leksandr Sergeevič Puškin, è il padre della lingua e della letteratura russa contemporanea. Prolifico autore di saggi, narrativa in prosa, opere teatrali e in versi, Puškin ci ha regalato grandi spunti di riflessione e meravigliose pagine che non cessano di essere attuali.
Per celebrare la sensibilità poetica di Puškin, ricordiamo questo importante letterato leggendo una delle sue poesie, dedicata ad un amore mai dimenticato: “Ricordo il magico istante”.
Ricordo il magico istante di Puškin
Ricordo il magico istante:
Davanti m’eri apparsa tu,
Come fuggevole visione,
Genio di limpida beltà.
Nei disperati miei tormenti,
Nel chiasso delle vanità,
Tenera udivo la tua voce,
Sognavo i cari lineamenti.
Anni trascorsero. Bufere
Gli antichi sogni poi travolsero,
Scordai la tenera tua voce,
I tuoi sublimi lineamenti.
E in silenzio passavo i giorni
Recluso nel vuoto grigiore,
Senza più fede e ispirazione,
Senza lacrime, né vita e amore.
Tornata è l’anima al risveglio:
E ancora mi sei apparsa tu,
Come fuggevole visione,
Genio di limpida beltà.
E nell’ebbrezza batte il cuore
E tutto in me risorge già –
E la fede e l’ispirazione
E la vita e lacrime e amore.
Un amore “magico”
“Ricordo il magico istante” è una poesia che rimane impressa per la sua dolcezza. Immaginiamo quanto sia forte l’amore che Puškin prova per la donna protagonista del componimento, una donna che è “genio di limpida beltà”, meravigliosa, di ineguagliabile bellezza. Una donna che è capace di rendere più bella la vita del poeta, che con la sua presenza riesce a mitigare ogni tormento.
Il componimento di Puškin si divide, infatti, in due momenti distinti: nei momenti in cui la visione della donna amata è presente, è come se questa irradiasse di luce e bellezza anche l’esistenza dell’io lirico; nei momenti in cui invece la donna è assente, il mondo torna quel luogo grigio da cui il poeta vorrebbe fuggire.
L’assenza della donna determina sensazioni negative, fra tutte l’apatia: il protagonista sta in silenzio, “recluso nel vuoto grigiore”, privo di felicità, ma anche privo di qualunque altro sentire. Non è forse così anche per ciascuno di noi? In fondo, in questa bellissima poesia, Puškin descrive con le sue doti magistrali qualcosa che appartiene al sentire di ognuno di noi, perché è certo che, almeno una volta nella vita, tutti ci siamo sentiti così, felici da poter toccare il cielo con un dito e pieni di ispirazione con il nostro amore accanto, e svuotati di vita, persino di senso, senza di lui.