Ricordo il magico istante di Aleksandr Sergeevič Puškin è una romanticissima poesia che celebra un’importante storia d’amore. È la lettera ideale rivolta all’amata a cui si confessa la propria devozione, alla quale si vogliono svelare i sentimenti più profondi. La poesia riesce con i suoi versi ad attraversare le stagioni dell’anima e della vita, è un testo lirico in cui si rende il più grande omaggio alla donna amata, figura ideale capace di accendere l’ispirazione, la fede, e persino il senso stesso dell’esistenza.
Ricordo il magico istante fu scritta nel 1825 e fu pubblicata per la prima volta nel 1827, con il titolo K***, sulla rivista Severnye cvety (I fiori del Nord) curata da Anton Antonovič Del’vig a cui collaborò lo stesso Puskin. Aleksandr Puskin scrisse la poesia dedicandola ad Anna Kern, donna di cui si era invaghito. Il testo si inscrive nella tradizione lirica romantica, ma con una raffinatezza formale e una sintesi emotiva che lo rendono universale.
Leggiamo questa magica poesia d’amore di Aleksandr Sergeevič Puškin per viverne le emozioni e coglierne tutta la sua bellezza.
Ricordo il magico istante di Aleksandr Sergeevič Puškin
Ricordo il magico istante:
Davanti m’eri apparsa tu,
Come fuggevole visione,
Genio di limpida beltà.Nei disperati miei tormenti,
Nel chiasso delle vanità,
Tenera udivo la tua voce,
Sognavo i cari lineamenti.Anni trascorsero. Bufere
Gli antichi sogni poi travolsero,
Scordai la tenera tua voce,
I tuoi sublimi lineamenti.E in silenzio passavo i giorni
Recluso nel vuoto grigiore,
Senza più fede e ispirazione,
Senza lacrime, né vita e amore.Tornata è l’anima al risveglio:
E ancora mi sei apparsa tu,
Come fuggevole visione,
Genio di limpida beltà.E nell’ebbrezza batte il cuore
E tutto in me risorge già –
E la fede e l’ispirazione
E la vita e lacrime e amore.
Il racconto di un magico amore
Ricordo il magico istante è una poesia di Aleksandr Sergeevič Puškin che rimane impressa per la sua dolcezza. Immaginiamo quanto sia forte l’amore che Puskin prova per la donna protagonista del componimento, una donna che è “genio di limpida beltà”, meravigliosa, di ineguagliabile bellezza. Una donna che è capace di rendere più bella la vita del poeta, che con la sua presenza riesce a mitigare ogni tormento.
Il contesto che portò alla realizzazione della poesia
Malgrado, le interpretazioni siano diverse la destinataria di questa poesia è direttamente o indirettamente ad Anna Kern, nipote del presidente dell’Accademia delle Arti Alexei Nikolaevich Olenin. Il poeta incontrò Anna per la prima volta nella casa di Olenin a San Pietroburgo. Era il 1819. A quel tempo, Anna Kern era sposata con un generale e rimase colpito dalla bellezza della giovane donna. Essendo un donna sposata il poeta russo tenne segreto il suo sentimento.
Il secondo incontro del poeta con Anna Kern avvenne nel 1825 e fu questo incontro a dare l’impulso per la composizione dell’opera Ricordo il magico istante. A quel tempo, il poeta era in esilio nel villaggio di Michajlovskoe e Anna si trasferì nella vicina tenuta di Trigorskoe. Trascorsero un periodo spensierato e divertente. In seguito, Anna Kern e Puskin ebbero rapporti più amichevoli. Ma quei momenti di felicità e piacere rimasero impressi per sempre nei versi dell’opera di Puskin.
Da sottolineare che malgrado le attenzioni di Aleksandr Sergeevič Puskin, la donna non era affatto interessata a lui. Pushkin dedicò comunque diverse opere alla ragazza, la più toccante delle quali è proprio questa poesia. La stessa Kern lo affermò e sostenne questa opinione in ogni modo possibile, conservando e rendendo pubblica tutta la corrispondenza di Puskin.
Alcuni studiosi del grande narratore russo, K. P. Viktorova e S. G. Rzheutsky sostengono che Pushkin nelle sue altre lettere rivolte ad Anna Kern parli in modo sgarbato e sprezzante della donna, in quanto non contraccambiava i sentimenti dello scrittore, respingendolo in tutti i modi. Proprio per questo chiese alla donna di avere indietro questa lirica d’amore. Ma per pura vanità lei non accettò essendo il soggetto delle attenzioni di uno dei più grandi autori russi.
Fu lei stessa che la portò alla redazione della rivista per essere sicura di pubblicarla. Pushkin chiese all’amico e curatore de I fiori del nord Delvig di cambiare il titolo, non Kern, ma K***, il che è atipico per l’autore, che dichiarava sempre apertamente le dediche.
