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“Dalla parte di Swann”, lo strano e magico mondo del sonno nella Recherche di Proust

Oggi si celebra la Giornata Mondiale del Sonno. Per l'occasione, vi parliamo dello statuto speciale che lo strano e magico mondo del sonno riveste nella "Recherche" di Proust, raccontandovi il primo volume, "Dalla parte di Swann".

Dalla parte di Swann“, che originariamente era stato tradotto come “La strada di Swann” nell’edizione italiana curata da Natalia Ginzburg sl finire degli anni ’30, è il primo volume della Recherche di Marcel Proust, la mastodontica opera con cui lo scrittore parigino ha modificato per sempre il modo di guardare all’esperienza della scrittura e, soprattutto, della lettura.

Oggi, in occasione della Giornata Mondiale del Sonno, vogliamo raccontarvi dello speciale rapporto che lega Marcel Proust e l’atto del dormire proprio a partire da “Dalla parte di Swann”.

“Dalla parte di Swann”

Dalla memoria dell’infanzia inizia quel viaggio, quella promessa di felicità sulla quale Proust costruirà il suo capolavoro. Primo volume di Alla ricerca del tempo perduto, “Dalla parte di Swann” ha in sé tutti i temi che saranno percorsi nelle oltre quattromila pagine dell’“opera cattedrale”:il ritorno alle atmosfere protettive della fanciullezza, con il celeberrimo episodio della madeleine intinta nel tè; la passione travolgente, vista qui attraverso l’amore tormentato di Charles Swann per Odette; la parola come rifugio e liberazione. Ritrovare il tempo non è impossibile,a patto di riuscire a ricreare un mondo letterario, un mondo interiore costruito sul filo della memoria.

In bilico fra sogno e realtà

A lungo, mi sono coricato di buonora. Qualche volta, appena spenta la candela, gli occhi mi si chiudevano così in fretta che non avevo il tempo di dire a me stesso: «mi addormento». E, mezz’ora più tardi, il pensiero che era tempo di cercar sonno mi svegliava; volevo posare il libro che credevo di avere ancora fra le mani, e soffiare sul lume; mentre dormivo non avevo smesso di riflettere sulle cose che poco prima stavo leggendo, ma le riflessioni avevano preso una piega un po’ particolare; mi sembrava d’essere io stesso quello di cui il libro si occupava: una chiesa, un quartetto, la rivalità di Francesco I e Carlo V”.

Siamo dinanzi ad uno degli incipit più celebri di tutti i tempi, nella recente traduzione curata da Giovanni Raboni. “Dalla parte di Swann”, e dunque la Recherche in sé, ha inizio dal momento del sonno. Il protagonista del romanzo racconta della straniante e al contempo familiare sensazione del dormiveglia, quando il sonno si impadronisce dei sensi ma non lo fa del tutto, e l’uomo si trova a cavallo fra due mondi, quello della realtà e quello del sogno, in bilico, in equilibrio su un filo che pende alternativamente su un lato e sul suo opposto.

Ri-conoscersi nel sonno, “Dalla parte di Swann”

“Questa convinzione sopravviveva per qualche secondo al mio risveglio; non scombussolata la mia ragione, ma premeva come un guscio sopra i miei occhi impedendogli di rendersi conto che la candela non era più accesa.

Poi cominciava a diventarmi incomprensibile, come i pensieri di un’esistenza anteriore dopo la metempsicosi; l’argomento del libro si staccava da me, ero libero di pensarci o non pensarci; immediatamente recuperavo la vista e mi sbalordiva trovarmi circondato da un’oscurità che era dolce e riposante per i miei occhi ma più ancora, forse, nella mia mente, alla quale essa appariva come una cosa immotivata, inspiegabile, come qualcosa di veramente oscuro.

Mi chiedevo che ora potesse essere; sentivo il fischio dei treni che, più o meno da lontano, come il canto di un uccello in una foresta, dava risalto alle distanze, descrivendomi la distesa della campagna deserta dove il viaggiatore si affretta verso la stazione più vicina, e il sentiero che percorre è destinato ad essere impresso nel suo ricordo dall’eccitazione che gli viene da luoghi nuovi e gesti non abituali, dai discorsi e dagli addii scambiati poco fa sotto una lampada straniera e che ancora lo seguono nel silenzio della notte, dalla dolcezza che si approssima del ritorno”.

“Dalla parte di Swann” continua poi con una dettagliata quanto familiare descrizione di cosa significhi risvegliarsi. Un resoconto meticoloso che ci ricorda, molto probabilmente, il nostro stesso risveglio, quando mettiamo a fuoco la nostra identità e il nostro presente dopo il vagabondare nel sonno.

Anche in psicanalisi, in effetti, così come mostrato più volte in “Dalla parte di Swann” e nel resto della Recherche, il processo del risveglio dal sonno è un verso e proprio percorso di riconoscimento.

Accade tutto in pochissimi concitati frangenti: prendiamo coscienza del nostro corpo e, magari anche prima di aver aperto gli occhi, ci ricollochiamo nello spazio e nel tempo, a volte anche sbagliando. Vi è mai capitato di pensarvi in un posto che non è quello in cui vi siete svegliati? Magari si tratta di eventi occasionali, che hanno luogo subito dopo un trauma o un cambiamento importante, o semplicemente dopo un trasferimento. Quel che è certo è che il risveglio è un vero e proprio riconoscere se stessi e la propria identità in rapporto all’alterità del mondo.

Sonno e ricordo

In “Dalla parte di Swann” assistiamo a molteplici rievocazioni del passato di Proust. Molte avvengono grazie al passaggio dal sonno alla veglia: il protagonista sogna e, appena sveglio, il sogno si tramuta in ricordo di un tempo passato. Il passaggio fondamentale che rende tanto speciale il momento del dormiveglia consiste nella sollecitazione della memoria involontaria.

Attraverso il sogno, e non solo in “Dalla parte di Swann”, Proust rievoca ricordi che non pensava di aver conservato nello scrigno della sua memoria e che, nonostante ciò, costituiscono una parte fondamentale della sua eredità; sono parte di lui. Inconscio, misterioso, in bilico fra ego, es e super io, la realtà del sonno appare nell’opera di Proust come un medium capace di suscitare il ri-conoscimento nella profondità degli abissi del sé.

Marcel Proust

Marcel Prosut nacque a Auteuil, un sobborgo di Parigi, il 10 luglio 1871. Nel 1890 si iscrisse alla Facoltà di Diritto della Sorbona e alla Scuola di Scienze politiche. Nel corso delle sue esperienze mondane, Marcel Proust imparò a guardare con occhio critico la realtà sociale in cui era immerso traendone spunti per la scrittura dei primi racconti dai quale prese inizio la sua attività letteraria.

Nel 1892 divenne collaboratore della rivista “Le Banquest” fondata da un gruppo di amici. Nel 1894 portò scrisse il suo primo libro. L’attività di pungente critico di letteratura e costume gli aveva ormai procurato notorietà e prestigio. Proust individuò nella memoria lo strumento fondamentale per la scoperta della realtà.

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