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“Quel Pensiero”, poesia di Edith Bruck contro tutte le barbarie

La memoria è sacra. "Quel Pensiero" di Edith Bruck deve scuotere le coscienze contro il pregiudizio e l'indifferenza. C'è troppo follia nell'aria!

In occasione della Giornata della Memoria condividiamo Quel pensiero, la poesia di Edith Bruck dedicata alla madre. Una delle poesie più toccanti di tutto il secolo scorso. 

Nello stile di Edith Bruck Quel pensiero è la drammatica sintesi di una testimonianza storica. Una poesia per non dimenticare.

Un racconto poetico che ci condivide la tragedia di chi ha dovuto subire i torti e la cattiveria solo per il fatto di essere ebreo.

Bisognerebbe avere maggiore rispetto nei riguardi di chi ha vissuto una storia millenaria di persecuzione. Nessun oltraggio è dovuto a chi ha dovuto vivere secoli di accuse, violenze, insulti, pregiudizi. 

Bisognerebbe imparare a riflettere prima di lanciarsi in giudizi affrettati, a dichiarazioni di clamore.

Non si può infangare la memoria solo in nome degli ascolti, della celebrità, della presunzione e, ancora peggio, dell’ignoranza. 

Nessun essere umano sia chiaro merita di vivere il terrore della persecuzione, della sopraffazione, della sottomissione.

Tutta la letteratura che racconta la Shoah ebraica, compresa l’immensa opera di Edith Bruck, dovrebbe diventare il manifesto in difesa dei più deboli, dei perseguitati. Non importa la cultura, il colore della pelle, la religione, l’opinione.

Assistere al ritorno dell’antisemitismo fa venire il disgusto. 

Quel Pensiero di Edith Bruck

Quel pensiero di seppellirti
te l’hanno tolto con almeno trent’anni di anticipo!
Abbiamo avuto una lunga festa d’addio
nei vagoni stivati dove si pregava dove si facevano
i bisogni in fila dentro un secchio
che non profumava del tuo lillà di maggio
e anche il mio Dio Sole ha chiuso gli occhi
in quel luogo di arrivo il cui nome
oggi irrita le coscienze, dove io e te
rimaste sole dopo una selezione
mi desti la prova d’amore
sfidando i colpi di una belva umana
anche tu madre leonessa a carponi
per supplicare iddio maligno di lasciarti almeno l’ultima
la più piccola dei tuoi tanti figli.
Senza sapere la tua e la mia destinazione
per troppo amore volevi la mia morte
come la tua sotto la doccia
da cui usciva un coro di topi
chiusi in trappola.
Hai pensato alla tua piccola con quel frammento
di coscienza risvegliata dal colpo
del portoncino di ferro
con te dentro mio pane amato mio pane bruciato!
O prima ancora
sapone paralume concime
nelle mani parsimoniose di cittadini
che amano i cani i poeti la musica
la buona letteratura e hanno nostalgia
dei familiari lontani.

Quel pensiero una poesia che scuote le coscienze

Una poesia  che scuote le coscienze.

In Quel pensiero c’è uno stile di scrittura innovativo che riesce a miscelare memoria, denuncia sociale e storica, intimità, passione. 

Scorrendo in versi della poesia di Edith Bruck sembra di seguire le immagini di un film. C’è l’essenza del cinema. 

Sembra di scorrere le immagini attraverso lo schermo dell’anima di chi ha scritto questo capolavoro.

Nella poesia di Edith Bruck si coglie l’essenza di chi ha dovuto subire Auschwitz.

C’è la consapevolezza delle conseguenze che possono generare le false visioni del mondo.

Purtroppo, la follia è sempre dietro l’angolo. Per questo i versi di Edith Bruck sono così importanti. 

Il messaggio è chiaro ed esplicito.  Mentre si consumava la tragedia di una donna e di un popolo intero, la “brava gente” è rimasta in silenzio. 

Sembra di rivivere le scene di ciò che accade oggi sempre più spesso.

Chi è Edith Bruck

Edith Bruck nasce in una numerosa famiglia ebrea Tiszabercel (Tiszakarád), un piccolo villaggio ungherese ai confini dell’Ucraina.

Nel 1944 la sua famiglia, compresi i suoi genitori, i suoi due fratelli, e una delle sue sorelle, è deportata ad Auschwitz.

 Edith e la sorella Elizabeth riuscirono a sopravvivere, passando da Auschwitz a Dachau, Christianstadt, e Bergen-Belsen, dove furono  liberate dagli Alleati nel 1945.

Rimasta orfana dei genitori a soli 12 anni, Edith Bruck torna in Ungheria dove si riunisce al fratello Peter (anch’egli sopravvissuto) e alle altre loro sorelle.

Dal 1954 si stabilisce in Italia dove conosce Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Mario Luzi e stringe amicizia con Primo Levi

A Roma inizia anche un lungo e intenso sodalizio sentimentale e artistico con il poeta e regista Nelo Risi.

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