campeggiano delle alture. Poi una distesa di tende su una distesa di sabbia dorata. E una scritta, enorme, che urla.

All eyes on Rafah“. Tutti gli occhi su Rafah, l’insediamento palestinese su cui nelle scorse ore è calata l’ombra dei raid israeliani.

La foto, forse creata mediante l’intelligenza artificiale e diffusa per la prima volta da un giovane fotografo malese, è stata condivisa e ricondivisa decine di milioni di volte sulle storie di Instagram, che non è riuscito a bloccarne la diffusione: gli algoritmi non sono in grado di depotenziare un numero tanto elevato di condivisioni, peraltro di gente comune.

L’intento della condivisione è quello di sensibilizzare, di mostrare solidarietà e impegno, nel proprio piccolo, per la pace. Con questo spirito condividiamo con voi “Shalom”.

“Shalom” di Samih al-Qasim

Lascia agli altri cantare la pace
l’amicizia, la fratellanza e l’armonia.
Lascia agli altri il canto delle cornacchie
qualcuno strillerà tra le rovine nei miei versi
verso la nera civetta che caccia detriti di torri di colomba.
Lascia ad altri cantare la pace
mentre il grano si consuma nei campi
desiderando l’eco dei canti dei mietitori.
Lascia ad altri cantare la pace.
Mentre laggiù, oltre il filo spinato
nel cuore del buio
si stringe la tenda delle città.
I loro abitanti,
insediamenti di tristezza e paura
e la tubercolosi della memoria.

Mentre laggiù, la vita si spegne,
nella nostra gente,
negli innocenti, che mai fecero del male in vita!
E qui, nello stesso tempo,
molti hanno vissuto…in così tanta ricchezza!
I loro avi lasciarono tanta ricchezza per loro
e anche, ahimè, per altri.
Questa eredità –il dolore degli anni-appartiene a loro adesso!
Quindi lascia che gli affamati mangino a sazietà.
E lascia che gli orfani mangino gli avanzi dal banco del rancore.
Lascia che altri cantino la pace.
Nella mia terra, tra le sue coline e i suoi villaggi
la pace è stata uccisa.

Samih al-Qasim

Samih al-Qasim nasce da genitori drusi nel villaggio di al-Zarqa’, in Transgiordania, l’11 maggio del 1939. Da bambino, prima che la guerra cominci ad infuriare in Palestina, conduce una vita tranquilla e serena. Ad al-Zarqa’ frequenta la scuola fino al 1948, quando scoppia il conflitto israelo-palestinese e ha inizio la “nakba”, la “catastrofe” che segna per sempre la vita dei palestinesi.

Infatti, il giovane Samih e i suoi genitori sono costretti, come tutti gli arabo-palestinesi, a lasciare la propria casa. La famiglia al-Qasim si trasferisce quindi a Nazaret, dove Samih conclude gli studi.

A proposito del giorno in cui la famiglia è costretta ad abbandonare la sua casa, l’autore di “Shalom” scriverà anni dopo: «Mentre ero ancora a scuola elementare la tragedia palestinese si è verificata. Ritengo che la data 1948 sia la mia data di nascita, perché le prime immagini che posso ricordare sono di quella guerra. Il mio pensiero e le immagini nascono dal numero 48».

Samih al-Qasim è uno di quegli intellettuali che ha accettato la cittadinanza israeliana ed è rimasto nella sua terra anche dopo la fondazione dello Stato d’Israele.

Giornalista apprezzato e prolifico, scrive per Al-Ittihad, Al-Jadid, Index e altri giornali arabi di spessore. Insieme a Mahmoud Darwish e ad altri intellettuali dell’epoca, aderisce al Partito Comunista Israeliano e, a causa delle sue posizioni politiche, viene imprigionato diverse volte e allontanato dalla sua professione d’insegnante.

Samih al-Qasim ha pubblicato moltissime raccolte poetiche, ed è stato incluso nella prima antologia di letteratura della Resistenza palestinese curata nel 1968 da Ghassan Kanafani a Beirut. Muore nel 2014 dopo una lunga malattia.

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