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La poesia di Emily Dickinson per riacquistare l’autostima

"Non conosciamo mai la nostra altezza" è una poesia di Emily Dickinson che ci fa riflettere sulle nostre potenzialità e autostima.

“Non conosciamo mai la nostra altezza”, è una profonda e complessa poesia della poetessa statunitense Emily Dickinson. Una poesia che descrive l’atteggiamento, fin troppo frequente, dell’indietreggiare passivamente di fronte alla responsabilità e alle difficoltà della vita. Un’analisi acuta delle nostre paure, sulle nostre insicurezze, che non ci permettono di vedere con lucidità le nostre capacità, la nostra “altezza”.

Emily Dickinson  nacque il 10 dicembre 1830 da una famiglia molto in vista di Amherst, nel Massachusetts, dove trascorse l’intera esistenza, confinandosi, negli ultimi anni, nella propria stanza, in un isolamento volontario, a un tempo eversivo e difensivo della sua ininterrotta sperimentazione poetica. Uniche uscite nel «mondo» un viaggio a Washington nel 1855 (quando con la sorella Lavinia si recò a far visita al padre Edward, deputato al Congresso), e brevi soggiorni a Filadelfia, a Boston e a Cambridge.

Poche, ma, intense le amicizie nella sua vita, quasi esclusivamente con persone nelle quali Emily Dickinson. Tra coloro che definì «tutori» o «maestri» dea citare  Benjamin Newton, praticante nello studio legale di suo padre, e il reverendo Charles Wadsworth, col quale ebbe rari incontri e un’intensa corrispondenza e la cui partenza per la California segnò una frattura nel suo universo affettivo. Con quest’ultima circostanza coincise, verso il 1860, la grande esplosione della poetessa americana che, separata dal mondo, si immerse nella contemplazione della natura, nella meditazione dei grandi temi biblici, nello studio dei testi preferiti – Shakespeare, i metafisici, gli scritti di mistici, Keats, Browning, Emerson, Elizabeth Barrett, Emily Brontë – e soprattutto nella quotidiana scrittura dei versi.

Essere protagonisti della nostra vita

Emily Dickinson è una di quelle poetesse che, quando si parla di solitudine, auto-analisi, introspezione, viene sempre nella nostra mente. La maggior parte delle sue poesie, infatti, sono state scoperte dopo la sua morte.
Questo perché tutta la sua attività poetica, essa l’ha sviluppata quasi in un esilio volontario. Questo l’ha portata ad essere, ancora oggi, una delle voci più acute e analitiche del nostro animo.

In questa poesia, intitolata “non conosciamo mai la nostra altezza” Emily Dickinson ci parla della passività che, la paura della vita, spesso caratterizza il nostro modo di fare. Ci sentiamo immobili davanti alla vita, incapaci di affrontarla, spaventati.
Nonostante tutto, nonostante il forte lavoro che possiamo fare sulle nostre capacità e armi, a volte ci “blocchiamo”. “La paura di essere dei re” indica per l’appunto questo rifiuto del mettersi in gioco. Perché il “re” rappresenta il simbolo della responsabilità, colui che è in grado di prendere decisioni al di là delle volontà degli altri. Il re indica una persona consapevole e in grado di scegliere, di muovere passi in autonomia. 
Ma noi scegliamo di non essere dei Re e ci incurviamo. Rallentiamo. E se così non facessimo, come scrive Emily  Dickinson, “L’eroismo che allora recitiamo sarebbe quotidiano”. 

L’insegnamento arriva chiaro e forte: non dobbiamo smettere di combattere per i nostri obiettivi, i nostri sogni, con le nostre capacità. Non dobbiamo nasconderci dietro la passività e la paura, ma prenderci la responsabilità di scegliere e rendere concreti i nostri talenti. Perché iniziare essere Re significa iniziare ad  essere protagonisti attivi della nostra vita, significa conoscere la nostra altezza. 

"Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi", l'inno all'amore di Emily Dickinson

“Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi”, l’inno all’amore di Emily Dickinson

Emily Dickinson scrive poesie che difficilmente si dimenticano, come questa, in cui la poetessa esprime cosa significa vivere per lei. Si intitola “Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi”.

 

L’isolamento di Emily Dickinson

Abbiamo già parlato di come, Emily Dickinson, sia la poetessa del XX secolo che ha saputo meglio raccontare l’introspezione umana.
Nella sua cameretta ella si dedicava all’unica, totalizzante passione: la poesia. Talmente era gelosa di sé stessa e dei suoi progetti letterari, che quasi nessuno poteva violare l’intimità della sua stanza. Il suo spazio domestico finiva per coincidere con il giardino della mente nel quale coltivava la pianta dell’ispirazione lirica.
Dopo la sua morte, la sorella valicò il confine della camera e vi trovò custoditi pile e pile di fogli contenenti ingenti tesori poetici.

Non conosciamo mai la nostra altezza – Emily Dickinson

Non conosciamo mai la nostra altezza
finché non siamo chiamati ad alzarci.
E se siamo fedeli al nostro compito
arriva al cielo la nostra statura.

L’eroismo che allora recitiamo
sarebbe quotidiano, se noi stessi
non c’incurvassimo di cubiti
per la paura di essere dei re.

 

Stella Grillo

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