Da tutto ciò, i ricercatori hanno concluso che Anna Kern si era appropriata della poesia e il poeta non voleva pubblicarla con quel nome. Per questo motivo, gli studiosi di Puskin hanno attribuito l’onore della musa a Elizaveta Alekseyevna, moglie dell’imperatore Alessandro I. È noto che Pushkin ne era affascinato e ne descrisse con entusiasmo la bellezza. Come sempre si rimane nel campo delle ipotesi.
L’anatomia di un amore desiderato
Il componimento di Puskin si divide, infatti, in due momenti distinti: nei momenti in cui la visione della donna amata è presente, è come se questa irradiasse di luce e bellezza anche l’esistenza dell’io lirico. Nei momenti in cui invece la donna è assente, il mondo torna quel luogo grigio da cui il poeta vorrebbe fuggire.
Il primo verso, “Ricordo il magico istante”, catapulta in un tempo sospeso, in cui il poeta rammenta l’apparizione di una donna, o meglio, di una visione, che ha scosso il suo mondo interiore. La donna è chiamata “genio di limpida beltà”, formula straordinaria che unisce spiritualità e bellezza fisica, evocando un’epifania, una rivelazione quasi mistica. La sua figura non è descritta nei dettagli, ma appare luminosa, eterea, quasi ultraterrena.
Puškin racconta poi come questa immagine sia svanita nel tempo e come la vita quotidiana, “il chiasso delle vanità”, abbia sopraffatto sogni, desideri e speranze. La memoria della donna si dissolve, ma resta il segno di un’assenza, di un’ispirazione perduta.
La parte centrale della poesia è cupa, dominata da “vuoto grigiore”, mancanza di “fede e ispirazione”, e una vita priva di amore. È il ritratto dell’anima in crisi, quando anche l’arte e i sentimenti sembrano svuotati di senso.
Ma all’improvviso, come in una resurrezione interiore, la visione riappare. E con essa, tutto rifiorisce:
E nell’ebbrezza batte il cuore
E tutto in me risorge già
Non è solo l’amore a tornare, ma anche l’arte, la sensibilità, le emozioni più profonde. È il ritorno della poesia stessa, che prende corpo nella figura dell’amata. Questo finale ha un andamento crescente, emozionale, come un inno alla vita.
Il significato emotivo della poesia
Il protagonista di Ricordo il magico istante è un uomo la cui vita cambia non appena un sentimento invisibile di attrazione per una donna si manifesta nella sua anima. Senza questo sentimento il poeta non vive, esiste. Solo una splendida immagine di pura bellezza può riempire il suo essere di significato.
Nell’opera incontriamo simboli di ogni tipo. C’è la tempesta, come personificazione delle difficoltà della vita, di tutto ciò che l’io lirico ha dovuto sopportare. L’immagine simbolica dell'”oscurità della prigionia” ci rimanda al vero fondamento di questa poesia. Comprendiamo che parla dell’esilio del poeta.
E il simbolo principale è il “genio della pura bellezza”. Si tratta di qualcosa di incorporeo, di meraviglioso. Così, il poeta eleva a spirito, a visione onirica, a figura ultraterrena l’immagine della sua amata. Davanti a noi non c’è una semplice donna terrena, ma un essere divino.
Il tema centrale della poesia è l’amore. Questo sentimento aiuta il poeta a vivere e sopravvivere nei giorni più difficili. Inoltre, il tema dell’amore è strettamente connesso al tema dell’ispirazione poetica. È l’eccitazione del cuore che risveglia gli stimoli autoriali del protagonista. Ogni creazione ha bisogno degli opportuni slanci emotivi.
Aleksandr Sergeevič Puškin descrive con grande accuratezza lo stato d’animo che sta vivendo. Notiamo quanto siano contrastanti le immagini del narratore durante l’incontro con il “genio della bellezza pura” e durante la sua prigionia nel deserto. Sono come due persone completamente diverse.
L’autore nella poesia ha evidenziato il problema della mancanza di libertà. Descrive non solo la sua prigionia fisica in esilio, ma anche una prigione interiore, quando una persona si chiude in se stessa, si isola dal mondo delle emozioni e dei colori vivaci. Ecco perché quei giorni di solitudine e malinconia sono diventati per il poeta una prigione in tutti i sensi.
Il problema della separazione, della distanza si presentano come una tragedia inevitabile ma amara. Le circostanze della vita sono spesso la causa di una rottura, che colpisce dolorosamente i nervi e poi si nasconde nelle profondità della memoria. Il poeta ha persino perso il ricordo vivido della sua amata, perché la consapevolezza della perdita era insopportabile.
Idea
L’idea principale della poesia è che una persona non può vivere pienamente se il suo cuore è sordo e la sua anima è addormentata. Solo aprendosi all’amore, alle sue passioni, si può veramente sentire questa vita.