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“Beatitudine”, la poesia di Gabriele D’annunzio ispirato da Dante

“Beatitudine” è una poesia di Gabriele D’Annunzio scritta il 28 luglio del 1902 e contenuta nella raccolta “L’Alcyone”

Oggi vi proponiamo la poesia di Gabriele D’annunzio “Beatitudine”, un componimento scritto il 28 luglio del 1902 e contenuto nella raccolta “L’Alcyone” che più di tutti si avvicina alla poetica dantesca.

“Beatitudine”

“Color di perla quasi informa, quale
conviene a donna aver, non fuor misura”.
Non è, Dante, tua donna che in figura
della rorida Sera a noi discende?

Non è non è dal ciel Betarice
discesa in terra a noi
bagnata il viso di pianto d’amore?
Ella col lacrimar degli occhi suoi
tocca tutte le spiche
a una a una e cangia lor colore.
Stanno come persone
inginocchiate elle dinanzi a lei,
a capo chino, umíli; e par si bei
ciascuna del martiro che l’attende.

Vince il silenzio i movimenti umani.
Nell’aerea chiostra
dei poggi l’Arno pallido s’inciela.
Ascosa la Città di sé non mostra
se non due steli alzati,
torre d’imperio e torre di preghiera,
a noi dolce com’era
al cittadin suo prima dell’esiglio
quand’ei tenendo nella mano un giglio
chinava il viso tra le rosse bende.

Color di perla per ovunque spazia
e il ciel tanto è vicino
che ogni pensier vi nasce come un’ala.
La terra sciolta s’è nell’infinito
sorriso che la sazia,
e da noi lentamente s’allontana
mentre l’Angelo chiama
e dice: “Sire, nel mondo si vede
meraviglia nell’atto, che procede
da un’anima, che fin quassù risplende”.

D’Annunzio e Dante

La poesia “Beatitudine” di Gabriele D’Annunzio si avvicina incredibilmente alla poetica dantesca. Il titolo, infatti, è tratto proprio dalla “Vita Nova”, precisamente dal passo “paruit iam beatitudo vestra”. La differenza con Dante e la sua visione della donna però sta nel fatto che in questo caso D’Annunzio non vede una donna scesa dal cielo e, come nello Stilnovo, angelicata. In “Beatitudine” si parla di una donna appartenente alla natura, legata ad essa in modo indissolubile. Il centro di tutto è appunto la beatitudine, elemento fondamentale in questo componimento, che vive nel concetto filosofico di contemplazione, e nella poetica dantesca. Qui troviamo un D’Annunzio molto vicino a Dante anche nello stile.

"Canta la gioia" di D'Annunzio sulla gioia di vivere

“Canta la gioia” di D’Annunzio sulla gioia di vivere

Inserita nella raccolta poetica “Canto Novo”, la poesia di Gabriele D’Annunzio “Canta la gioia”, è una poesia sulla spensieratezza e la gioia della vita.

 

Gabriele D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio nacque a Pescara nel 1863. Studiò a Firenze presso il Liceo Cicognini e conseguì la licenza liceale, s’iscrisse alla facoltà di lettere di Roma. Dal 1897 al 1903 si dedicò interamente alla produzione teatrale. Nel 1910 si trasferì in Francia dove scrisse testi teatrali in francese. Nel 1925 D’Annunzio ritornò in Italia e partecipò alla Prima Guerra Mondiale come volontario. 1920 proclamò la reggenza del Quarnaro. Nel 1921 lasciò la politica attiva e si stabilì sul Lago di Garda nella villa da lui chiamata il “Vittoriale degli italiani”. Nel 1924 Mussolini lo nomina principe di Montenevoso. Morì il 1° Marzo del 1938.

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