Per vivere più felici dovremmo imparare dagli animali. Una poesia di Whalt Whitman ci esplicita come i codici morali, sociali, culturali, religiosi imposti dalle regole sociali , finiscono inevitabilmente per togliere libertà, spontaneità, naturalezza, generando quell’ansia, quell’inquietudine tipica di molti umani.
La poesia di Whalt Whitman ha il titolo originale di Song of Myself, 32 (Canzone di me stesso, 32) inclusa nella sua opera Leaves of Grass (Foglie d’erba) fu pubblicata per la prima volta nel 1855, ma prese questo nome nel 1891.
Leggiamo la poesia di Whalt Whitman per coglierne il significato.
Canzone di me stesso, 32 di Whalt Whitman
Credo che potrei cambiare e andare a vivere con gli animali, cosí placidi e contenti,
Mi fermo e li contemplo per ore e ore.Non s’affannano mai, non gemono per la loro condizione,
Non vegliano al buio a piangere i loro peccati,
Non mi danno disgusto discutendo sui loro doveri verso Dio,
Nessuno è insoddisfatto, nessuno impazzisce per smania di possedere,
Nessuno s’inginocchia davanti a un suo simile, né ad altri della sua specie che siano vissuti migliaia d’anni fa,
Nessuno è rispettabile o infelice su tutta la terra.Essi mi rivelano i loro rapporti con me e io li accetto,
Mi recano testimonianze di me, e dimostrano chiaramente che le hanno in loro possesso.
Mi chiedo dove mai abbiano raccolto queste testimonianze,
Forse anch’io sono passato da quelle parti, tempi infiniti or sono, e con negligenza le ho lasciate cadere?
Per conto mio, avanzando allora, ora, sempre,
Raccogliendo e rivelando sempre piú, con velocità sempre maggiore,
Infinito e onnigeno, loro simile tra le varie specie,
Non troppo sdegnoso verso quelli che ostentano i miei ricordi,
Ne scelgo uno che amo, col quale m’avvio come con un fratello.Gigantesca bellezza di stallone, focoso, sensibile alle mie carezze,
Testa alta nella fronte, ampia tra le due orecchie,
Membra fluide e lustre, coda che spazza il terreno,
Occhi che brillano di malizia, orecchie dal taglio netto, flessili, mobili.Le froge gli si dilatano quando i miei talloni l’abbracciano,
Le membra ben modellate tremano di piacere mentre facciamo un giro al galoppo e torniamo,Non ti uso che un minuto, poi ti lascio, stallone, Che bisogno ho delle tue falcate, quando ti batto al galoppo?
Anche immoto o seduto, io corro più veloce di te.
Song of Myself, 32, Whalt Whitman
I think I could turn and live with animals, they are so placid and self-contain’d,
I stand and look at them long and long.They do not sweat and whine about their condition,
They do not lie awake in the dark and weep for their sins,
They do not make me sick discussing their duty to God,
Not one is dissatisfied, not one is demented with the mania of owning things,
Not one kneels to another, nor to his kind that lived thousands of years ago,
Not one is respectable or unhappy over the whole earth.So they show their relations to me and I accept them,
They bring me tokens of myself, they evince them plainly in their possession.I do not know where they got those tokens,
I must have passed that way untold times ago and negligently dropt them,
Myself moving forward then and now and forever,
Gathering and showing more always and with velocity,
Infinite and omnigenous and the like of these among them;
Not too exclusive toward the reachers of my remembrancers,
Picking out here one that shall be my amie,
Choosing to go with him on brotherly terms.A gigantic beauty of a stallion, fresh and responsive to my caresses,
Head high in the forehead and wide between the ears,
Limbs glossy and supple, tail dusting the ground,
Eyes well apart and full of sparkling wickedness ears finely cut and flexibly moving.His nostrils dilate my heels embrace him his well built limbs tremble with pleasure we speed around and return.
I but use you a moment and then I resign you stallion and do not need your paces, and outgallop them,
And myself as I stand or sit pass faster than you.
La visionaria poesia di Whalt Whitman per essere felici
La poesia di Whalt Whitman, Canzone di me stesso, 32, ci svela una visione originale sulla via che bisognerebbe seguire per trovare la felicità, guardare al mondo degli animali.
La prima parte della poesia è quella in cui il poeta s’immerge nell’osservazione e nell’esaltazione del mondo animale. La seconda parte sembrerebbe essere invece quello in cui il poeta entra in simbiosi con la natura selvaggia e con
Whitman prende coscienza che sarebbe più opportuno “cambiare e andare a vivere con gli animali, così placidi e contenti”. Il poeta li osserva e percepisce che sono migliori degli uomini non capacità ma per la loro stessa natura.
Gli animali seguendo la poesie di Whalt Whitman sono totalmente indifferenti alla futilità dei desideri umani. Per questo motivo, egli comprende di trovare pace nella natura e nella vita degli animali.
Gli animali a differenza degli animali non percepiscono i due tipi di sofferenza, tipici della vita umana. Quella che affligge il corpo e quella che fa soffrire l’anima.
Walt Whitman inizia la poesia in modo diretto, senza giri di parole. Whitman vuole trasformarsi in un animale e vuole far parte del suo branco. Il motivo è semplice. Sono placidi o di temperamento uniforme, non sono generalmente turbati dagli avvenimenti quotidiani.
Inoltre, sono anche felici di ciò che hanno. Il poeta non è affatto diverso dagli animali per queste qualità. Per questo si ferma a guardarli per lunghe ore e si chiede di vedere il suo riflesso in loro.
Gli animali secondo il poeta mistico statunitense non “si affannano” e non si lamentano della loro condizione. Per loro non esiste la non giustificata tensione che vive l’uomo. Non stanno svegli a piangere per i loro peccati.
Non hanno la paura interiore dell’ira di Dio o della sofferenza dell’inferno. Non sono assediati dai doveri religiosi. Qui il poeta presenta la sua natura anticonformista che è in sintonia con le creature della natura selvaggia.
Nella poesia emergono tutte le qualità degli animali rispetto agli umani. Nessun animale è insoddisfatto di ciò che ha. Non sono nemmeno tormentati dal possesso tipico del materialismo umani.
Inoltre, non si inginocchiano mai a un altro essere né alle creature che vivevano prima di lui. Infine, non si preoccupano di farsi rispettare nella società.
La felicità è sempre presente nei loro cuori. Whiltman critica la mondanità e ci esprime l’importanza della consapevolezza di sé, della libertà individuale e della felicità del momento.
Il poeta conclude la parte più significativa del poema con:
Essi mi rivelano i loro rapporti con me e io li accetto,
Mi recano testimonianze di me, e dimostrano chiaramente che le hanno in loro possesso.Mi chiedo dove mai abbiano raccolto queste testimonianze,
Forse anch’io sono passato da quelle parti, tempi infiniti or sono, e con negligenza le ho lasciate cadere?
Nel cuore di Whalt Whitman non c’è alcun rimpianto nel rompere il legame con il mondo umano, anzi lo accetta perché quelle pulsioni tipiche del regno animale sono quelle che caratterizzano la sua personalità, la sua visione della vita, il suo modo di pensare e di agire.
Gli animali sembrerebbero essere più vicini al poeta rispetto all’intera umanità e lascia intendere che le pulsioni animali fanno parte del suo stesso DNA.
Nella seconda parte della poesia il poeta simbolicamente s’immerge nel “nuovo mondo” entrando in simbiosi con un “bellissimo stallone gigante” animale che riesce in toto a tirare fuori tutto il suo spirito animale.