“Quanto è felice la piccola pietra” (1891), la straordinaria poesia di Emily Dickinson sulla felicità

19 Marzo 2025

Essere sereni e accettare il flusso della vita che ci guida lungo il nostro percorso: di questo racconta "Quanto è felice la piccola pietra" di Emily Dickinson.

"Quanto è felice la piccola pietra" di Emily Dickinson, una straordinaria poesia sul senso di accettazione

Siamo abituati a leggere una Emily Dickinson che racconta la sofferenza, lo struggimento e il dolore. “Quanto è felice la piccola pietra“, invece, parla dell’ottimismo che invade le cose quando esse accettano il proprio destino. La scopriamo proprio in occasione della Giornata internazionale della Felicità, che ricorre ogni anno il 20 marzo.

“Quanto è felice la piccola pietra” di Emily Dickinson

“Quanto è felice la piccola pietra
che rotola sulla strada tutta sola
e non si preoccupa della carriera
e non teme le esigenze –
il cui cappotto di bruno elementare

indossa un universo passeggero,
e indipendente come il Sole
si accompagna o brilla sola,
seguendo una volontà assoluta
con spontanea semplicità”.

“How happy is the little Stone”

“How happy is the little Stone
That rambles in the Road alone,
And doesn’t care about Careers
And Exigencies never fears —
Whose Coat of elemental Brown

A passing Universe put on,
And independent as the Sun
Associates or glows alone,
Fulfilling absolute Decree
In casual simplicity”.

Il significato di questa poesia

Dove leggere “Quanto è felice la piccola pietra”

“Quanto è felice la piccola pietra” è stata pubblicata nel 1891, dopo la scomparsa di Emily Dickinson. Tuttavia, abbiamo notizie certe in merito alla sua origine: è stata scritta nel 1881, per essere inclusa in una lettera indirizzata all’amico Thomas Wentworth Higginson.

Semplicità nello stile e nel contenuto

Lo stile della poesia è semplice, ma ricco di significato, e utilizza un linguaggio poetico che evoca una grande profondità emotiva pur rimanendo essenziale.

La scelta di termini come “piccola pietra”, “cappotto di bruno elementare” e “universo passeggero” dona alla poesia una qualità concreta, quasi sensoriale, che rende tangibile l’immagine della pietra e il suo movimento.

L’uso di aggettivi come “indipendente” e “assoluta” conferisce un senso di libertà e di pura esistenza, mentre il contrasto tra la pietra solitaria e il vasto “universo passeggero” esprime la sua connessione naturale con l’ordine universale, pur mantenendo la sua indipendenza. La poesia scorre in modo fluido, quasi come la pietra che rotola senza sforzo, e la scelta di un ritmo morbido e naturale contribuisce a rendere il testo delicato e armonioso.

La struttura è lineare e priva di complicazioni, proprio come il tema trattato, suggerendo che la felicità più autentica si trova nella semplicità e nell’essenza delle cose.

Seguire “una volontà assoluta con spontanea semplicità”

È raro trovare poesie che vedono protagonista una pietra. In quella che stiamo per leggere, Emily Dickinson si serve di questo apparentemente minuscolo ed insignificante oggetto inanimato per raccontare uno stato d’animo a cui tutti ambiamo nella vita: la serenità, il senso di accettazione che deriva dalla consapevolezza che qui ed ora siano il luogo ed il momento perfetto per noi.

“Quanto è felice la piccola pietra
che rotola sulla strada tutta sola
e non si preoccupa della carriera
e non teme le esigenze –”.

La “piccola pietra” cantata da Dickinson non si preoccupa di ciò che verrà, né di ciò che è stato. Rotola, si lascia guidare dal suo destino e vive il presente con quiete e placidità:

“e indipendente come il Sole
si accompagna o brilla sola,
seguendo una volontà assoluta
con spontanea semplicità”.

Non è affatto semplice, ma acquisire la consapevolezza della straordinarietà del momento che stiamo vivendo, bello o brutto che sia, riveste un ruolo fondamentale per la nostra pace interiore.

Emily Dickinson ci consegna questo messaggio servendosi, per contro, di un’assoluta semplicità, dalla forza disarmante: è semplice il lessico utilizzato, è semplice lo schema metrico, sono semplici anche le figure retoriche e l’oggetto protagonista del componimento.

Perché semplice è il messaggio che l’autrice vuole veicolare: la felicità non va ricercata. Va vissuta, nella sua semplicità: è una felicità silenziosa e radicata, lontana dalle complesse aspettative sociali e individuali.

Emily Dickinson

Emily Dickinson nasce il 10 dicembre del 1830 ad Amherst in una famiglia borghese di tradizioni puritane. Dopo studi irregolari continua a studiare come autodidatta e scopre il suo grande amore per la poesia.

La sua vita fu segnata dall’inquietudine sia per motivi religiosi sia a causa dei noti disturbi nervosi che le impedirono spesso di uscire di casa. Forse soffrì anche di una forma genetica di epilessia.

Muore di nefrite nel 1886, nella sua città natale. Le sue poesie, trovate nella sua camera da letto dalla sorella, che si occuperà personalmente di pubblicarle con l’aiuto di un’amica, erano scritte su foglietti ripiegati e cuciti con ago e filo. Altre poesie sono state ricavate dalle sue corrispondenze private o dai biglietti di accompagnamento ad alcuni regali per parenti e amici.

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