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Marcel Proust poeta, il tempo distruttore e l’amore che resiste

"Il tempo cancella tutto come le onde cancellano/ le costruzioni dei bambini sulla sabbia spianata". Eppure, i ricordi d'amore rimangono impressi nel "cielo della memoria" di Marcel Proust, che oggi scopriamo nelle vesti di poeta.

Il 10 luglio del 1871 nasceva nei sobborghi parigini uno degli autori più rappresentativi della letteratura francese: Marcel Proust. Lo ricordiamo in modo insolito, scoprendo Proust poeta e, in particolare, una delle sue più belle poesie d’amore, “Contemplo spesso il cielo della mia memoria”, nella versione tradotta da Roberto Bertoldo.

“Contemplo spesso il cielo della mia memoria” di Marcel Proust

Il tempo cancella tutto come le onde cancellano
le costruzioni dei bambini sulla sabbia spianata,
dimenticheremo queste parole tanto precise quanto vaghe
dietro le quali ognuno sente l’infinito.
Il tempo cancella tutto ma non spegne gli occhi
che siano d’opale o di stella o d’acqua chiara
belli come nel cielo o presso un orefice
bruceranno per noi d’un fuoco triste o lieto.
Questi gioielli rubati al loro vivo scrigno
getteranno nel mio cuore duri riflessi di pietra
come quando, incastonati, sigillati nella palpebra,
brillavano di luce preziosa e ingannatrice.
Degli altri dolci fuochi che Prometeo ancora ruba
abbiamo preso la scintilla d’amore che, per il caro
nostro tormento, ardeva nei loro occhi,
luci troppo chiare o gioielli troppo preziosi.
Costellate per sempre il cielo della mia memoria
inestinguibili occhi di quelle che amai,
sognate come morti, luccicate come aureole,
il mio cuore sarà splendente come una notte di maggio.
Come nebbia l’oblio cancella i visi,
i gesti adorati divinamente in passato;
per questi incanti di smarrimento fummo pazzi,
per questi simboli di fede fummo saggi.
Il tempo cancella tutta l’intimità delle sere:
le mie mani sul suo collo puro come la neve,
i suoi sguardi che carezzavano i miei nervi come un arpeggio,
la primavera che scuoteva su di noi i suoi incensieri.
Diversamente, pure gli occhi di una donna felice
erano ampi e neri quanto la tristezza,
spavento delle notti e mistero delle sere
tra quelle ciglia incantevoli teneva tutta la sua anima
e il suo cuore era vano come uno sguardo felice.
In più, come il mare così mutevole e dolce,
ci perdevamo verso l’anima nascosta nei suoi occhi
come in quelle sere marine dove l’ignoto ci sospinge.
Mare degli occhi, sulle tue chiare onde navigammo,
il desiderio gonfiava le nostre vele rattoppate,
procediamo dimentichi delle antiche tempeste
lungo gli sguardi alla scoperta delle anime.
Tanti sguardi diversi, le anime così simili,
vecchi prigionieri degli occhi siamo molto delusi,
avremmo dovuto rimanere a dormire sotto la pergola
ma voi sareste partiti anche aveste saputo tutto
per avere nel cuore quegli occhi pieni di promesse
come di sera il mare che sogna il sole
avete compiuto delle inutili prodezze
per raggiungere il paese sognato che, vermiglio,
gemeva estasiato al di là delle vere acque,
sotto l’arcata santa di una nube ritenuta profeta.
Ma è dolce avere, per un sogno, queste ferite
e il vostro ricordo brilla come a festa.

Poeta d’amore

L’autore della Recherche è anche autore di splendide poesie d’amore. Avreste mai immaginato che la mano che ha composto questi versi fosse proprio quella di Marcel Proust? In “Contemplo spesso il cielo della mia memoria”, l’immagine del tempo, distruttore di tutte le cose, vive del contrasto con le memorie sentimentali che il poeta non intende dimenticare e tiene impresse in sé come se si trattasse di un firmamento trapunto di stelle.

In questo lungo componimento, che coinvolge tutti i sensi e ci investe di sensualità e bellezza, c’è un elemento che spicca più degli altri, facendosi veicolo del ricordo e dell’amore: lo sguardo. Gli occhi, tratto fisico molto caro a Proust, che infatti spesso lo ha reso protagonista delle sue poesia d’amore, hanno un legame privilegiato con la nostra intimità, con il nostro io più sincero.

Marcel Proust

Marcel Proust nacque a Auteuil, un sobborgo di Parigi, il 10 luglio 1871. Nel 1890 si iscrisse alla Facoltà di Diritto della Sorbona e alla Scuola di Scienze politiche. Nel corso delle sue esperienze mondane, Marcel Proust imparò a guardare con occhio critico la realtà sociale in cui era immerso traendone spunti per la scrittura dei primi racconti dai quale prese inizio la sua attività letteraria.

Nel 1892 divenne collaboratore della rivista “Le Banquest” fondata da un gruppo di amici. Nel 1894 portò scrisse il suo primo libro. L’attività di pungente critico di letteratura e costume gli aveva ormai procurato notorietà e prestigio. Proust individuò nella memoria lo strumento fondamentale per la scoperta della realtà.

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