Scherzi di Carnevale di Gianni Rodari è una poesia contro l’ipocrisia che impera nella società. Attraverso una filastrocca per bambini il maestro d’Omegna tocca un tema di grande significato, cercando di mettere in luce come ogni persona nel proporsi agli altri finisce inevitabilmente per mostrare una maschera.
Quindi, il Carnevale nella sua essenza appare più onesto e autentico rispetto agli altri giorni del calendario, nei quali tutti indossano una maschera, senza però manifestarlo in modo chiaro e palese. Non solo, ci si prende tutti molto sul serio senza capire che in realtà le relazioni finiscono per essere una mera finzione.
Leggiamo questa originale poesia di Gianni Rodari per coglierne l’importante significato.
Scherzi di Carnevale di Gianni Rodari
Carnevale,
ogni scherzo vale.Mi metterò una maschera
da Pulcinella
e dirò che ho inventato
la mozzarella.Mi metterò una maschera
da Pantalone,
dirò che ogni mio sternuto
vale un milione.Mi metterò una maschera
da pagliaccio,
per far credere a tutti
che il sole è di ghiaccio.Mi metterò una maschera
da imperatore,
avrò un impero
per un paio d’ore:
per volere mio dovranno
levarsi la maschera
quelli che la portano
ogni giorno dell’anno…E sarà il Carnevale
più divertente
veder la faccia vera
di tanta gente.
Il Carnevale è togliersi le maschere che indossiamo tutti i giorni
Scherzi di carnevale è una poesia di Gianni Rodari mette in scena il grande pensiero rivoluzionario dell’autore italiano, che in linea con il suo stile all’apparenza elementare affronta temi di grande rilievo umano.
Per Gianni Rodari se si vuole rendere migliore l’umanità, bisogna partire dall’educazione dei bambini e le sue filastrocche si propongono di fare questo, grazie al loro linguaggio. La poesia, infatti, apparentemente semplice e scherzosa, nasconde un messaggio profondo sulla natura umana e sul valore della verità.
Il Maestro d’Italia inizia la sua poesia richiamando unn modo di dire che ancora oggi è in voga: “Carnevale, ogni scherzo vale.” Il senso delle sue parole esprime la licenza concessa durante il Carnevale, in cui tutto è permesso ed ogni scherzo è accettabile.
È un periodo dell’anno in cui la società si concede il lusso di ribaltare le regole, permettendo di assumere ruoli diversi dal solito. Questa libertà viene espressa attraverso il gioco delle maschere.
E per evidenziare il senso del suo pensiero, Gianni Rodari propone una serie di trasformazioni attraverso le maschere della “Commedia dell’Arte” e dell’antica tradizione carnevalesca italiana.
Le maschere che indossiamo senza volerlo
Il poeta, in questa poesia sul Carnevale, prima veste la maschera di Pulcinella simbolo di astuzia e ironia popolare, si attribuisce un’invenzione famosa e apparentemente assurda, ovvero quella della mozzarella. Gianni Rodari gioca con il paradosso, suggerendo che nel Carnevale tutto è possibile, persino inventarsi ogni cosa, intanto tutto è lecito.
Nei panni di Pantalone, l’avaro mercante veneziano, simbolo dell’avidità per eccellenza che diventa caricatura, dove qualsiasi tocca diventa ricchezza, compreso quando starnuta. Il senso del poeta, con una punta di ironia, è la critica a chi attribuisce valore a cose prive di senso, evidenziando il potere del denaro e delle illusioni sociali.
Rodari vestirà anche la maschera del “pagliaccio” simbolo dell’inganno e della manomissione della realtà, rappresenta il potere della parola e della manipolazione. Se un clown affermasse che il sole è di ghiaccio, nel contesto del Carnevale qualcuno potrebbe persino credergli. Un verso molto attuale se contestualizzato con le false notizie o le false illusioni che oggi creano i media e i social.
Non può mancare la maschera dell’Imperatore, che per Rodari è prendersi gioco del potere. Durante il Carnevale anche un bambino può diventare imperatore per un giorno, ma alla fine la maschera cade e tutto torna alla normalità. È un rimando all’avidità del potere e alla vanità delle gerarchie sociali.
Ma, tutte queste sono solo maschere e quindi autentiche, comprensibili e sostenibili menzogne. E quindi se Gianni Rodari dovesse vestire veramente la maschera dell’Imperatore, la prima cosa che farebbe è “smascherare” non le “finte” maschere di Carnevale, ma le vere facce che le persone indossano 365 giorni all’anno.
Un richiamo pirandelliano che prende forma in una filastrocca, davvero geniale. Se nel Carnevale si può scherzare e fingere, nella vita di tutti i giorni molte persone vivono nascoste dietro una falsa identità.
La vera festa è essere sé stessi
Le “maschere” di cui parla Rodari sono le ipocrisie della società e in un gioco circolare la poesia riprende le maschere carnevalesche indossate precedentemente dall’autore, per definire le “maschere sociali” delle persone, ovvero chi finge di essere diverso da quello che è, chi si nasconde dietro il potere o la ricchezza, chi recita un ruolo per convenienza.
Gianni Rodari conclude come sempre la sua poesia introducendo una rivelazione rivoluzionaria. Il vero scherzo di Carnevale non è travestirsi, ma smascherare coloro che fingono tutto l’anno. Qui, Rodari invita a una riflessione sulla sincerità e sull’autenticità: sarebbe davvero rivoluzionario se, almeno per un giorno, tutti mostrassero il loro vero volto, senza ipocrisie e menzogne.
Il Carnevale è l’espressione per il poeta di poter finalmente prendere coscienza che bisognerebbe cambiare le regole e affermare il principio educativo che bisogna costruire una società più autentica e più sana dal punto di vista dei valori umani e sociali. La vera rivoluzione non è nel fingere, ma nel rivelarsi per ciò che si è davvero.
Gianni Rodari, con il suo stile giocoso e semplice, riesce ancora una volta a trasformare una poesia per bambini in un messaggio universale. Scherzi di Carnevale ci ricorda che le maschere non sono solo quelle di Pulcinella o di Pantalone, ma anche quelle che indossiamo ogni giorno.